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Demon allungò la mano e mi accarezzò la guancia ed io lo lasciai fare. Ero stesa di lato, suo fianco, così da poterlo guardare, le mie mani sotto la mia guancia sinistra sul cuscino. In un attimo, lui mi appare meraviglioso, bellissimo, non desideravo altro che lui. Ma poi mi ricordai di Travor e Brandon, a casa. E fu questo che mi fece decidere cosa fare.

!!! ATTENZIONE, SCENE CON CONTENUTO EROTICO!! SE NON VUOI LEGGERE, SCORRI FINO A "FINE".

Lo baciai e lui sorpreso non rispose subito. Prese i miei fianchi con le mani e mi portò sopra di lui. Raggiunsi delicatamente la sua guancia con la mano e forse fu questo a fargli capire che gli davo il permesso.
Il mio bacino stava sopra il suo e quando mi muovevo lui gemeva.
<che ne dici di togliere questi vestiti, Eryn?> chiese sollevandomi la maglia. Io annuii e iniziammo a spogliarci a vicenda. Quando ci ritrovammo nudi mi spostò sotto di lui.
<preservativo?> chiese se dovesse usarlo
<si> allora si alzò con il busto, si allungò verso il comodino e aprì il cassetto. Da lì estrasse la bustina che aprì con i denti e ne indossò il contenuto. Prima di prendermi come doveva mi preparò con le dita, poi, dopo le mie avvertenze sul fare piano, entrò delicato. Appena arrivò in fondo gemette, mentre io mi strinsi di più a lui e graffiai la sua schiena.

<ti ho fatto male, Eryn?> chiese accarezzandomi la guancia.
<poco> gli risposi <sai, non mi sono molto allenata ultimamente> feci del sarcasmo. Iniziò a muoversi, prima lentamente, poi accelerò sempre di più fino a un ritmo veloce ma costante. Osservavo il suo corpo muoversi sul mio e pensai che aveva mantenuto alla grande la sua bellezza. E anche bravura, certo. Lo sentivo dentro, nelle mie profondità, sentivo i suoi movimenti e la sua durezza. Alzai leggermente il mio bacino e avvolsi le mie gambe ai suoi fianchi. Lui abbassò la testa e la posò al mio collo, facendomi sentire il suo respiro. Le mie mani percorsero le sue braccia muscolose, fino alla schiena, dove mi aggrappavo con le unghie. Arrivammo a farci anche dei succhiotti, senza accorgercene, certo.
All'orgasmo, pronunciò il mio nome, seguito da dei complimenti, mentre io urlai il nomignolo che gli diedi qualche anno fa, quando eravamo ancora dentro la nostra relazione.

FINE

Rimanemmo abbracciati per qualche secondo, poi si sollevò e buttò la protezione. Io tremavo ancora nel ricordo di ciò che era successo e stranamente non me ne pentivo, in quel primo momento. Il ricordo dei due ragazzi che ospitavano casa mia lasciò la mia mente per qualche istante, e fui serena. Riuscii a rilassarmi davvero quando il posto accanto al mio venne di nuovo occupato da Demon. Lui mi prese la mano e mi disse di riposare. Annuii e chiusi gli occhi.

Quando li riaprii, fu per merito di Demon che si ricordò ciò che dovevamo fare. Mi aiutò, ancora assonnata, a vestirmi. Lui sembrò non aver dormito molto poiché era ben più sveglio rispetto a me. Demon aveva un modo tutto suo di vivere. Aveva una filosofia "o tutto o niente", nulla a metà, o bianco o nero, nessun grigio. Perche lui era così, semplicemente lui, schietto e a volte freddo. La maggior parte del tempo la passava facendoti pensare che non gli importava nulla di tutto quello che gli dicevi, di tutto quello che gli succedeva attorno, esternava veramente poco e non lo si poteva conoscere davvero finché non era lui a volerlo. Ma per il semplice fatto che era lui a scegliere cosa mostrarti. Non perdeva quasi mai il controllo di sé stesso ed era una cosa davvero inquietante.

La prima volta che lo incontrai -ricordo ancora- gli dissi cose orribili. Lui si mise le mani in tasca, mi guardava con espressione neutra, mi ascoltava in silenzio e infine rispose "ok". Si girò e se ne andò. Inutile dire che io ero ancora più furiosa, ma non per il fatto che mi aveva sporcato gli abiti con quel dannato caffè, ma perché aveva reagito in quel modo.

Ma col tempo imparai a conoscerlo -solo perché lui me lo concesse- e anche ad amarlo. Lo amai con tutto il mio cuore e con tutto il mio corpo. Lui si fece sempre più carino e dolce, mi dimostrava amore, quello sincero, quello che davvero provava. A volte mi pizzicava l'interno della coscia, mi veniva un livido, amavo quel dolore, amavo quel colore, lo consideravo come una traccia di lui, una prova di quegli istanti in cui avrei potuto accettare di morire perché sapevo che il seguito non avrebbe potuto essere altro che insulso, il vuoto più vuoto, respirazione artificiale.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora