63- pensavi fossi morto?🌶🌶🌶🏳️‍🌈

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Ero in camera mia con Mason e Cooper quando sentii aprire la porta dell'ingresso.
<Eryn!> sentii chiamarmi e riconobbi la voce come quella di Amy. Mi alzai dal letto e presi in braccio mio figlio mentre scendevo e trovai Amy, Lucas e Damon che apparecchiavano la tavola.
<cosa state facendo?> domandai stringendo il bambino è avvicinandomi a loro.
<abbiamo portato da mangiare> mi sorrise la ragazza <cioè, in realtà è andato Damon. Noi lo abbiamo solo chiamato e invitato>
<se volevate fare una cenetta potevate rimanere in casa vostra, no? Perché venire qui?> chiesi
<perché volevamo mangiare con te> asserì tutta sorridente lei.
<non c'era bisogno> li osservai
<invece si> si avvicinò Damon <c'era bisogno e farò tutto il necessario> mi sorrise e avvicinò le mani al bambino tra le mie braccia. Mason sorrise e lo lasciai nelle sue braccia.

<che cosa hai preso?> gli chiesi riferendomi al cibo mentre ci sedavamo sul divano a parlare.
<mi sono fermato al Taki. Era il tuo preferito>
<lo è ancora> ridacchiai <grazie, De. Lo apprezzo davvero molto>
<lo so> mi guardò serio <e lo faccio volentieri>
Io annuii grata e rimasi a guardarlo con il bambino <gli piaci> sorrisi.
<oh si, lo so. Io piaccio a tutti>
Stavo per ribattere ma Lucas mi fermò.

<forza ragazzi, ora si mangia e dopo si va in piscina> la sua allegria arrivò fino a me e mi costrinse a sorridere. Ci alzammo, io ripresi mio figlio e tutti insieme cenammo.
<cosa ti do, dolcezza?> mi sorrise Lucas
<non ho tanta fame> gli sorrisi io dispiaciuta. La realtà è che proprio non volevo mangiare
<bene, allora farò io> afferrò dunque il mio piatto e ci mise varie prelibatezze che mi facevano davvero tanta voglia. Gli sorrisi e lo ringraziai quando mi porse il piatto e attesi tutti gli altri per iniziare a mangiare. Mason in braccio a me assaggiò qualcosa, iniziavo ad abituarlo al cibo normale e non alle pappine, ma dovevo stare attenta a dargli cose morbide per i denti.

<allora, splendida> mi si rivolse Damon <come va? Intendo ora che sei tornata> appoggiò il gomito al tavolo e sollevò la mano con la forchetta appoggiandola al mento mentre masticava.
<bene> gli dissi danto un bocconcino di riso al bambino <stamattina ho incontrato una persona. In realtà mi ha trovata lui> sbuffai un sorrisino <mi ha offerto un lavoro. Una collaborazione>
<mh, interessante. Cosa ne pensi?>
<non saprei> fui incerta. Mi faceva un po' paura espormi subito così tanto, ma d'altronde se Gabriel non aveva avuto da ribadire voleva dire che sarebbe stata una cosa sicura.
<io penso che dovrebbe> si intromise Amy <insomma, è pur sempre bellissima, e in questo settore è molto esperta. Loro cercano un modo per lanciare un prodotto e ne vogliono creare uno nuovo. E se qualcuno può fare decollare qualcosa, quella è Eryn>
Ero grata a Amy per le sue parole, perché erano state capaci di far scivolare via piano piano quell'insicurezza alla quale mi ero ormai abituata e con cui convivevo da ormai tanto tempo.
<Amy ha ragione> ribadì Damon <tu sei perfetta, Eryn. E poi immagino quante idee farai nascere con la tua creatività. E questo sarebbe anche un modo per far vedere che sei tornata in una nuova versione migliorata di te stessa. Vai Eryn, e spicca il volo>
<devo dare ragione a questo ragazzo> fu Lucas a parlare <ora che sai la nostra, spetta a te decidere>

In quel momento bussarono alla porta e quando si aprì rivelò la figura di Gabriel.
<io sto andando> mi disse. Io scrollai le spalle e annuii con la testa.
<non c'era bisogno di venirlo a dire di nuovo. Ci hai già pensato qualche ora fa a renderlo chiaro> si alzò Lucas
<volevo vedere come stava> si difese Gabriel <e vorrei parlarle>
Allora tutti guardarono me attendendo una mossa. Io strinsi il bambino a me e lentamente mi alzai, avvicinandomi a lui.
<vai, Lucas, non c'è bisogno> gli sorrisi debmente toccandogli un braccio <io esco un minuto in corridoio>
Lui annuì con il capo e mi disse che per qualsiasi cosa mi sarebbe bastato chiamarlo che sarebbe arrivato subito. Seguendo Gabriel, uscii dall'appartamento e ci spostammo in corridoio.
<dimmi cosa hai da dire e vattene, Dunn> chiarii subito con uno sguardo e tono duro
<mi dispiace. Wilson mi aveva fatto arrabbiare e non ho pensato a cosa stavo dicendo>
<non eri tu quello in grado di mantenere sempre il controllo?> domandai a tono <mi hai ferita, Gabriel> mi si inumidirono gli occhi <sono abituata a sentire cose molto peggiori, ma da te non me lo aspettavo> tirai su con il naso
<mi dispiace>
<lo hai già detto> assottigliai gli occhi
<non le penso davvero quelle cose, Wryn> si avvicinò e posò la sua mano sulla mia spalla.
<lo so, ma forse hai ragione Gabriel> iniziai a sentire un groppo alla gola, un nodo solido da tempo ma che solo in quel momento si rivelava <i somma, chi a 22 anni fa un figlio con una persona che nemmeno conosce bene?> singhiozzai <mentre stavo con suo padre stavo con un'altra persona, e prima di loro due un altro ancora, e prima ancora Damon. Forse avevi ragione, Gabriel. Ho aperto le gambe facilmente anche a te. Ma io ti amavo davvero> piansi <e ieri sera e stamattina ero più serena perché pensavo che si stesse un po' risolvendo tra di noi> lo guardai piangendo <e sono stata felice quando mi aiutavi, anche se semplici gesti come tenermi aperta la porta o aiutarmi con le borse della spesa. Ma poi hai detto quelle cose>
<finiscila, non dire queste cose> mi guardò dispiaciuto <le mie parole sono state dettate un po dalla rabbia, un po dalla gelosia e un po dalla preoccupazione. Rabbia e gelosia per Wilson che ti sta sempre così attaccato> usò un tono sprezzante <preoccupazione per Cole invece, che ha passato dei giorni dalla madre e sono fottutamente spaventato per mio figlio>
Io annuii comprensiva <ti capisco, Gabriel. In entrambi i modi: sia come compagno che come genitore. Sappi solo che al più piccolo problema che Janet vi procurerà io lo voglio venire a sapere. Mi preoccupo anche io, sai quanto io ami tuo figlio, come se fosse anche il mio, e se sua madre si azzarderà ad alzare un solo dito non si dovrà preoccupare solo di te> gli misi una mano sul braccio.
<d'accordo. Dai, ora basta piangere> allargò le sue braccia e mi accolse avvolgendo me e il mio bambino. <ora devo proprio andare. Ci tenevo a chiarire con te> mi sorrise <chiama per qualsiasi cosa>
Io annuii e lo salutai.
...
Dopo cena, verso le 21, ognuno indossò il costume che si era portato e uscimmo andando sul balcone. Lasciammo i teli sul divano e ci immergemmo nella piscina. Lucas, Amy e Damon si tuffarono nella parte più alta, mentre io usai gli scalini tenendo Mason nelle mie braccia. Prima di bagnarlo presi la ciambellina con il fondo che Damon aveva gonfiato per lui e lo sistemai dentro, così poteva stare con noi senza bagnarsi siccome temevo si fosse ammalato, anche perché faceva davvero freddo.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora