36🌶🌶🌶

21 0 0
                                    

Mi svegliai di soprassalto e alzai la schiena velocemente e presi un profondo respiro. Sentii lo sguardo di Gabriel vigile su di me e mi toccò una mano. Alzò il suo busto anche lui e prese dal comodino una bottiglietta di acqua che mi passò.
<tieni, bevi un po'> mi consigliò. La aprì e me la avvicinò alla bocca, io la afferrai e bevvi qualche sorso. Lo ringraziai e gliela ridiedi. Lui la chiuse e la sistemò dove l'aveva presa. Socchiusi gli occhi e mi ristesi di nuovo, presi le coperte e me le tirai fino il mento, poi mi voltai dandogli le spalle.
<Eryn?> mi fece voltare verso di lui tirandomi leggermente. <sono passate già due settimane da quando lui se n'è andato. Ti devi riprendere, Eryn>
<non penso che ce la farò. L'ho rivisto. E se per rivederlo devo sognare, allora che i dorma per sempre>
<non dire questo>
<basta, Gabriel, fammi dormire dannazione>
<d'accordo, come vuoi. Ti dico solo che domani abbiamo la visita e la persona che sarà al tuo fianco sarò io non lui. Ti dico solo questo per farti capire che stai perdendo tempo a piangerti addosso per lui quando sai benissimo che puoi avere me in qualsiasi momento>

L'inferno non è un tipo di dolore. Non è nemmeno un tipo di fastidio. Tanto meno un tipo di nausea. L'inferno è essere pieni di progetti per il domani, e non essere dotati di un chip biologico che ci dica indicativamente in che percentuale domani ci sveglieremo vivi.
Mi fui innamorata di Brandon pur sapendo che il nostro amore non sarebbe stato facile, che avremmo avuto troppi ostacoli, nonostante mi fossi innamorata di lui e non me ne pentivo, lo avrei rifatto ancora e ancora se fosse necessario, perché una persona come lui non era facile da trovare.

Non dormimmo per le restanti due ore, poi svogliatamente mi alzai e andai a fare la doccia prima della visita. Mangiai sotto obblighi e minacce di Gabriel. Cole lo badò la sorella di Gabriel che venne apposta per stare con il nipote, così io e Gabriel partimmo.
Entrati in ambulatorio la dottoressa si presentò, io non parlavo molto e a volte mi limitavo a stringere la mano del ragazzo al mio fianco. La giovane donna m diede istruzione di stendermi sul lettino e mi disse anche di stare tranquilla, poi spalmò un gel sul mio ventre che rabbrividì per un istante a causa del freddo.
<lei è il padre del bambino?> si rivolse a Gabriel
<no. Sono un amico di Emily> e con il pollice mi accarezzò il dorso. La dottoressa si sentì a disagio per l'errore fatto e mi dispiacque, poiché era sempre stata cordiale e gentile con noi. Poi indicò sul monitor una piccola macchia.
<quello è il tuo bambino Emily. Per avere quasi quattro mesi è piccolo e non è nelle condizioni migliori. Stai mangiando adeguatamente?>
<dovrebbe piuttosto chiedere se mangia, dottoressa> intervenì Gabriel con un ghigno e un tono cattivo
<Gabriel> lo ammonii io
<nessun problema, ragazzi. Dopo la visita vi manderò da un buon nutrizionista. Tranquilla, Eryn, vedrai che andrà tutto bene>
terminata l'ecografia ci fece accomodare alla scrivania e mi consegnò dei fogli, uno lo dovevo dare al medico dal quale saremo andati dopo per la giusta nutrizione.

Quando tornammo a casa eravamo solo noi due, la sorella di Gabriel aveva portato il nipote a fare un giro e avrebbero passato il pomeriggio insieme. Per pranzo cil ragazzo cucinò due bistecche e, anche se con fatica, mangiai. Fui io a sparecchiare: Gabriel in quel periodo era davvero stanco, io gli davo davvero da fare e lui non aveva mai un attimo di pace, allora gli dissi di andare a riposare sul divano e che lo avrei raggiunto. Ma Gabriel è Gabriel, può anche stare sul divano ma dicerto non si riposa. Lo raggiunsi come promesso e mi sedetti di fianco la sua testa, appoggiata ai cuscini poiché era steso. Cercò di tirarsi su a sedere per lasciarmi posto ma lo trattenni spingendolo giù.
<resta, Gabriel. Sto bene qui> gli sorrisi. Passai le dita in mezzo a quei suoi fili d'oro e rilasciò il respiro come segno di benessere.
<vuoi vedere un film?> mi chiese puntando i suoi occhi nei miei. Annuii con la testa e, scorrendo i canali del televisore decidemmo insieme cosa guardare. Coraline rimase tutto il tempo ai nostri piedi con sguardo e orecchie attente.
Gabriel mi invitò a stendermi al suo fianco durante l'ennesima pubblicità, si spostò schiacciando la sua schiena allo schienale e mi lasciò lo spazio necessario per sistemarmi. Mise il suo braccio sotto la mia testa e lo piegò per muovere la mano e coccolarmi. Il suo mento sopra la mia testa, le nostre gambe intrecciate, il mio bacino attaccato al suo.
Ormai nessuno dei due prestava attenzione al film e presi io l'iniziativa.
<Gabriel? Andiamo su?> mormorai sulla pelle del suo braccio che mi accarezzava
<si, scusa, dovevo immaginare che tu fossi stanca> mi diede un bacio in mezzo ai capelli.
<non sono stanca, Gabriel. Voglio che mi prendi. Voglio sentirmi viva> mi girai verso di lui e portai la mia gamba destra sul suo bacino.
<ti vuoi sentire viva, dici?> si alzò di scatto portandomi con lui <e così sia> iniziò a salire le scale mentre io lo baciavo e mordevo le sue labbra.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora