30- New home

10 0 0
                                    

Partimmo la notte dopo. Alcune cose le mettemmo in delle scatole che poi sistemammo dentro il bagagliaio dell'auto. Con alcune modifiche nelle foto mie e di Gabriel creammo delle immagini che ci ritraevano insieme. Inoltre al mio anulare sinistro si erano aggiunti ben due anelli, uno in argento con un diamante e una fede in oro.
Gabriel mantenne il suo nome, ma cambiò il cognome. Io mi chiamavo Emily Campbell ed ero la moglie del signor Campbell. I miei capelli li ritinsi e presero un colore castano scuro.
Arrivammo alla Safe house alle 23 meno un quarto e lasciammo l'auto parcheggiata davanti il garage.
<ci pensiamo domani ai bagagli, ora andiamo a riposare> mi disse Gabriel. Prese le chiavi della casa e ci avviammo verso la porta con Coraline al nostro fianco. <di sopra c'è una sola stanza arredata, vai tu> mi disse.
<e tu?> gli chiesi. Non trovavo giusto che dopo un viaggio dove lui fu l'unico a guidare non andasse a riposare
<non ti preoccupare, Eryn, sto qui nel divano>
<Gabriel, sul serio, vai su. Se dici che non invadi gli spazi possiamo dormire insieme> e fu così che ci ritrovammo nello stesso letto a litigare per la coperta. <Gabriel, porca troia, quando ti giri non portarti dietro la coperta>
<ma perché ti ho sposata?> chiese ironicamente.
<Gabriel, che palle. Non ti puoi mettere una maglia se hai freddo?> sbuffai. Presi il telefono e mi misi sui social.
<no, ehi, Eryn, non usare quel profilo> mi prese il telefono dalle mani e scollegò il mio profilo instagram. <come ogni coppia, ne abbiamo uno in comune>
<non è vero che tutte le coppie ne hanno uno in comune> protestai. Guardai il profilo che aveva collegato e c'erano foto del nostro presunto "matrimonio", ma non compariva nessuna data. Furbi.
<lo puoi spegnere?>
<mio dio, ma sei una palla>
<andiamo a correre domani mattina?> chiese. Si girò su un fianco in modo da guardarmi. Spensi il cellulare e lo attacchi al caricabatterie <voglio controllare tutto il quartiere. Pensavo di partire presto, verso le 6.30, con noi viene anche Cora, poi appena torniamo togliamo le altre cose dalla macchina e le sistemiamo in casa. E magari domani pomeriggio ci scappa anche un po' di shopping>
<d'accordo. Se fosse per me possiamo partire anche un po' prima. Non ti garantisco di tenere il tuo passo perché è una vita che non corro. E a proposito di shopping, non ho più le mie carte>
<hanno disabilitato le carte vecchie e hanno attivato delle nuove con il nome diverso in modo da non rintracciarti. Trovi li tutti i tuoi conti. Domani te le do subito>
<ok> <Gabriel?>
<si?>
<sai, io mi chiedevo... da quantofai questo lavoro? Perché insomma... sembri davvero giovane e... mi vorrei sentire al sicuro>
<non faccio questo lavoro da molto tempo. Conta che ho quasi ventinove anni, sono stato un marine fino qualche anno fa facevo parte dei navy seals. Ci sono stato fino i... penso quasi ventiquattro anni. La cosa più divertente che ho mai fatto è stato il paracadutismo. Li si che mi sono divertito> e ridacchiò <ricordo quanto è stato difficile e faticoso l'addestramento. Molti miei compagni abbandonarono prima di terminarlo. Quarantatre settimane. Mi piaceva stare la>
<perché hai cambiato lavoro?> chiesi mettendomi un braccio sotto la testa. Più mi diceva più ero curiosa
<perché... non ero mai a casa e in più rischiavo la vita ogni volta che partivo. Inizialmente non mi importava molto, comunque facevo un lavoro che mi piaceva, ma poi ho avuto un figlio e mi dovevo occupare di lui. La madre non... non si è presa le responsabilità, lo aveva chiarito fin da subito, quindi decisi io di prendermele. Nei periodi in cui lavoro lui sta con mia sorella e i suoi figli, raramente sta con me, ma abbiamo comunque un buon rapporto>
<come si chiama?>
<Cole. Coly per gli amici> e ridacchiò
<Cole è un nome bellissimo. Anche mio figlio si doveva chiamare così. Se fosse stata femmina invece pensavo di chiamarla Ella. Ma... non è mai... nato. Non per volere mio ovviamente, gli volevo già così bene> e sorrisi sentendo gli occhi lucidi <mia madre... lei, appena lo scoprì si arrabbiò così tanto, Gabriel. Il mio fidanzato di allora mi mollò subito. Lei mi spinse giù per le scale. Il fatto è che nemmeno se ne vergognò dopo, anzi era fiera. Disse che lo aveva fatto per me>
<io non voglio buttare benzina sul fuoco, Eryn. Perché il suo comportamento, sia per questo episodio che mi hai raccontato sia per quello che stai vivendo adesso, io non lo capisco. Ma anche proprio da genitore. Io non farei mai una cosa del genere>
<io penso che avete proprio due modi differenti di essere genitori> e ridacchiai
<già, deve essere proprio così>
<vado a prendere un bicchiere di acqua. Ne vuoi uno anche tu?> gli chiesi
<no. Ma prendi le bottigliette, così le teniamo sui comodini> suggerì, gli dissi che andava bene e con Cora al mio fianco scesi le scale andando in cucina. Presi due bottigliette da mezzo litro e quando tornai di sopra, silenziosamente, notai che Gabriel si era addormentato. Bevvi e mi stesi sul letto. Chiamai il cane che subito ci raggiunse. Era un pastore tedesco, quindi non era proprio piccolina, ma con molta poca delicatezza si stese in mezzo, tra me e il ragazzo. La accarezzai e poi la strinsi a me. Ascoltai il respiro del ragazzo ed era davvero leggero, lo guardai e notai sulla sua spalla una cicatrice. Quando sentii arrivare il sonno mi rilassai e chiusi gli occhi.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora