<Amore, riserva la tua tristezza a chi sa capirla, non lasciare che questo mondo superficiale ti porti via. La tua fragilità è una distesa di cielo fatto di niente, nessuna stella è bella come sei tu quando non rinunci a essere te stessa. Stella dopo stella ha rivissuto ogni abbraccio: gli abbandoni come fanno a fare così male se non sono una scelta? Gli abbandoni come fanno a spezzarti in due se sei solo tu quello che resta? Hai sentito bruciare le vene, avevi freddo e non volevi rientrare. Ora respira. Aria. Quante volte prima e dopo di lui ti è mancata l'aria? Aria, cerchi sempre aria, anche quando non sai se stai respirando ancora. Una bambina fragile diventa un puntino immobile in un mondo troppo grande che si muove a scatti, è questo che pensi quando ti domandano come fai a sentire le cose dentro così forte. Il cielo è sempre azzurro, non si stanca mai di essere bellissimo, il cielo è sempre azzurro e non si stanca mai di brillare. Hai avvolto il tuo passato dentro una felpa grigia, aspettando che passasse davvero, hai guardato l'orologio, alle 21.21 esprimi un desiderio. Aria, respirare davvero>
Eravamo al funerale di Travor, ormai era concluso ma io mi rifiutai di uscire dalla chiesa sulla quale era ancora posata la bara. Non la aprirono, si era svolto a bara chiusa e dedussi lo avessero fatto per l'aspetto del ragazzo, irriconoscibile. Ero seduta su una sedia che avevo portato accanto ed ero appoggiata sopra con il busto mentre piangevo e invocavo il suo nome. Di fianco a me vi erano Brandon, mio padre e Gabriel, ma respinsi tutti quanti, tranne Elija che rimase al mio fianco a consolarmi. Brandon era distrutto, non sopportava vedermi in quel modo e dopo un po' si lasciò andare seduto sopra gli scalini dell'altare; teneva i gomiti sulle ginocchia e le mani a coprire il volto. Gabriel se ne rimaneva in disparte, come brava guardia che era, a osservare la scena con un volto impassibile. Indossava gli occhiali da sole ma potevo immaginare cosa vi si nascondeva sotto. La famiglia di Travor e di Brandon vennero da noi, più che altro verso di me. Gabe si mise in mezzo e disse loro di avvicinarsi solo uno alla volta.
Linda fu la prima. Venne verso di me e mi accarezzò la schiena.
<tesoro? Ehi, ascoltami> mi prese delicatamente il volto e mi portò a guardarla <devono prendere la bara e seppellirla>
<no> piansi
<tesoro, devono. È ora>
<NO NO E NO> urlai, e iniziai a piangere più forte di prima. Mio padre venne verso di me e mi sollevò. Urlai di lasciarmi andare, mi mossi e scalciai, ma fu inutile. Mi tenne stretta e guardai la bara allontanarsi e maledissi quel legno e coloro che la portavano. Maledissi Dio e la morte. E maledissi me. Josh e Jennifer raggiunsero la madre che veniva verso di me. Gabriel provò a fermarli ma Brandon chiamò il suo nome e non glielo permise. Quando la famiglia di Travor si allontanò prese posto quella di Brandon. Tutti mi rimasero accanto e mio padre non mi lasciava mai.Non li seguii in cimitero, non volevo vedere e già la messa in sé era stata disastrosa per me. Mi rinchiusi nella camera di casa di Brandon e nessuno vi entrò, nessuno mi disturbò; sentii solo la perenne presenza di Gabriel fuori dalla porta.
Subito dopo la sepoltura vennero le due famiglie a casa del moro Per un rinfresco che avevamo organizzato solo per i familiari. Alle 19.15 Elija bussò e anche se non risposi entrò. Richiuse la porta e si sedette sul letto.
<so che sei sveglia> disse piano
<non ho mai detto il contrario> voltai i miei occhi verso i suoi. Sì, i suoi erano uguali ai miei.
<alzati e vieni giù, dai. Ci sono gli altri>
<Brandon come sta?>
<a pezzi. Ma è Brandon, non lo fa vedere. Ha ancora quella sua faccia senza espressione, che non lascia far vedere alcuna emozione, alcun sentimento>
<si, me lo immagino>
<allora, vieni?> richiese, ma io negai e dissi di non stare bene. Il bambino iniziava a muoversi decisamente troppo e mi dava la nausea. <Brandon ti cerca, chiede se può venire a vederti se non scendi>
<si, fallo venire> sussurrai e mi strinsi nelle spalle. Lui uscii e sperai che non ce l'avesse con me per il mio comportamento. Due minuti dopo salì il moro, sentii che prima di entrare disse qualcosa a Gabriel.
<amore?> mi chiamò lui. Si sedette al mio fianco con la schiena appoggiata al muro e stese le gambe. Portai il volto girato di lato sulle sue cosce e mi pettinò i capelli con le dita. <come stai?>
<come te, deduco>
<tuo padre mi ha detto che il bambino fa capricci. Si sta muovendo tanto?>
<sì. Se metti una mano lo puoi sentire> infatti il bambino calciava e spingeva. Mancavano ancora 3 settimane al parto ma avevo paura che un po' per lo stress e un po' per la mia agitazione potesse nascere prima. Io e Brandon stavamo frequentando i corsi prenatali e avevamo imparato molto entrambi, ma comunque avevo un po' di ansia per il parto. Brandon appoggiò la sua mano sulla mia pancia gonfia e disse di sembrare doloroso quando sentì il bambino muoversi.
<dipende. Se non lo fa troppo forte è sopportabile, ma così si, fa male, e mi fa venire la nausea. Poi mi fanno male le gambe , deduco sia stato per essere stata in piedi troppo stamattina e oggi pomeriggio>
<sì, immagino sia per quello. Ora cercate di rilassarvi, tesoro> si stese meglio e sistemai la testa sul cuscino. Il suo braccio passò sotto il mio collo e mi strinse a se attaccando la mia schiena al suo petto.
<ho paura, Brandon>
<per cosa, tesoro?>
<non so, per tante cose. Per il parto, anche. E se succederà qualcosa?>
<non succederà nulla, angelo mio>
<e se non sarò una buona madre?>
<ehi, non pensarlo neanche per scherzo. Sarai una bravissima madre e nostro figlio sarà felice con noi>
<ne sei sicuro?>
<ne sono certo. Sarà il bambino più felice del mondo. Poi con la cameretta che gli abbiamo arredato dovrà essere felicissimo>
E quando disse quello mi ricordai i giorni che avevamo passato a fare i lavori nella stanza: io che sto seduta a montare i vari giochini e lui che passa a dipingere l'intera stanza, a sistemare il lampadario, lucine varie e il lettino. Poi nella nostra stanza -dove alla fine dormivo con Gabriel le notti in cui Brandon non c'era- avevamo messo una culla. Inoltre, alcuni pomeriggi li passammo al centro commerciale a comprare varie tutine, più che altro tutto ciò che io trovavo carino. Molte volte sbottava perché non sapeva come mettere insieme due pezzi e a me faceva ridere.
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Dal tramonto all'alba
Storie d'amoreAvere Gabriel al mio fianco era una cosa ovvia, una certezza per me. Era buono, gentile, comprensivo ed eseguiva perfettamente il suo lavoro. ma nonostante tutto ciò io non lo amavo, eppure lui mi dimostrava i suoi sentimenti riguardo me e li accett...