70- Jake

3 0 0
                                    

La domenica passò di fretta e il lunedì arrivò presto.
Uscii di casa con borsa e passeggino e salutai Gabriel che era appostato fuori dalla porta.
<buongiorno anche a lei> mi sorrise. Attese che chiusi la porta e andammo nell'ascensore.
<cosa fai stasera?> gli domandai senza guardarlo
<vado in palestra> mormorò
<mi chiedo se "palestra" è una parola in codice per quello che sappiamo io e te o è la verità> sospirai
<tutte e due le opzioni>
<Gabriel> mi voltai e lo guardai <non voglio che vai dalle altre>
<lo so, ma mi serve. Te l'ho spiegato e non voglio tornare a quel discorso. Fidati, nemmeno io mi diverto. Non mi piace farmi scopare dalle altre, non mi piace quando alcune mi lasciano dei lividi, non mi piace essere usato così>
<e allora smettila e lascia che ci pensi io. Questa cosa è l'unica che si mette tra di noi. Tu smetti, di che non puoi, e saremo di nuovo una coppia in attesa di due bellissimi bambini, Gabriel. Io lo so che tu lo vuoi>
<non mettere in mezzo i nostri figli> Stavo per ribattere che il mio era solo un modo per spiegare la realtà ma non mi lasciò tempo <e già una volta mi hai dato dei soldi, con Janet. Non li voglio di nuovo> io sospirai alle sue parole e cercai un compromesso
<puoi almeno venire a dormire da me dopo? Non importa se farai tardi>
<d'accordo> mormorò forse un po' dispiaciuto <penso di poterlo fare, questo> abbassò la testa e rimanemmo in silenzio attendendo l'arrivo nel parcheggio sotterraneo. L'auto era già accesa e Will e Rick ci attendendevano all'interno. Io presi Mason e lo sistemai nel seggiolino mentre Gabriel pensò al passeggino.
...
Jake mi si avvicinò mentre raccoglievo la mia borsa. Sentivo lo sguardo di Gabriel correre su di me vedendo il ragazzo avvicinarsi.
<ei> mi disse richiamando la mia attenzione una volta vicino a me. <ti va di fare due passi?> chiese giungendo le mani e stringendo le labbra.
<si, certo> sbarrai gli occhi per un secondo alla sua richiesta inaspettata. Mi sollevai da terra e lo guardai <possiamo andare a mangiare. Abbiamo la pausa e io ho un po di fame> ridacchiai sollevando le sopracciglia cercando di calmare la sua agitazione.
<si, certo> sorrise e abbassò la testa. Presi Mason spingendo il passeggino e ci avviammo.
<aspettami un attimo> mi fermai lasciandogli di fianco mio figlio e corsi verso Gabriel <noi andiamo a mangiare qualcosa dato che ho fame. Se voi volete da qualche altra parte non è un problema> gli dissi.
<vi seguiamo, in macchina. Andate dove volete> fu brusco e mi guardò molto poco negli occhi.
<va tutto bene?> gli chiesi abbassando la voce e cercando un contatto visivo che lui continuava a negarmi.
<si, va tutto bene> si toccò la testa e sospirò.
<d'accordo> mi allontanai e tornai da Jake.

Ci sedemmo al tavolo e il cameriere ci porse i menù.
<è carino qui> gli dissi sorridendogli. Incrociai le gambe sotto al tavolo e appoggiai le braccia sul piano, sporgendomi un po' verso di lui mentre leggevo il menù.
Quando il cameriere arrivò io ordinai dell'insalata e verdure grigliate con dell'acqua da bere.
<cioè, fammi capire> si sporse Jake <tu vieni qui per prendere dell'insalata?> ridacchiò sbigottito.
<ei, che vuoi?> risi <voglio stare leggera. Abbiamo ancora del lavoro da fare> posai la schiena alla sedia e mi rilassai. Guardai Mason nel passeggino di fianco a me e giocava con un suo bambolotto con i sonagli. Fortunatamente non faceva molto rumore, se no sarebbe stato fastidioso.
<allora> lo guardai <fai altro nella vita?> gli chiesi <intendo, se hai altri lavori, o hobby>
<si, diciamo che faccio anche un altro lavoro. Una specie> tornò indietro e giocò con le posate
<uuh, e di cosa si tratta?> ero curiosa perché vedevo che era una cosa riservata e certe volte la mia bocca parlava da sola senza chiedere permesso al cervello. Lui scrollò le spalle facendomi capire che non ne voleva parlare, allora lasciai perdere e gli chiesi cosa gli piacesse fare nel tempo libero.
<non faccio tante cose, in realtà. Mi piace dipingere e andare in giro a fare foto>
<e che posti ti piacciono?>
<montagna e mare>
<uau, due opposti>
<già, proprio cosi> intanto arrivarono i nostri ordini e iniziai a mangiare l'insalata. <ho una domanda> mi guardò e attese un mio cenno per continuare. Dal suo tono capii che sarebbe stata un po' personale. <ti volevo chiedere... beh, suo padre, di Mason>
<mh, si. Brandon> sorrisi ricordando quel ragazzo.
<siete in buoni rapporti?> chiese tenendo la testa storta mentre masticava
<si, certo. Non stiamo più insieme, ma andiamo d'accordo e ogni tanto usciamo insieme a mangiare. Cioè, questo... prima che partisse> tornai a guardare il mio piatto e giocai con le foglie che erano rimaste nel mio piatto.
<è partito? Per dove?>
<lui è... in missione. Tornerà a inizio gennaio, per il compleanno di Mason>
<beh, tra poco allora. Un mese>
<gia> mormorai finendo l'insalata.
...
Alle 22 in punto la porta del mio appartamento si spalancò. Ero stesa sul divano, quasi addormentata, con il bimbo sul mio petto.
<Signorina Morgan?> mi sentii chiamare, ma non risposi. Gabriel si fece più vicino e si chinò. <Eryn?> mi toccò una spalla.
<mmh> risposi con ancora gli occhi chiusi e ne approfittai per fare un profondo respiro e sentire il suo profumo.
<vai a letto, dai> accarezzò la mia guancia. Io mossi la testa, chiesi che ore fossero, e poi mi misi seduta. Tenni Mason in braccio mentre mi alzai lentamente. <dai, vieni. Ti accomoagno> mise un braccio attorno al mio bacino e mi accompagnò fino il mio letto, mettendo prima a letto mio figlio.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora