15- qualcosa non va

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Arriva un momento in cui devi prendere il controllo della tua vita. Non importa da dove vieni, chi ti ha ferito o non si è comportato bene come avrebbe dovuto, o non era chi credevi che fosse. Tu esisti. Niente più scuse.
E Travor, quel giorno, mi protesse a costo della sua vita.
Andò così...

Eravamo sul divano e Alexander e Marcus avevano appena finito di mangiare il loro pezzo di torta e il più piccolo voleva giocare, così il fratello lo prese e si misero a sedere a terra, iniziando a giocare. Travor continuò a parlare con la sorella, non so di quale argomento perché ero persa nei miei pensieri, finché a un certo punto si fermò. Smise di parlare e fece segno di silenzio a tutti. Mi risvegliai e prestai attenzione a ciò che faceva, a come si muoveva e a come iniziò a parlare. Fece delle domande alla sorella in modo da inviarle un messaggio: andate-via.
"Qui c'è qualcosa che non va" mimò con le labbra. Jennifer e Alexander capirono bene che qualcosa non andava, così si alzarono, salutarono e se ne andarono.

<Trav? Cosa succede?> ero preoccupata, lo ammetto. Lui aveva detto che qualcosa non andava ma io non avevo sentito nulla. Mi abbracciò e mise la testa sulla mia spalla
<la casa è circondata> sussurrò al mio orecchio. Nascose il movimento delle labbra con dei baci e morsi al lobo del mio orecchio. Sapevo cosa voleva fare ed ero pienamente d'accordo se fosse servito a salvarmi. Allora spostai le mie braccia al suo collo e lo strinsi, mentre saltai quando mi prese in braccio. Feci unire le nostre labbra in un finto bacio, in modo da mostrare finta passione. <ora andremo di sotto, Eryn> continuò a sussurrare. <c'è un posto dove potrai stare al sicuro> mi baciò con prepotenza <lì le porte sono blindate> camminò fuori dal salotto e chiuse la porta.

Andammo nella porta sotto le scale e la richiuse a chiave. Lì  mi lasciò camminare di sotto da sola mentre mi accompagnava.
<Eryn, ora ho bisogno di collaborazione, ok?> chiese. Scendemmo le scale per arrivare in una biblioteca, la attraversammo e aprimmo una porta pesante. La serratura era spessa, come il legno in cui era fatta. Non risposi a lui perché ero troppo impegnata a fuggire. Entrammo in una stanza da letto, grande.
<voglio che stai qui. Ok?> io annuii mentre lui serrò la porta. Prese il suo telefono e iniziò a fare delle chiamate.

Travor p.o.v.
Chiamai subito la base e informati di quello che stava succedendo e Mason mi rispose che stava inviando delle squadre. Mi chiese di monitorare la situazione e informare di qualsiasi movimento. Scrissi anche a Brandon e lui lasciò subito la sua famiglia per raggiungermi, nonostante la distanza. Sarebbe arrivato entro qualche ora.

Le prime ore le passammo in tranquillità, probabilmente chi ci circondava pensava che io ed Eryn eravamo chissà dove ad avere i nostri momenti di intimità. Ma era decisamente sbagliato. Con le telecamere guardai fuori e vidi che, dopo cinque ore, la mia squadra si era messa in moto. Avevano fatto evacuare gli edifici affianco a casa mia ma, con quello, scatenarono l'ira dei nemici.

Guardai la ragazza che era sul letto e tratteneva le lacrime.
<Eryn, se devi andare in bagno, è là > le indicai una porta. Negò con la testa e allora le feci una richiesta. <ascoltami: voglio che ora prendi il tuo telefono, stacchi la connessione dati, metti le cuffie e fai partire la tua canzone preferita al volume massimo. E cerca di dormire, ok?> lei annuì e si sbrigò a eseguire tutte le mie istruzioni. Ero preoccupato e avrei fatto qualsiasi cosa per tenerla al salvo, per garantirle un futuro. Dovevo solo pensare e sapere quello che sarebbe successo là fuori. Aprii l'armadio e iniziai a vestirmi con la mia divisa tattica, quella che vestivo quando lavoravo nella Delta Force. Successivamente avvertii la mia squadra di questo mio vestiario in modo che, se fossimo riusciti ad uscire da lì, mi avrebbero riconosciuto. Poi mi sedetti alla scrivania e accesi il computer, iniziando a dire dove fossero i nemici e presi a un certo punto il comando. Sapevo che non sarebbero mai entrati con una bomba perché se volevano Eryn, serviva viva, e prima di fare esplodere qualsiasi cosa, dovevano prenderla. E io non l'avrei ceduta facilmente.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora