16- conseguenze

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I sogni sono così lontani, i sogni sono dentro ognuno di noi e non è difficile realizzarli, basta crederci un po' di più, basta avere fiducia in se stessi. Le stelle, cosa sono le stelle se non pezzi di sogni finiti troppo in alto per paura di non farcela, pezzi di sogni che rimangono lassù, luminosi, immobili, brillanti; e tu rimani qui, col naso all'insù ad osservarle e pensare a quanto esse siano lontane. E invece no, loro sono più vicine di quanto tu possa immaginare. Se guardi dentro di te troverai altre dieci, cento, mille e più e presto capirai che una stella sei anche tu, sei la stella di qualcuno che ti ama. Ed è questa la magia e la forza dell'amore: una persona amata riesce a sentirsi una stella, più luminosa di tutte quelle che vede in cielo, capace di illuminare con la sua vita la vita di un'altra persona. Tutto quanto ha una conseguenza, perfino realizzare un sogno.

Certi limiti non si possono oltrepassare nemmeno adducendo come scusa la propria stupidità. Essa stessa vale non meno di un torto e come tale va considerata in determinati contesti. Non esistono attenuanti per ogni atteggiamento e le conseguenze di quel che si fa sono lì dietro l'angolo che aspettano pazienti il momento migliore per presentarsi ed esigere il pagamento di un conto che potrebbe risultare più saldato del previsto.

<tu non pensi mai alle conseguenze?> chiesi a Travor, che poté sentirmi solo attraverso le cuffie e il microfono

<certo che sì, Eryn. Ci penso si prima che dopo. Valuto sempre i pro e i contro e le conseguenze delle mie azioni> rispose con lo sguardo fisso nel panorama davanti a noi, ogni tanto lanciava qualche sguardo ai monitor. Le persone hanno la responsabilità delle proprie azioni e quando superano certi limiti devono esserci delle conseguenze. Non tutte le tessere di un puzzle sono fisicamente in contatto ma tutte fanno parte dello stesso grande mosaico, come un muro di mattoni, ciascuno dei quali lo rende più solido. Se ne togli uno può crollare l'intero muro, anche se non ce ne accorgiamo la stabilità di quel muro viene testata tutti i giorni ... ma il muro resiste.

<dove stiamo andando?> chiesi curiosa, guardando sotto di noi la città che pian piano scompare, iniziando a vedere il verde, le montagne, la natura.

<non lo so> rispose <ti sto solo portando a fare un giro in elicottero> parlò tranquillo sorridendo. Mi stava facendo fare un giro in elicottero perché sapeva che forse era l'ultima cosa che avremmo potuto fare insieme.

<cosa succederà dopo? Quando torniamo?> mi preoccupai.

<probabilmente verrò arrestato, processato e condannato a anni e anni in un carcere di massima sicurezza. Ma se sarà così, e molto probabilmente lo sarà, voglio che tu non ti senta mai in colpa, ok? Perché sono stato io a decidere, ho fatto io quelle decisioni e io me ne prendo tutta la responsabilità. Vado in carcere felice, con la consapevolezza che è grazie a me se tu sei viva> io mi commossi alle sue parole, non potevo immaginare ciò che lui provava, sembrava tranquillo, ma sapevo perfettamente che in realtà stava morendo per portare un peso veramente pesante. Ed io piansi, perché gli avevo rovinato la vita. Aveva solamente trentadue anni e io lo avrei costretto a passare il resto in un carcere.

<farò di tutto per farti uscire, Trav. Sennò chi mi regalerà altri pezzi di mondo?>

...

Arrivammo a destinazione, sopra la struttura. Era già circondata per aspettare l'arrivo di Travor. Era stato etichettato come terrorista. Non era vero che il tipo a cui aveva sparato aveva la radio accesa. Aveva piazzato una bomba nell'edificio e aveva fatto correre tutti i nemici, fingendosi il tipo morto, in quel piano. Noi partimmo mentre ormai tutti si erano raccolti lì. Quando fummo abbastanza lontani la bomba esplose, e morirono anche tre colleghi di Travor.

<ma che cazzo, Travor!> urlai quando sentii che l'ordine era sparargli a vista. Anche se non lo avrebbero ucciso, ma solo ferito per non permettergli la fuga. Atterrò e spense il motore dell'elicottero. Non fece altro. Rimase seduto per un po' a respirare. Io fui la prima a scendere e a fare il giro per andare da lui. <Travor, vattene> gli dissi. Lui negò ed io piansi. Era nel mirino di tutti e diedero l'ordine di scendere e mettere le mani sopra la testa. Si slacciò la cintura, mi fece spostare e in tutta tranquillità scese. Subito fecero partire un colpo e lo presero all'interno della spalla, con un altro alla gamba. Si piegò ed io con lui.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora