65 -🌶🌶

17 0 0
                                    

Il ritorno di Gabriel fu come lo avevo previsto: silenzioso. E io avevo paura del silenzio. I silenzio cela, come il buio. Entrambi nascondono, ed è proprio delle cose celate al loro interno che si deve avere paura.

Quando aprii gli occhi notai che si stava facendo buio, e data la stagione dedussi fossero le 4 o poco più. Ciò significava che avevo saltato il pranzo. Sollevai Mason che era gia sveglio e giocava con i miei capelli, lo accarezzai e gli sorrisi amorevolmente. Gli parlai dolcemente mentre andavo al piano di sotto, dove in soggiorno c'era Gabriel seduto sul divano, ma lo ignorai fingendo di non vederlo. In cucina Lucas beveva un bicchiere d'acqua e mi fece un cenno per salutarmi. Mentre prendeva il bimbo dalle mie braccia io mi sporsi aprendo un mobile, in punta di piedi, e afferrai un sacchetto di m&m's e iniziai a sgranocchiare.
Lucas si piegò al mio orecchio <è molto arrabbiato> sollevò le sopracciglia. Io mi voltai e vidi Gabriel che se ne stava con le braccia incrociate, la testa rivolta leggermente verso il basso ma con gli occhi che ci osservavano attentamente. Senza contare poi quell'espressione omicida. <io torno fuori> mi ripassò mio figlio <vai a parlare con lui ma non iniziare per prima. Non cedere. Cercherà di metterti a disagio per fartelo fare, solo per sottometterti> mi sorrise per augurarmi buona fortuna e se ne andò.

Sospirai, guardai Mason per prendere un respiro profondo e, continuando a tenere gli snack nelle mie mani e il suo cibo, andai a sedermi sul divano, continuando a ignorare Gabriel che non intendeva di certo iniziare una conversazione per primo. Presi il telecomando della TV e la accesi, mentre lui si alzòe si sedette su una poltrona, quella più vicina a me, e si voltò, con le gambe larghe e le braccia appoggiate alle ginocchia, la schiena curva e lo sguardo puntato su di me.
Iniziava a mettermi ansia, ad agitarmi, e sicuramente vedeva la soggezione che mi incuteva farmi tremare. Feci cadere le ciabatte dai miei piedi e mi rannicchiai contro lo schienale del divano mentre iniziavo a vedere un programma stupido.
Sgranocchiai per un po' mentre mi impegnavo a ignorare l'agente, ma sentii sete e imprecai tra me e me. Misi in pausa la riproduzione  e mi alzai, lasciando Mason sul divano consapevole che aveva due paia di occhi puntati fino al mio ritorno.
<si staccherà prima o poi> sussurrai sicura che non mi sentisse. Presi due bicchieri e una procca d'acqua, tornando al tavolino. Li posai sul ripiano guardandolo e riempii il mio bicchiere per berlo poi velocemente.
I minuti scorrevano e in proporzione saliva il disagio che provavo.
Stavo per cedere, ero a tanto poco dal farlo, ma la fortuna era dalla mia parte e Ian chiamò al telefono. Ammetto che solo poco prima gli avevo scritto che avevo preso una decisione e che se la proposta era ancora valida mi poteva chiamare. E così fece.

"Pronto?" Risposi mettendo in pausa e alzandomi, portando il bambino con me. Andammo in cucina e mi sedetti allo sgabello mettendo Mason sul piano dell'isola con un suo giochino e intrattenendolo.
"Eryn? Sono Ian"
"Sì, ciao" lo salutai entusiasta
"Mi avevi scritto che eri pronta per parlare, e spero siano buone notizie" lo sentii ridacchiare e riconobbi il disagio che aveva sempre quando mi parlava.
"Sì, lo sono decisamente" risi cercando di rasserenarlo
"Lo sapevo che avresti fatto la scelta giusta" esclamò felice.
"Sì, ci ho pensato bene e ho letto da cima a fondo il contratto"
"D'accordo, ne sono felice. Se hai delle domande chiedi pure"
"Sì, solo quando possiamo iniziare"
"Che ne dici di domani?"
"Oddio, ti farò sapere. Dammi 10 minuti"
E dopo aver chiuso la chiamata con lui cercai il centro estetico più vicino. Iniziavo già ad andare in panico perché mi dovevo sistemare prima di iniziare qualsiasi cosa. 

"Centro estetico Art of well-being sono Christine, come posso aiutarla?"
"Ciao, avrei bisogno di un appuntamento al più presto, domani mattina se fosse possibile" la mia voce sottile e il suo tono esprimevano una preghiera
"Mi scusi, ma non penso sia possibile. Siamo piene"
"Mi dispiace davvero tanto, lo immaginavo. Se le lascio il numero mi può chiamare se si libera un posto?"
"Certamente. Signorina?"
"Eryn. Eryn Morgan" iniziai a dare i miei dati e la sentii mormorare qualcosa.
"Può attendere un attimo in linea? Le posso passare la titolare e sentire se possiamo fare qualcosa per lei"
Mo fece attendere davvero poco, difatti sentii quasi subito la titolare rispondermi. Odiavo quando a solo sentire il mio nome la gente si sentisse onorata ad avermi, non volevo mi trattasse in un modo speciale. Quasi sempre mi veniva regalato qualcosa, qualche prodotto, spesso il più costoso dell'azienda che mi ospitava, e non mi piaceva. Preferivo lo regalassero a qualcuno più bisognoso di me, perché io me lo potevo sicuramente permettere, ma qualcun'altro a cui serviva no.
Alla fine della chiamata e quattro persone spostate, avevo un appuntamento alle 8.00 in punto e avrei terminato alle 11.30, così non persi tempo a confermare la mia disponibilità a Ian.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora