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Quando sentii la porta aprirsi mi strinsi di più nelle coperte. Dedussi fosse Gabriel dal modo in cui si sedette sul materasso.
<vattene> ringhiai quando mi toccò un fianco.
<non essere arrabbiata, dai> mi diede un bacio sul collo. Mi spostai di scatto.
<non essere arrabbiata? MI HA PICCHIATA> urlai e tirai su con il naso <tu dovresti proteggermi, ma non lo fai> piansi <a questo punto vale che io stia con Brandon e le prenda da lui, piuttosto che da te e Jesse> mi alzai e presi il telefono.
<dove vai?> chiese appena mi vide uscire dalla stanza
<vattene, non voglio parlare con te!> alzai la voce. Scesi di corsa le scale ma mi scontrai con Jesse.
<dove vai?> chiese prendendomi per il gomito
<non sono cazzi tuoi!> e gli tirai un pugno.
<cazzo!> si piegò tenendosi il naso che sanguinava.

Accesi il mio telefono e chiamai.
"Eryn?" Mi rispose
"Bry" tirai su con il naso "puoi venire qua perfavore?"
"Mandami la posizione e parto"
Non aggiungemmo altro, solo questo. E bastava. Perché anche se non avevamo un gran rapporto, con lui mi sarebbe sempre bastato poco. Nella stanza entrarono i due fratelli.

<gli hai fatto male> mi disse Gabriel indicandolo
<bene. Era il mio intento> sorrisi ai due <cos'è, mi volete picchiare anche per questo?>
<io quel sedere te lo stacco> ringhio il più grande.
<sicuramente il tuo adorato fratellino è d'accordo. Prego, accomodati pure> alzai la maglia di Gabriel e lasciai in mostra i miei glutei lividi. Il biondo mi ordinò di coprirmi, e io d'effetto mi ricomposi. <domani arriva Brandon. Deciderò con lui se rimanere qui o andarmene>
<non puoi andartene> disse Jesse
<invece posso. Posso cambiare agente>
<lui ti ammazzerà>
<non lo farà. E ha più senso farmi picchiare da lui piuttosto che dal mio fidanzato e suo fratello. Almeno lui è il padre di mio figlio>
<Eryn> sospirò l'interessato con gli occhi chiusi e la testa indietro.
<oh, diamine, Gabriel, che vuoi ancora?>
<non mi puoi davvero lasciare> mormorò fissandomi
<posso farlo invece. E lo sto facendo. Ora>
<mi vuoi davvero sostituire con Brandon? Ok, posso capire che lui sia il padre di tuo figlio, ma non è giusto!> alzò la voce venendo verso di me <ogni volta che qualcosa non va tu vai da lui!> indietreggiai <ogni volta che c'è lui tu cambi e io sono costretto a subire questo tuo cambiamento!> mi chiuse con le braccia al mobile della cucina.
Posai una mano sul suo petto <allontanati perfavore> mi tremò la voce
<cazzo! Ogni volta sembra che lo fai per punirmi! Ma lui non è migliore di me!> sbattè i pugni, facendomi coprire il capo con le braccia, come per proteggermi.

Lui cambiò sguardo
<guardati> e io piansi <Eryn, non puoi andare con lui> indietreggiò.
<ma non posso nemmeno restare con te> ne approfittai per allontanarmi. <io mi fidavo di voi> li guardai entrambi <ma no, siete come tutti gli altri. Nella mia vita non ho fatto altro che prenderle, sempre. Incassavo e stavo buona per un quieto vivere> tirai su con il naso <mi fidavo davvero di voi, ma ora non più>

Attraversai la cucina e il salotto con le braccia incrociate mentre mi stringevo, perché in quel momento avevo bisogno di aggrapparmi a qualcuno, e potevo fare affidamento solo su me stessa. Passai da Mason e lo presi in braccio, portandolo in camera mia.
Ci accoccolammo nel letto e gli parlai dolcemente finché non chiuse occhio di nuovo.
...
Brontolai. Afferrai il telefono e risposi.
"Mmhmmh, chi è?"
"Non ho capito cosa hai detto ma ti dico che sto arrivando. 10 minuti" sentii Brandon ridacchiare
"Brandon?"
"Già"
Sbadigliai assonnata. "D'accordo. Mi alzo. Manda un messaggio quando sei qua fuori"
"D'accordo. A dopo"

Velocemente mi lavai, mi vestii e sistemai anche Mason. Feci appena in tempo ad allacciarsi i pantaloni che mi mandò un messaggio.
"Sono giù"
"Arrivo" corsi con nostro figlio tra le braccia giù per le scale. Gabriel era appisolato sul divano, delle bottiglie di birra per terra e le cicche della sigaretta. Jesse invece seduto sulla poltrona, come sempre, mentre stava al computer.
Non salutai e andai dritto alla porta. La aprii è mi ritrovai tra le braccia del mio ex.
<attento, c'è Mason> ridacchiai. Ci staccammo, mi morsi il labbro e lo osservai sorridendo mentre prendeva il figlio dalle mie braccia e gli dava svariati baci sul viso. Poi si chinò e ne diede uno anche a me. Lo feci entrare.
<mi fa piacere che mi hai chiamato, Eryn. Ma perché piangevi?> mi accarezzò.
<è una bella domanda da chiedere ad Agente Stronzo 1 e ad Agente Stronzo 2, suo fratello>

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora