Quando aprii gli occhi mi ritrovai spaesata, ero in un letto non mio e in una stanza che non conoscevo. La luce entrava da una grande finestra davanti a me. Il letto era comodo e grande, sotto c'era un tappeto grigio che risultò soffice quando ci poggiai piedi. Fuori il tempo era nuvoloso e le tende lunghe non mi permettevano di vedere molto, ma quello che subito mi saltò all'occhio fu che la stanza era incredibilmente nera.
Mi alzai dal letto e con mio sollievo notai che ero ancora vestita. Cercai con lo sguardo le mie scarpe, o almeno i calzini, ma non li trovai quindi camminai scalza fino la porta. Appena uscii dalla stanza sentì subito abbaiare, un abbaio forte, deciso e minaccioso, successivamente si aggiunse un raschio. Entrai in salotto e vidi Gabriel tenere dal guinzaglio un cane in mezzo alle sue gambe. Era un animale grosso che tirava verso di me per cercare di raggiungermi. Io mi spaventai e rimasi immobile sulla soglia della porta.
<abbassa le mani e vieni verso di me. Cammina piano, non indietreggiare e non fare scatti> io negai con la testa e indietreggiai <no, Eryn, non andare indietro. Se scappi da lei, avrà ancor di più l'istinto di prenderti. Fai come ti ho detto. Si calmerà> io gli diedi ascolto e mi avvicinai a loro. Lui poi mi allungò la mano quando fui ormai vicina, io la afferrai e mi fece accarezzare il cane che si calmò. Gabriel lasciò la presa dal guinzaglio e camminò verso la cucina.
<vuoi fare colazione?> mi chiese
<no agente, ti ringrazio>
<chiamami per nome. Gabriel>
<d'accordo> lo seguii <che ore sono?> gli chiesi dopo che per qualche minuto mi guardai intorno alla ricerca di un orologio da parete, che non trovai
<sono le... dieci e un quarto. Tu a che ora pranzi di solito?>
<non ho un orario fisso, ma generalmente verso la mezza o anche all'una. Ma comunque mi faccio andare bene più o meno tutto>
<d'accordo> si sedette al tavolo e si accese una sigaretta. Io guardai in basso e notai il cane seguirmi e camminare al mio passo. Se mi fermavo si fermava anche lei.
<farà così tutto il tempo?> chiesi indicandola. Mi sedetti di fronte a lui.
<si. E noto che ti infastidisce> mi guardò attentamente ma notai che, secondo lui, gli sfuggiva qualcosa su di me <come hai dormito?> mi chiese infine
<bene, penso, perché?>
<hai avuto un sonno tranquillo, Eryn?>
<si>
<stai mentendo, Eryn. Perché non hai dormito bene? Perché mi menti, Eryn?> mi sentii a disagio, c'erano già due paia di occhioni scuri a fissarmi tutto il tempo, e in quel momento si aggiunsero anche i suoi, azzurri e chiari come il cielo in una giornata di sole.
<non.. uff, ok, è solo che... è da molto tempo che non dormo bene e... non fa niente, Gabriel, davvero, mi sono abituata, ci convivo>
<ci convivi ma ti fa stare male. Si vede da lontano> lasciò a metà la sigaretta e la spense nel portacenere. La lasciò lì. Gabriel non era una persona ordinata e notai che il posacenere non era sul tavolo ma sul camino e dentro non c'erano tante cicche ne cenere, e questo mi fece intuire che non fumava spesso. <se ti vuoi fare una doccia ti do il necessario>
<se per te non è un disturbo non ti dico di no>
<nessun problema. È solo che ieri mi sono dimenticato le tue valigie. Quindi mentre vai a farla io chiamo Noah per sapere se ce la porta, se non ha tempo ti presto qualcosa di mio> risposi che andava bene. Mi indicò il bagno e prese il telefono, io ci andai sempre scortata dal cane, Coraline, che non mi perdeva di vista. Chiusi la porta ma non con la chiave e iniziai a fare uscire l'acqua calda nella vasca. Misi il tappo e versai del bagnoschiuma. Quando fu abbastanza piena mi spogliai e stesi il tappetino, poi mi immersi tra l'acqua e la schiuma. Coraline si sedette sul pavimento di fianco a me e mi leccò la mano che penzolava.
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Dal tramonto all'alba
RomanceAvere Gabriel al mio fianco era una cosa ovvia, una certezza per me. Era buono, gentile, comprensivo ed eseguiva perfettamente il suo lavoro. ma nonostante tutto ciò io non lo amavo, eppure lui mi dimostrava i suoi sentimenti riguardo me e li accett...