21-Brandon

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Non fidarti. Non fidarti mai. Se stai affogando il mare non può aiutarti.

Queste erano le parole che, Brandon Taylor, si ripeteva dall'età di 13 anni.
C'erano cieli che somigliavano a lettere di addio.

Il mare non potrà udirti mai. Il rumore delle sue onde sarà sempre più forte dell'eco delle tue grida.

Brandon nacque in Michigan, il 4 febbraio 1983, a Topeka, Kansas. Al contrario di Travor, Brandon non ha avuto dei genitori molto amorevoli.
Ebbe un'infanzia non troppo tranquilla e molteplici volte fu spettatore delle liti tra i genitori. Il padre era un tossico e la madre un'alcolista, e più volte litigavano, spesso se la prendevano anche con il piccolo, causandogli varie lesioni, a volte gravi.
In prima media Brandon fu ricoverato per un mese, la prima volta, due settimane la seconda. Presentò una grave ustione che gli lasciò la cicatrice che tanto si prestava a nascondere. Mentre la volta dopo ebbe due costole rotte e una incrinata. Ci è mancato davvero poco per i polmoni.
Così perse l'anno scolastico e fu costretto a recuperarlo quello dopo.
A 12 anni iniziò la sua distruzione mentale, a 13 quella fisica. Iniziò anche lui ad assumere sostanze, spesso rubate al padre, a quasi 14 anni provò la cocaina e eroina. A 15 andò in overdose per aver mischiato troppe sostanze insieme e poi aver assunto alcolici. Stava per morire, ma lo salvarono. Ma lui non voleva certo vivere, non la chiamava vita, quella, ma piuttosto sopravvivenza.
Brandon per molte persone è stato "salvezza". Ma per lui non lo fu nessuno.
Brandon aveva cuore. Anche se a volte non lo dimostrava. Rispondeva in modo sintetico, come se non avesse voglia di parlare. Spesso non parlava e se gli si chiedeva il motivo lui rispondeva "dico solo le cose importanti". E si, diceva davvero solo le cose importanti. A 17 anni, però, ci fu una svolta.

Era sera tarda, verso le 11 di sera e lui si doveva incontrare con un cliente, e avrebbe sicuramente guadagnato 500 dollari buoni. Ma lo scambio non avvenne mai.
Era poco più lontano dal lampione, in un angolo scuro, in un punto dove poteva vedere tutta l'area, fortunatamente non molto grande. Vide due uomini avvicinarsi e Brandon pensò fosse il cliente. Cosi gli si avvicinò.
<Brandon Taylor?> chiese uno
<sono io> si levò lo zaino dalla spalla e iniziò ad aprire la cerniera quando uno lo fermò.
<vieni con noi, Brandon> disse.
Aveva 17 anni, ma si mostrava decisamente più grande. Aveva visto molte cose e sicuramente questo contribuì a spegnere i suoi occhi. Aveva già ucciso un uomo, aveva iniziato a combattere in incontri clandestini per poter guadagnare qualcosa in modo da permettersi sostanze e alcol.
<dove?> chiese subito, in una maniera frettolosa.
<nel luogo che ti salverà la vita>
<ovvero?>
<siamo agenti della CIA, Brandon. È da un po' di tempo che ti osserviamo. Pensiamo che potresti essere utile. Ti pagheremo però->
<va bene> abbandonò lo zaino nel parco e si diresse insieme ai due agenti verso un SUV blindato. Vi entrò per primo, con lui nei posti dietro c'era uno dei due agenti, forse quello con più anni.
<vuoi che ti spiego quello che succederà?>
<va bene> rispondeva senza emozioni
<starai male, molto. Ti faremo disintossicare. Prima dalle sostanze, poi dall'alcol. Ma un passo alla volta, Brandon>
Il ragazzo non rispose, non sapeva cosa dire. Il resto del viaggio fu silenzioso, tranne qualche volta che i due agenti gli rivolgevano qualche domanda, per capire quello che non erano riusciti.
<cosa ti piace fare nel tempo libero, Brandon?>
<disegnare, dipingere, suonare>
<cosa suoni?> chiese l'uomo al suo fianco.
<chitarra.>
<ne hai una?>
<no.>
<provvederemo>
<e cosa ti piacerebbe fare da grande?>
<felice qualcuno, penso> sussurra, ma entrambi gli uomini avevano sentito. Voleva fare felice qualcuno, ma era sulla strada sbagliata. Ma non ancora per molto.
Dopo due ore di viaggio e nemmeno una sosta, arrivarono a destinazione. Prima passarono da un cancello grande in ferro battuto, non decorato e con una forma semplice e resistente. Procederono non per molto, fino ad arrivare a una grande struttura in vetro. Era un palazzo vero e proprio, con varie torri, di altezze diverse. Brandon non aveva paura, nemmeno quando si ritrovò davanti all'imponente portone che, appena fu aperto, entrarono dentro l'edificio.
C'era vita, anche di notte. Non si fermavano mai loro.
<non so se riuscirò a essere come loro> disse Brandon
<ci riuscirai, alla fine dell'addestramento>
<quanto durerà?>
<dipende da te. Immagino tu sia stanco. Ti accompagnamo nella tua stanza. Seguici>
Camminarono nel corridoio a sinistra della hall, poi girarono a destra e alla fine del corridoio presero l'ascensore.
<la tua giornata inizierà alle 6 del mattino e terminerà alle 21 di sera, inizialmente. Domani non ti sveglieremo così presto, è già molto tardi ed è giusto che tu ti riposa. Comunque, ti faremo avere tutto ciò di cui hai bisogno, come vestiti, cose da bagno e via. Se avrai delle richieste, cercheremo di soddisfarle>
<ok.> 
Al piano -3 fermarono l'ascensore e dopo vari corridoi arrivarono in una stanza che aprirono con una chiave magnetica. Entrarono solo Brandon e il più giovane, Joe, poiché il più grande andò a riposare.
<questa è la tua stanza, Brandon. Lì c'è l'armadio, la scrivania e tutti i mobili che ti servono sono a tua disposizione>
<d'accordo.>
<domani faremo un po' di prove, dopo che ti sarai svegliato>
<ok.>
<ti lascio, Brandon. Ci vediamo domani mattina. Buonanotte>
<a te>
L'agente chiuse la porta e il giovane rimase solo. Si spogliò, si fece una doccia nel bagno privato e si asciugò con asciugamani nuovi e puliti. Gli piaceva quella sensazione di pulito e sperava che non fosse un sogno. Si mise un cambio che trovò dentro il cassetto del comodino, era nuovo data l'etichetta. La staccò e si infilò quel paio di boxer. Poi andò sotto le coperte morbide del letto. Non aveva mai provato quelle sensazioni, ma gli piacevano.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora