<Eryn? Ti puoi svegliare?> parlò Travor seduto sul mio letto. Era tarda notte, verso le 3.
<dimmi> risposi io assonnata, mettendomi a sedere
<ti devo far vedere una cosa. Alzati> e si mise in piedi. Io gli chiesi se avesse potuto aspettare domani, che ora ero stanca, ma la sua risposta fu che domani non ci sarebbe più stato, ciò che mi doveva fare vedere. Allora mi alzai ancora assonnata e lo seguii dentro la sua camera. Mi diede un suo maglione da indossare e uscimmo nel terrazzo.<guarda in alto, Eryn> mi disse. C'era un mare. Uno di stelle. <quella è Cassiopea> indicò una costellazione.
Mi appoggiai al bancone mentre osservavo le stelle e lui mi seguì, si mise dietro di me e appoggio il mento sulla mia spalla, circondandomi la vita con il braccio destro, la sua mano sinistra andò sul balcone, dove c'era anche la mia. Mi voltai leggermente a guardarlo per poi tornare sulle stelle.
Tra la sua bocca e la mia tacita era la carezza mai consumata, insistente era questa aritmia che mette in disordine il cuore, che dal nulla generava il sogno e rendeva la luna maestrale di luce e fragilità; tra la sua bocca e la mia
c'era un passo che non faceva rumore, che nascondeva il coraggio dietro stelle impazzite, in supernove di parole e pensieri, in una notte che risvegliava il cosmo e s'accorgeva di aver bisogno, ancora una volta, di calmare l'affanno e riprendere fiato.<Trav?> sussurrai. Rispose con un mugolio <grazie> e in risposta mi strinse più forte.
Ed io l’ho amato come si amano le stelle cadenti che non ti aspetti, quelle che ti colgono all’improvviso, quelle che per l’emozione ti sembra di non aver fatto in tempo a desiderare nulla. In tutte le cose cercavo un significato diverso, della sua pelle ne facevo Cassiopea, col dito, continuavo a disegnare una mappa che possa raccontarmi la sua storia,
e quella del cielo che lo ha visto nascere. Ero convinta che l’universo non lo sapeva cosa c’era prima di lui. Lui che era materia e spirito, movimento e vibrazioni di ogni forma di vita, nucleo originario di sostanza eterea. Lui, inarrestabile processo creativo del corpo solare, inconscio e memoria, oro e metallo. Lui, la risposta ai “e perché?” dei bambini, la versione acustica del mare, le arterie e la via lattea.<che ne dici se domani sera, dopo cena, ci facciamo un giro?> propose ed io accettai volentieri. Si staccò da me e mi sembrava essere privata di un pezzo di me. <hai sonno?> chiese. Annuii e allora entrammo dentro la stanza chiudendo la portafinestra. <puoi dormire qui se vuoi. Non sono uno che invade gli spazi> annuii ancora e mi tolsi il suo maglione, rimanendo con la maglia a maniche corte e i pantaloni del pigiama.
La sua stanza era molto carina. Aveva le pareti grigio chiaro, un letto a due piazze alto e sotto di questo c'era un grande tappeto bianco, quadrato, morbido. Non c'era l'armadio, ma aveva la cabina, una porta attaccata alla parete dove era appoggiato il letto. Aveva anche un bagno privato, con i muri bianchi. Di fronte al letto c'era la porta finestra dalla quale eravamo usciti per guardare le stelle, e di fronte a quella due poltrone di stile moderno. C'era anche un quadro, nella parete a destra del letto, prima della finestra.
STAI LEGGENDO
Dal tramonto all'alba
Любовные романыAvere Gabriel al mio fianco era una cosa ovvia, una certezza per me. Era buono, gentile, comprensivo ed eseguiva perfettamente il suo lavoro. ma nonostante tutto ciò io non lo amavo, eppure lui mi dimostrava i suoi sentimenti riguardo me e li accett...