18- Demon

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Travor p.o.v.

Sentii il mio compagno di stanza rientrare dopo quasi mezz'ora di assenza ingiustificata.
<amico, siamo nei guai> ammise.
<qual è il problema?> chiesi io preoccupato, pensando a qualcosa di grave.
<ascolta, Travor, io e te ci conosciamo da sempre e ormai posso leggere dentro di te come tu puoi fare con me. È inutile nasconderci dietro un dito e non discutere di questa cosa, perché sarebbe inevitabile> iniziò a parlare mentre si sedette vicino a me <io e te ci siamo innamorati della stessa persona. E questa persona ama entrambi, in modo uguale>

<stai parlando di Eryn, vero?> chiesi mettendomi a sedere
<e di chi, sennò?> ironizzò <io penso che ci prenda in giro> concluse la sua teoria
<no. Non lo sta facendo> sussurrai in pensiero <esiste, il poliamore> gli dissi
<quindi dobbiamo condividere la donna?>
<non si tratta di questo, Brandon. Tu la ami, vero? E la amo anche io. Se uno di noi due si stacca da lei, lei starà male. E noi non la dobbiamo fare soffrire. Brandon, lei ci ama. Ama noi due>
<sai un altro problema? Che se io dovessi scegliere tra te e lei, io sceglierei lei. Tu vuoi davvero che ami entrambi? Anche se io sono così egoista?>
<tu non sei egoista, Brandon. Siamo come fratelli, amico. Qual è il problema?>
<forse non hai capito. Eryn, ama me. E ama te. E io la amo. E tu la ami. Una persona normale farebbe una scelta. Lei no. Perche lei non è normale> alzò la voce per cercare di farmi capire. Ma io continuai a non vederci niente di male.

<Brandon, credo di essere troppo stanco per capire> ammisi e sbadigliai.
<si, Travor. Riposiamoci. È stata una giornata intensa>
...

Eryn p.o.v.

Mi guardavo intorno e pensavo ostinatamente: nel mondo manca qualcosa. Non sapevo dirmi cosa, perché tutto quel che di nuovo poteva essere pensato e immaginato altro non era che una combinazione di elementi già esistenti nel mondo. Mancava qualcosa che fosse essenza, sostanza pura, non già combinazione. La fantasia umana non è affatto illimitata. Se lo fosse, io potrei pensare un colore inesistente nello spettro cromatico o una lettera dell'alfabeto che le mie corde vocali non possono emettere. Ma il solo avvertire la mancanza di un colore che non ebbi mai visto e di una lettera che non ebbi mai udito mi fece intendere che, da qualche altra parte, in qualche altro posto, io li avrei ritrovati. L'unica illimitatezza umana appartiene all'incapacità di accettare gli umani limiti.

La vita non è che uno stato alterato di coscienza che troverà il suo ripristino solo nella morte. la coscienza in sé, la coscienza pura, non conosce infanzia, adolescenza, età adulta, vecchiaia, perché è percezione assoluta dell'assoluto. la coscienza in sé non conosce i segmenti del divenire, né conosce il divenire stesso, perché la percezione assoluta - per definizione - è atemporale. ma allora perché esiste la vita? le si chiederà. la coscienza erompe di potenza, così sperimenta la noia dell'onnipotenza, e vi rimedia quando, in un atto di estremo masochismo, decide di relegarsi entro i limiti di un filtro chiamato cervello e, in un imbroglio estremamente umile, decide di far credere a tutti di poter essere generata, modificata e finanche annullata dal suo filtro. ma io che non ci credo non ho ceduto al suo inganno, che è il mio inganno.

Ero già operativa, al piano inferiore, quando i due ragazzi si alzarono dal letto. Avevo già preparato la colazione, alle 8, ma non per me.
<tu non mangi?> chiese Brandon
<no> negai
<dovresti> continuò
<non provare a convincermi, tanto è inutile. Cosa dovete fare oggi?>
<io tagliare la legna> disse sempre Brandon
<io devo cercare di creare una rete sicura e criptata in modo che non ci trovino questa volta> parlò Travor in pensiero. Quindi saremo rimasti soli in casa.

Quando Brandon si alzò Travor si sedette comodo sul divano iniziando a smanettare con il computer.
<Eryn?> chiamò
<sì?>
<vieni qui> ordinò. Battè al suo fianco con una mano e mi sedetti lì, dove mi aveva indicato, proprio accanto a lui.
<si, Travor?>
<se dovessi scegliere, preferiresti che diventassi io un tuo ricordo, o Brandon?>
<Come posso annoverarti tra i ricordi? Tu non sei un semplice ricordo, sei il mio quasi presente che pur di essere ancora presente si accontenta di essere un quasi, il non abbastanza che definitivamente accetta se stesso per non morire, non abbastanza nitido da poterlo maneggiare ma nemmeno così sfocato da doverci strizzare gli occhi, non palpabile e non impalpabile, sei il passato davanti al mio sguardo, sì, ma sei il presente dietro al mio sguardo, perciò non sei un ricordo, non sei il contenuto di un ricordo, tu sei la forma, precisa, ferma e feconda del ricordo, non di un ricordo, fai attenzione, del ricordo, sei la memoria, sei tu che contieni tutto, perché fai parte di tutto e tutto fa parte di te, sei sempre qui, come l'orizzonte che permette agli oggetti di svelarsi e di dissimularsi, sei sempre qui, e altrove>

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora