41- funerale e "Stai per partorire"

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<Amore, riserva la tua tristezza a chi sa capirla, non lasciare che questo mondo superficiale ti porti via. La tua fragilità è una distesa di cielo fatto di niente, nessuna stella è bella come sei tu quando non rinunci a essere te stessa. Stella dopo stella ha rivissuto ogni abbraccio: gli abbandoni come fanno a fare così male se non sono una scelta? Gli abbandoni come fanno a spezzarti in due se sei solo tu quello che resta? Hai sentito bruciare le vene, avevi freddo e non volevi rientrare. Ora respira. Aria. Quante volte prima e dopo di lui ti è mancata l'aria? Aria, cerchi sempre aria, anche quando non sai se stai respirando ancora. Una bambina fragile diventa un puntino immobile in un mondo troppo grande che si muove a scatti, è questo che pensi quando ti domandano come fai a sentire le cose dentro così forte. Il cielo è sempre azzurro, non si stanca mai di essere bellissimo, il cielo è sempre azzurro e non si stanca mai di brillare. Hai avvolto il tuo passato dentro una felpa grigia, aspettando che passasse davvero, hai guardato l'orologio, alle 21.21 esprimi un desiderio. Aria, respirare davvero>

Eravamo al funerale di Travor, ormai era concluso ma io mi rifiutai di uscire dalla chiesa sulla quale era ancora posata la bara. Non la aprirono, si era svolto a bara chiusa e dedussi lo avessero fatto per l'aspetto del ragazzo, irriconoscibile. Ero seduta su una sedia che avevo portato accanto ed ero appoggiata sopra con il busto mentre piangevo e invocavo il suo nome. Di fianco a me vi erano Brandon, mio padre e Gabriel, ma respinsi tutti quanti, tranne Elija che rimase al mio fianco a consolarmi. Brandon era distrutto, non sopportava vedermi in quel modo e dopo un po' si lasciò andare seduto sopra gli scalini dell'altare; teneva i gomiti sulle ginocchia e le mani a coprire il volto. Gabriel se ne rimaneva in disparte, come brava guardia che era, a osservare la scena con un volto impassibile. Indossava gli occhiali da sole ma potevo immaginare cosa vi si nascondeva sotto. La famiglia di Travor e di Brandon vennero da noi, più che altro verso di me. Gabe si mise in mezzo e disse loro di avvicinarsi solo uno alla volta.
Linda fu la prima. Venne verso di me e mi accarezzò la schiena.
<tesoro? Ehi, ascoltami> mi prese delicatamente il volto e mi portò a guardarla <devono prendere la bara e seppellirla>
<no> piansi
<tesoro, devono. È ora>
<NO NO E NO> urlai, e iniziai a piangere più forte di prima. Mio padre venne verso di me e mi sollevò. Urlai di lasciarmi andare, mi mossi e scalciai, ma fu inutile. Mi tenne stretta e guardai la bara allontanarsi e maledissi quel legno e coloro che la portavano. Maledissi Dio e la morte. E maledissi me. Josh e Jennifer raggiunsero la madre che veniva verso di me. Gabriel provò a fermarli ma Brandon chiamò il suo nome e non glielo permise. Quando la famiglia di Travor si allontanò prese posto quella di Brandon. Tutti mi rimasero accanto e mio padre non mi lasciava mai.

Non li seguii in cimitero, non volevo vedere e già la messa in sé era stata disastrosa per me. Mi rinchiusi nella camera di casa di Brandon e nessuno vi entrò, nessuno mi disturbò; sentii solo la perenne presenza di Gabriel fuori dalla porta.
Subito dopo la sepoltura vennero le due famiglie a casa del moro Per un rinfresco che avevamo organizzato solo per i familiari. Alle 19.15 Elija bussò e anche se non risposi entrò. Richiuse la porta e si sedette sul letto.
<so che sei sveglia> disse piano
<non ho mai detto il contrario> voltai i miei occhi verso i suoi. Sì, i suoi erano uguali ai miei.
<alzati e vieni giù, dai. Ci sono gli altri>
<Brandon come sta?>
<a pezzi. Ma è Brandon, non lo fa vedere. Ha ancora quella sua faccia senza espressione, che non lascia far vedere alcuna emozione, alcun sentimento>
<si, me lo immagino>
<allora, vieni?> richiese, ma io negai e dissi di non stare bene. Il bambino iniziava a muoversi decisamente troppo e mi dava la nausea. <Brandon ti cerca, chiede se può venire a vederti se non scendi>
<si, fallo venire> sussurrai e mi strinsi nelle spalle. Lui uscii e sperai che non ce l'avesse con me per il mio comportamento. Due minuti dopo salì il moro, sentii che prima di entrare disse qualcosa a Gabriel.
<amore?> mi chiamò lui. Si sedette al mio fianco con la schiena appoggiata al muro e stese le gambe. Portai il volto girato di lato sulle sue cosce e mi pettinò i capelli con le dita. <come stai?>
<come te, deduco>
<tuo padre mi ha detto che il bambino fa capricci. Si sta muovendo tanto?>
<sì. Se metti una mano lo puoi sentire> infatti il bambino calciava e spingeva. Mancavano ancora 3 settimane al parto ma avevo paura che un po' per lo stress e un po' per la mia agitazione potesse nascere prima. Io e Brandon stavamo frequentando i corsi prenatali e avevamo imparato molto entrambi, ma comunque avevo un po' di ansia per il parto. Brandon appoggiò la sua mano sulla mia pancia gonfia e disse di sembrare doloroso quando sentì il bambino muoversi.
<dipende. Se non lo fa troppo forte è sopportabile, ma così si, fa male, e mi fa venire la nausea. Poi mi fanno male le gambe , deduco sia stato per essere stata in piedi troppo stamattina e oggi pomeriggio>
<sì, immagino sia per quello. Ora cercate di rilassarvi, tesoro> si stese meglio e sistemai la testa sul cuscino. Il suo braccio passò sotto il mio collo e mi strinse a se attaccando la mia schiena al suo petto.
<ho paura, Brandon>
<per cosa, tesoro?>
<non so, per tante cose. Per il parto, anche. E se succederà qualcosa?>
<non succederà nulla, angelo mio>
<e se non sarò una buona madre?>
<ehi, non pensarlo neanche per scherzo. Sarai una bravissima madre e nostro figlio sarà felice con noi>
<ne sei sicuro?>
<ne sono certo. Sarà il bambino più felice del mondo. Poi con la cameretta che gli abbiamo arredato dovrà essere felicissimo>
E quando disse quello mi ricordai i giorni che avevamo passato a fare i lavori nella stanza: io che sto seduta a montare i vari giochini e lui che passa a dipingere l'intera stanza, a sistemare il lampadario, lucine varie e il lettino. Poi nella nostra stanza -dove alla fine dormivo con Gabriel le notti in cui Brandon non c'era- avevamo messo una culla. Inoltre, alcuni pomeriggi li passammo al centro commerciale a comprare varie tutine, più che altro tutto ciò che io trovavo carino. Molte volte sbottava perché non sapeva come mettere insieme due pezzi e a me faceva ridere.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora