Prologo

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"La vita è semplice, bisogna scegliere senza mai voltarsi."

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Presente

Luglio 2019

Residenza Bouchard - Armstrong

Salotto

5.47 pm

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Dylan's Pov

Dylan:<Dovrei chiamarla...?>

Alexandre:< Dipende.>

* Dipende?
Da cosa esattamente?
Schiudo le labbra e sollevo gli occhi verso mio padre mentre l'uomo si accomoda accanto al sottoscritto. *

Alexandre:<Vuoi chiamarla per un tuo desiderio o per ciò che ti è stato riferito / imposto, poche ore fa?>

Dylan:< I-
Non mi lascio imporre le cose da terze persone.
Se voglio qualcosa è perché sono io a deciderlo.>

Alexandre:< Quindi?
Ci stai arrivando...
Devi solo dirlo a voce alta e dopo finalmente capirai cosa vuoi realmente.>

* Deglutisco a fatica e stringo le mani fra di esse, dopo aver appoggiato i gomiti sulle cosce.
Osservo distrattamente la stanza che occupiamo al momento.
Mi soffermo su una foto di noi tre, scattata quasi dieci anni prima.
I sorrisi dei due genitori mentre si abbracciano e che cercano di tenermi fermo per far scattare quella foto.
Storgo le labbra in una smorfia divertita.
Una brutta copia dei miei classici sorrisi.

Da quanto non sorrido sinceramente?

Lo sai bene da quanto.

Scuoto il capo, afferrandomi la testa fra le mani.
Parlavo anche da solo...!?
Perfetto!
Stavano tornando anche quelle maledette emicranie.
Dannazione!*

Dylan:<La chiamo!>

Victor:< Finalmente il ragazzo si è deciso!
Beviamo?>

Alexandre:< Sono quasi le sei e->

Victor:<Tuo figlio finalmente si è deciso a far uscire quella poca dignità e quel coraggio che gli è rimasto.>

Dylan:<Sono ancora in questa stanza>

Victor:<Bisogna festeggiare questo evento e il suo risveglio dalla coglionaggine perenne.>

Dylan:< Ed io ti ringrazio per questi complimenti. >

* Sbuffo, sorridendo divertito, sotto gli occhi scuri di Victor che mi osservano con affetto.
Mi alzo lentamente dal divano, socchiudendo gli occhi alla pacca che ricevo sul braccio da mio padre ancora sul divano.
L'altro si limita a raggiungerci con una bottiglia di rum in mano.
Mi vengono scompigliati i capelli ed arriccio il naso prima di andare subito fuori da questa stanza.*

Victor:<Vedi di essere diretto e non perderti nei tuoi discorsi insensati.
Dritto al punto e sì chiaro!>

* Alzo il pollice, col telefono nell'altra mano, mentre li saluto con un cenno del capo.*

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. . . Chiamata in corso . . .

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* Due chiamate effettuate.
Segreteria scattata ad entrambe ed ora stavo contando gli squilli in corso.
Era al quarto.
Li stavo contando?
No.

Sbuffo quando mi rendo conto di quanto sia patetico in quel momento.

Sono quasi pronto a risentire la voce metallica della signorina della segreteria prima che una voce risponda dall'altra parte.
Trattengo il fiato, sgranando gli occhi, mentre guardo il muro davanti a me.
Aveva risposto!
Aveva davvero accettato una mia chiamata dopo quasi quattro mesi di lontananza improvvisa.
Non riesco a trattenere il sorriso mentre la ragazza dall'altra parte mi richiama più volte confusa.*

Dylan:< Ehy...
So che non ti aspettavi una mia chiamata ma...ho bisogno di parlare con te.
Di persona.>

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Porterò sempre nel cuore il tuo ricordo, ti terrò sempre nei miei pensieri, non smetterò mai di parlare di te e in questo modo proverò ad annullare la terribile distanza che ci separa.

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Continua

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