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Mi stesi sul materasso e mi coprii con le coperte velocemente. Mi voltai verso Brandon e lo vidi fissare il soffitto. istintivamente pensai all'uomo che era e all'uomo che non era più, all'uomo che era padre di mio figlio e all'uomo che invece mi ero illusa che fosse. 

<vorrei esse capace di leggere le tue lacrime, Eryn. Quando sei troppo lontana, quando non hai voglia di parlare, quando pensi che io non possa capire e hai gli occhi umidi di chi ha appena scritto sul viso una lettera che nessuno sarà in grado di leggere> e fino a quel momento nemmeno mi ero accorta di aver versato qualche lacrima <loro sanno il motivo per il quale sono state versate. Sanno tutte le parole ce non hai mai detto e che forse non riuscirai a dire mai. Soprattutto a me. Ma loro conoscono ogni tuo più intenso pensiero. Quelli che nascondi a te stessa, quelli che preferisci cancellar, quelli per cui combatti ogni giorno. Io vorrei saperle leggere le tue lacrime, vorrei conoscerle e non lasciarle sole. Vorrei togliere loro la voce e regalar loro un silenzio che non ha paura> 

<io, Brandon, vorrei solo sapere che cosa ti fa soffrire così tanto> gli dissi, perché ci speravo anche nel suo ritorno, lo avevo visto andare via con un biglietto di sola andata tra le mani. e quando lo vidi tornare credetti che fu solo un inganno della mia mente. C'era vita nel suo ritorno, vita che era inevitabilmente trascorsa e che necessitava di essere raccontata, e ascoltata, da chi l'avrebbe raccolta.

A quel punto della vita contavo di avere pochi ma ottimi punti fermi. Ero abbastanza grande da rendermi conto di cosa ero capace e il fallimento per me non era contemplato, specialmente ora dato che avevo un figlio. In poche parole, avevo un cuore buono con ambizioni enormi. Era sempre stato così, anche da piccola facevo le cose per vincere. Avrei sempre voluto che che gli altri apprezzassero la mia intelligenza e mi notassero senza bisogno di chiedere. Non era una vita facile, non lo era mai sta, non mi davo mai pace e niente era abbastanza. Però sognavo quell'età convinta che gli sforzi alla fine mi avrebbero ripagata, che sarei stata sbocciata e avrei avuto persone accanto a dirmi che ero brava, che era così che si faceva. Ma non andò come credevo e perciò mi trovai ancora più nel caos. 
In quel punto della vita mi ritrovai a non sapermi dove e come muovermi, e ciò mi terrorizzava terribilmente perché non andavo mai a braccio, avevo sempre un piano; calcolavo ogni dettaglio, ogni possibile punto di fuga. Solo in amore mi lasciavo andare e avevo scontato tutto con gli interessi. Mi ripetevo che con pazienza e continuando a provare qualcosa sarebbe arrivato. 
Quelle giornate, una uguale all'altra, mi facevano sentire spenta, come invisibile. E odiavo specchiarmi e non vedermi.

Intorno alle 2 di notte Mason iniziò a piangere. Mi affrettai ad aprire gli occhi e a prenderlo in braccio. Brandon si svegliò e ci guardò.
<mi dispiace. Torna a dormire> mi alzai.
<non ti preoccupare. Dove andate?> chiese vedendo dirigermi verso la porta.
<giù. Così io lo allatto e intanto mi faccio una camomilla> lui si alzò e si avvicinò a noi seguendoci <se no non mi addormento piu> strinsi il bambino al mio petto con un braccio, mentre con una mano mi tenevo al corrimano delle scale, illuminate dalla luce del fuoco del camino. 
Appena raggiungiamo il salotto sobbalzo per la figura seduta sul divano.
<Gesù, agente! Mi vuoi far morire?> lui mi guardò e non disse nulla. Io e Brandon ci sedemmo dall'altra parte del divano, io attaccai il piccolo al mio seno e il moro mi tirò al suo petto.
...
Gabriel p.o.v.
Mi stesi sotto le coperte  mentre mio figlio mi guardava. La prima cosa che fece fu fiondarsi tra le mie braccia. Lo strinsi e gli diedi un bacio tra i capelli biondi.
<sei stato molto bravo a chiamare Noah, Cole. Hai fatto la cosa più giusta da fare> era stato davvero molto coraggioso, aveva salvato la vita di sua zia, di mia sorella, e gli sarò sempre grato per quello. <dai, Cole, ora chiudi gli occhi e dormi> lui annuì, si accucciò contro di me e cercò di addormentarsi. Io invece non lo feci, volevo assicurarmi che riuscisse ad avere un sonno tranquillo. Fu alle due di notte che lo dovetti svegliare, quando iniziò a muoversi e a tremare.
<Cole?> lo accarezzai dolcemente. <Coly? E dai, apri gli occhietti> lui mi ascoltò e mi guardò. Mi voltai in modo da essere a pancia in giù. Mi reggevo con le braccia sopra di lui in modo da non schiacciarlo e le mie mani erano sotto la sua piccola testa. Mi abbassai fino a baciargli la fronte. Infilai meglio le braccia sotto di lui e lo strinsi. Non avevo bisogno che parlasse per capire il suo dolore. <Cole, ci sono io, amore> dissi al suo orecchio. Allacciò le sue braccina al mio collo <nessuno ti farà del male> piangeva piano e singhiozzava. Mi sollevai tenendolo con me. Mi misi seduto appoggiando la schiena al muro e lo posizionai sulle mie gambe che alzai appena sollevando le ginocchia. Avvolsi le mie braccia intorno a lui con l'unico scopo di proteggerlo da qualsiasi cosa lo ferita in quel momento. Lo avvolgevo, con tutto il mio corpo, ma attento a non fargli mancare l'aria. Accarezzavo la sua testa e sussurravo parole dolci per tranquillizzarlo. Quando si calmò lo riposai al mio fianco.
<Cole?> lui mi guardò <prima o poi ne dovremo parlare, lo sai vero?> lui annuì con la testa <dovrai raccontare ciò che è successo> lui annuì con la testa. <sai, so che non è una cosa facile. Ma io sarò sempre con te>
...
Eryn p.o.v.
Brandon si sedette sulla poltrona che avvicinò e io posai i piedi sulle sue gambe. Lui li prese e iniziò a massaggiare.
<così va bene?> chiese e mi veniva da ridere, ma mi trattenni.
<non so, Brandon. Più a destra? E poi non fai i movimenti giusti. Prova in circolare> mi divertivo a vedere un ragazzone grande e serio come lui in difficoltà per una cosa banale.
<lo stai facendo apposta> ridacchiò. Io annuii e risi quando sfiorò una parte sensibile e mi fece solletico. Poi tornò a massaggiare. Intanto il bambino si staccò dal mio seno e si mise a dormire. Mi rivestii e massaggiai la tempia.
<hai mal di testa?> domandò Brandon.
<no. Sono solo stanca> si spostò e si sedette al nostro fianco. Mise un braccio intorno alle mie spalle. Son una nocca accarezzò il figlio che gli prese un dito con la sua manina e lo tenne a sé. Chiese il permesso di prenderlo in braccio e io sorridendo glielo porsi. Non sapeva bene come tenerlo e non sapeva nemmeno come cullarlo.
<Mason Adley> lo chiamò e il bambino aprì i suoi occhioni verdi e lo osservò, sorridendo al padre. Posai una mano sul bicipite di Brandon e lo accarezzai.
<puoi andare a metterlo a letto, se lo vuoi. Io mi faccio una camomilla e vi raggiungo> lui annuì alle mie parole e con calma si alzò, tenendo bene il figlio e salì le scale.
...
Gabriel p.o.v.
Feci sedere Cole nella sedia di fronte a me e Noah.
<amore, lo zio Noah ora ti farà delle domande. Tu dovrai dire la verità. Se non vuoi rispondere dillo, ma non mentire. Va bene?> lui annuì e io iniziai a firmare i fogli per il consenso alle domande e alle riprese di un minore. Noah iniziò a far raccontare a Cole come erano andate le cose e io mi assicurai che dicesse solo e unicamente la verità. Quando non volle rispondere mi guardò e io capii. Lo rassicurai con un sorriso e mi avvicinai a lui.
<è tutto ok> gli accarezzai i capelli. Gli vennero gli occhi lucidi ma decise di rispondere comunque. Rimasi al suo fianco e gli tenni la mano mentre raccontava. Noah segnò tutto su un foglio che poi avrebbe trasformato in un vero e proprio documento.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora