58- lui è vivo🌶

19 1 0
                                    

La notte e' passata, dolorosa, difficile, non riuscendo a dormire ho dovuto prendere qualcosa. Le medicine hanno fatto effetto dopo qualche ora, lasciandomi tutto il tempo di continuare a chiedermi perche'.
Perche' sto cosi' male, perche' continuare, nonostante tutto, a combattere. Mi sono anche chiesta se prendere tutte le pasticche insieme sarebbe stato abbastanza, se avrebbe messo un punto definitivo a tutto. Stupidi pensieri che ti attraversano quando vivi in uno stato disagiato sia fisico che mentale.
Con questo stato e la relativa serenita' dello stare bene, tutto si ridimensiona, tutto rientra. Resta solo l'incertezza di come andra' avanti il giorno, la paura anche ad addentare una mela, la speranza di passare almeno un giorno sereno senza dolore, senza paura, nella solitudine, di non farcela a sopportarlo.
...
<buongiorno> mi svegliai con Brandon che mi baciava la fronte. <hai dormito alla fine?>
Io alla sua domanda annuii con la testa, senza voglia di parlare.
<avanti, alzati. Andiamo giù che facciamo colazione. Tra poco è ora>
Io non gli risposi ma mi alzai e lo seguii.
<non ti vesti?> indicò le mie gambe nude
<ho la maglia. È lunga> lo sorpassai e scesi le scale, arrivando in soggiorno dove vi erano i due fratelli. <buongiorno> salutai, poco raggiante e triste.
<ciao Eryn> rispose Jesse. Gabriel si limitò a guardarmi. Ci spostammo in cucina dove ci raggiunsero gli altri e insieme iniziammo a fare colazione. I ragazzi parlarono tra di loro, ma io non risposi mai nemmeno alle loro domande, ma mi limitavo a una scollata di spalle.
<la finisci?> mi domandò Brandon <vuoi continuare così?>
Io lo fissai per un po' senza dire nulla, poi sputai <si>. Mi alzai, riposi il mio piatto e la tazza nel lavello e me ne andai sul divano.
..
Il mio era un cuore pieno e senza spigoli, gonfio d'affetto, ma tanto leggero da finire in un ricciolo, una piccola spirale, quasi a voler dimostrare quanto l'amore che poteva contenere, fosse infinito.
Al centro delle sue curve, avevo inserito un'anellina, per poterlo tenere vicino al mio petto, ma lontano dalle lacrime, che "se si bagna, si rovina".
Lo trattavo con cura, come se mi aspettassi di vederlo crescere, mettere le gemme e fiorire, ma mi accorsi presto che era un cuore trafitto, proprio da quel piccolo gesto a fin di bene, da quell'anellina che con il tempo si era arrugginita.
Decisi allora di conservarlo in una scatola, chiuso e nascosto, in un posto dove nessuno avrebbe potuto trovarlo e rovinarlo ulteriormente. Lo racchiusi insieme a quel senso di vuoto che aveva lasciato nella mia vita, insieme a ricordi di una felicità perduta, le speranze di vivere ancora insieme e di essere spensierati come un tempo. Avevo nascosto tutto così bene, che non sapevo neppur più io dove cercare.
E Brandon mi regalò il suo, proprio poco prima di partire, così, come se fosse l'ultimo saluto, piuttosto che un arrivederci. E avevo ragione, era la chiusura di un capitolo che non avrei più riletto per un po'.
..
Sull'uscio della porta lui mi stringeva la mano.
<tieni un capo del filo, Eryn. Io con l'altro girerò per il mondo. E se dovessi perdermi, tu, tira> e mi posò un bacio sulla guancia mentre mi accarezzava il collo. Poi distolse la sua attenzione da me per rivolgerla al figlio che avevo in braccio. <Mason Adley> disse il suo nome per poi prenderlo tra le sue braccia <il tempo che abbiamo passato insieme non mi sembra abbastanza> lo tenne per un po tra le sue braccia e lo riempì di baci, ma poi dovette smettere.
<devo andare> mi si rivolse. Mi diede il bambino mentre io, con il labbro tra i denti e gli occhi lucidi annuivo con la testa.
<d'accordo> riuscii a dire con voce strozzata <torna, però>
<quello sempre> si avvicinò di nuovo per abbracciarmi <ciao tesoro> e fece combaciare le nostre labbra in un bacio leggerissimo. Poi indietreggiò di qualche passo e se ne andò.

Io rilasciai il respiro e rimasi per un pochino li, davanti la porta aperta, con Mason in braccio che guardava dove era sparito il padre.
<entra dentro> sentii da Gabeiel, una voce dura che non ammetteva repliche. Io annuii e insieme al bambino mi girai. Ma lui si agitò, si voltò e si sporse dalla mia spalla continuando a osservare la strada.
<andiamo, Mason> mormorai, ma lui iniziò a piangere e strillare. Io entrai in salotto e lo posai sul divano, tenendolo per non farlo cadere dato che si muoveva troppo. Mi abbassai alla sua altezza e lo accarezzai. <May, basta così> lui mi guardò e piano piano smise di strillare. Io sbuffai e mi alzai.
<mi vado a fare la doccia. Gli date un occhio?> chiesi a Gabriel, che annuì.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora