54- Cooper

13 0 0
                                    

Non ero pronta per un altro figlio. Non tanto per il padre, perché sapevo che, in qualunque modo  Gabriel sarebbe stato perfetto. Ma più per me stessa, perché non ero pronta a un'altra gravidanza, non ero pronta a vedere di nuovo il mio corpo cambiare. Avevo Mason che era gia impegnativo da solo. Non sarei riuscita a gestire un altro figlio.

Dopo pranzo salii in camera e mi chiusi in bagno. Tenevo nelle mie mani la scatola di pillole, incerta sul da fare. Poi mi decisi. Aprii, e il tempo mi sembrava scorrere a rallentatore. Schiacciai una pillola per toglierla dall'involucro, la misi sulla lingua, presi un po' d'acqua e ingoiai. Non so cosa successe in me, ma iniziai a piangere avvertendo un profondo senso di tristezza. E di colpa. Non solo per interrompere la vita che cresceva dentro di me, ma anche per star mentendo all'uomo che amavo, a Gabriel.

Dopo essermi calmata tornai in camera, dove ad aspettarmi sul letto c'era Mason. Mi misi semi seduta e lo presi, tenendolo su di me. Ero comoda e mi stavo rilassando con gli occhi chiusi finché non sentii la porta aprirsi piano.
<mamma?> mi voltai verso Cole che entrava. Da quella mattina, quando mi aveva sentita urlare e mandare suo zio a quel paese- e uscire in malomodo- non ci eravamo ancora parlati. Gli sorrisi e allungai una mano verso di lui, invitandolo a venire verso di me. Lui colse l'invito e si avvicinò lentamente. <lo zio mi ha spiegato che hai il ciclo. Non so cosa voglia dire ma ha detto che è una cosa che viene a tutte le femmine e le fa stare male. Allora ti ho portato questo> e allungò una manina verso di me mostrando una barretta di cioccolato e un fiore. Sorrisi.
<grazie, Cole. È un gesto bellissimo> posai Mason al mio fianco e lo abbracciai. <vuoi stare un po qui con noi?> e lui annuì. Allora lo feci mettere comodo sul letto e si mise a giocare con mio figlio.

Gabriel p.o.v.
Brandon e Jesse erano spariti mentre Cole era da Eryn. Io allora rimasi solo in salotto. Avevo alcuni pensieri che mi logoravano, ero stanco e nervoso.
Sbuffando portai una mano sulla mia faccia e strofinai. Improvvisamente, un rumore fuori casa mi ridestò dai miei pensieri. Coraline si alzò e si mise davanti alla porta con le orecchie in ascolto. Inviai un messaggio a mio fratello, avvertendolo, ma che non visualizzò. Allora feci da solo: mi infilai le scarpe, un impermeabile, tirai su il cappuccio e con Coraline uscii.

Eryn p.o.v.
Sentendo la porta sbattere scesi le scale tenendo in braccio Mason e in una mano Cole. Ero preoccupata perché fuori c'era una bufera e nessuno sarebbe uscito senza prima avvertire. Vidi che mancavano le cose di Gabriel e Coraline- che non si portava mai dietro- e allora mi preoccupai. In allerta, chiamai subito il ragazzo, che però non mi rispose.

<Brandon!> urlai. Feci sedere Cole sul divano e di fianco gli posai Mason <bada un attimo a lui, ok? Io vado a chiamare Bry e lo zio> gli diedi un bacio sulla nuca, gli sorrisi e mi allontanai. Salii le scale e da una porta vidi sbucare proprio il ragazzo che cercavo. Aveva i capelli spettinati, più del solito, e la maglia stropicciata
<c'è qualcosa che non va?> domandò agitato prendendomi le braccia.
<che stavi facendo?> lo guardai chinando di lato la testa. Poi alle sue spalle vidi Jesse, vicino la finestra. Allora scrollai le spalle, pensando che non fosse cosi importante, intuendo che stessero solo parlando. <va be, comunque, Gabriel è uscito> e sentii Jesse avvicinarsi velocemente.

<uscito?> chiese lui <dove?>
<non lo so. Ho solo sentito la porta sbattere. Ha preso su Coraline, e non lo fa mai>
<se lo ha fatto...> non finì la frase e si morse il labbro. Passò uscendo dalla stanza e arrivò di sotto.
<che fai?> gli domandai vedendo che prendeva il portatile.
<localizzo> mi rispose impegnato, con voce bassa, udibile a malapena.

Gabriel era vicino. Molto vicino. Tornò una decina di minuti dopo, aprendo la porta e fiondandosi dentro, bagnando e sporcando tutto il pavimento insieme al cane. Vedevo che al petto stringeva qualcosa e il cappuccio gli era sceso, lasciando che i suoi capelli si bagnassero.
<dannazione, Gabriel. Stai fermo lì> gli raccomandai, correndo a prendere due qualche straccio vecchio per farlo stare sopra. Dopo averli presi, lo raggiunsi e glieli stesi a terra. Stessa cosa feci con Coraline. Le pulii le zampe e uno lo appoggiai sopra di lei, per tamponarle il pelo. Nel mentre, il biondo si era tolto impermeabile e scarponi, lasciando tutto a terra.
<Gabriel!> alzai la voce vendolo allontanarsi senza mettere a posto le sue cose. <Gabriel, dannazione! Ne dovremmo parlare! Non puoi uscire così di casa facendo preoccupare tutti!> lo seguii. Era entrato in lavanderia e si trovava vicino il lavandino più grande. Aveva le mani dentro e guardava qualcosa. <Gabriel?> lo chiamai piano. Temevo non si sentisse bene. Lui si voltò e sorrise amaramente.
<vieni qui> mormò. Con cautela feci come mi disse. Lo guardia e lui mi indicò con un cenno le sue mani. Teneva per le mani una piccola creatura bianca con i pois neri <è piccolo. Avrà si e no tre settimane> il piccolo cane era avvolto in un asciugamano e si trovava tra le grandi mani dell'uomo. Finì di asciugarlo e si voltò verso di me <potrà essere il tuo cane, se lo vuoi. So che te ne puoi prendere cura. Sei una mamma, nessuno meglio di te può farlo> mi sorrise. Io lo accarezzai delicatamente e lui lo mise con cautela nelle mie mani. Era così piccolo che ci stava perfettamente nelle mie.
<non capisco come le persone possano abbandonare delle creature così pure, dolci, innocue. Come puoi fare del male a un altro essere vivente? Non ha lo stesso diritto alla vita che hai tu?>
<non so come le persone possano farlo, Eryn. E penso che tu più di tutti non lo capirai mai, perché la tua anima, così pura, non c'è l'ha nessuno> mi accarezzò una guancia spostando una ciocca dei miei capelli <perché tu sei così, angelo>

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora