Aprii la porta dello sgabuzzino e Gabriel era ancora all'interno che dormiva. Aveva le gambe e braccia stese, la testa di lato e la faccia verdognola.
<cazzo> mormorai e mi avvicinai. Lo toccai con il piede ma non si svegliava <cazzo> ripetere aggiungendo però l'aggiunta delle mani alla mia testa. Non sapendo cosa fare mi fermai sulla soglia indecisa se chiudere la porta o chiamare Lucas.
<ma si, sta bene. Respira> mormorai uscendo e tirando la porta dietro di me. Girai la chiave e scesi le scale.<tutto bene?> mi chiese Damon dal divano. Sarebbe stato lui con il bambino mentre io non c'ero.
<si, tutto ok> mi avvicinai e diedi un bacio a mio figlio. <fate i bravi> dissi guardando Damon.
<tranquilla. Ci troverai al mio appartamento. Passa sta sera se riesci, se no te lo porto io, poi vediamo. Basta che mi fai sapere> mi sorrise e mi salutò con la mano mentre me ne andavo.<buongiorno> salutai Lucas
<buongiorno anche a lei> piegò la testa e camminò dietro di me
<non iniziare, Lu> ridacchiai arrivando all'ascensore. Lo chiamai e attesi che le porte si aprissero per poi fiondarmici dentro. All'interno, mi tirò in un abbraccio e ci dammo il buongiorno come due vecchi amici.
<Harry e Rick ci aspettano già in auto> mi disse dopo.Raggiungemmo il parcheggio sotterraneo del palazzo e focalizzai subito il fuoristrada nero. Lucas rimase serio dietro di me, passando dall'altro lato dell'auto. Harry scese quando mi vide arrivare e mi aprì lo sportello.
<buongiorno, Signorina Morgan> mi salutò
<buongiorno a lei, agente> entrai e lasciai che chiuse la portiera per me dopo essersi assicurato che non mi avrebbe colpita. Mi allacciai la cintura e accesi il telefono dando poi l'indirizzo del negozio di estetica a Rick, che guidava.<Ho passato la vita a guardare la strada. Non ho mai avuto tempo, penso, di guardare fuori dal finestrino> mormorai a Lucas dopo aver guardato fuori <e poi nemmeno mi piace, quello che c'è fuori. Etutto così veloce, frenetico. Non hai tempo di osservare una cosa perché quella è già sparita> tornai a guardare fuori e continuai a parlare <Io guardo sempre fuori dal finestrino, e poi guardo sempre il cielo. Perché vorrei essere altrove, mi piace estraniarmi> abbassai del tutto il finestrino.
<chiudi> disse Lucas <chiudi subito>
<voglio aria> alzai il vetro fino lasciare circa una spanna.
<dai, apro anche il mio. Chiudi un altro po>
E sbuffando lo feci.
<io non capisco perché lui faccia cosi> iniziai a dirgli senza fare il nome, che tanto lui già sapeva a chi mi riferivo. <io non capisco davvero. Pensavo avessimo aggiustato le cose. Mi ha chiamata tutto il tempo amore ieri. E lo abbiamo anche fatto, l'amore. Ma non gli basta> guardai il mio amico e poi la borsa <e non so cosa fare perché più mi sembra di dare, più lui mi toglie. Io non sono felice, Lucas, non lo sono affatto. E un po' è anche colpa sua. Perché non può continuare ad avere questo comportamento tossico nei miei confronti. Non penso di meritarlo>
<hai ragione. E penso che gli dovresti parlare. E se non risolvi niente, allora metti i paletti. Tu devi stare bene, non solo per te stessa ma anche per... i tuoi figli> disse senza farsi capire dagli altri l'ultima parte.
<siamo arrivati> disse Rick.<vai da sola> mi disse Lucas <Harry e Rick rimarranno in macchina che è parcheggiata qui davanti. Io mi siederò al bar qui davanti e se vedo qualcuno di sospetto arrivo. Tieni il telefono vicino e scrivimi per qualsiasi cosa> quando terminò annuii e scesi dall'auto incamminandomi verso il negozio.
Gabriel p.o.v.
Riuscii ad aprire la porta e appena uscito capii subito dove ero. La nausea mi costrinse ad andare in bagno, mi lasciai cadere in ginocchio e cominciai a vomitare. Con la coda dell'occhio vidi due anfibi sulla porta e appena finii delle mani mi tirarono dalle braccia e mi spinsero a terra, mettendomi seduto.
<come va?> alzai la testa e vidi Amy con le braccia incrociate.
<sto cosi male> mormorai <c'è un'aspirina?> le chiesi guardandola
<non lo so. E te lo meriti. Dopo quello che le fai, questo è il minimo> allungò una mano e mi aiutò a mettermi in piedi, poi mi spinse a camminare davanti a lei e scendemmo le scale. Mi buttò sul divano e quando sentii dei dentini morsarmi i piedi scalzi mi piegai per raccogliere la palla di pelo e posarmerla sulle gambe.
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Dal tramonto all'alba
RomanceAvere Gabriel al mio fianco era una cosa ovvia, una certezza per me. Era buono, gentile, comprensivo ed eseguiva perfettamente il suo lavoro. ma nonostante tutto ciò io non lo amavo, eppure lui mi dimostrava i suoi sentimenti riguardo me e li accett...