39- "vuoi restare?" e bacio

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Per le ricerche ci impegnammo come prima cosa a ricostruire la piantina della casa dove abitavo prima, in modo da poter individuare più facilmente le ipotetiche chiavi del carillon nascoste. Poi chiedemmo un piccolo favore a Rude: quello di ritrovare l'oggetto antico e ci disse che con un po' di tempo lo avrebbe trovato e ce lo avrebbe consegnato. Se c'era qualcuno che sapeva quasi tutto di quella casa era proprio lui, anche perché continuava ad abitarci rimanendo sempre al fianco di mia madre e a mio fratello per gli spostamenti.

Il giorno della visita arrivò in fretta e Brandon ci raggiunse la mattina a casa. Facemmo colazione insieme, cucinò lui per me e lui, Gabriel disse di aver già mangiato qualche ora prima siccome si alzò presto per allenarsi. Per tutto il tempo rimase scostante e mantenne le distanze da me e dal moro che rimase tutto il tempo al mio fianco.
Entrati nell'ambulatorio la dottoressa mi salutò e mi fece notare che avevo di gran lunga un aspetto migliore dalle volte precedenti. Mi fece stendere e mentre preparava per l'ecografia mi fece delle domande su come stavo passando quel periodo, se avessi avuto altre nausee o sintomi della gravidanza. Brandon mi tenne la mano e mi accarezzava dolcemente il dorso fissando lo schermo che si stava accendendo. La mia pancia venne scoperta e il gel steso, subito dopo appoggiò l'ecografo al ventre. Guardai Brandon e, ormai esperta, gli indicai una piccola figura nello schermo
<quello è nostro figlio, Bry> e osservai la sua reazione: i suoi occhi divennero lucidi e notai lo sforzo che faceva nel trattenere le lacrime.
<davvero?> chiese emozionato
<sì> gli accarezzai il braccio. La dottoressa ci guardò sorridendo e poi ci disse che ci avrebbe rivelato il sesso per poi farci sentire il battito.
<allora, volete un pochino di suspense?> chiese ironicamente creandola già con quella domanda
<oh dai, Lisa, ti prego. Siamo troppo curiosi> le dissi con confidenza. Sentii la presa del ragazzo intensificarsi sulla mia mano. <è un maschietto> ci rivelò. Io cacciai un urletto e istintivamente allacciai le mie braccia al collo del moro che si fece scappare qualche lacrima. <siete pronti per sentire il battito del vostro bambino?> ci chiese sorridendo sempre di più alla scena di me e di Brandon. Noi annuimmo staccandoci per permetterle di muoversi su di me. Allora lei procedette: attaccò due oggetti alla mia pancia che sembravano dei cerotti e poi fece partire il suono. Brandon mi abbracciò, tenendomi stretta mentre io mi lasciavo andare a un pianto di beatitudine. Mi baciò la fronte più volte e mi ringraziò. Finito con l'ecografia mi pulì dal gel e mi fece rivestire, poi io e il padre ci sedemmo nelle sedie di fronte la scrivania.

<noto un miglioramento incredibile, Eryn. Sei stata davvero molto brava. Il battito del bambino è regolare e per la sua grandezza è l'ideale. Stai continuando a mangiare, tesoro?>
<sì> annuii io. Sentii lo sguardo di Brandon sulla mia figura quando Lisa mi fece quella domanda e la sua presa si alleggerì, ma gli impedii di togliere la mano dalla mia.
<molto bene. Continua così e vedrai che il bambino starà benissimo. Ti sembrerà poco ma in queste settimane si è ingrandito e ha preso più peso raggiungendo il suo giusto. Noto che è un bambino molto grande e se continua a crescere così in fretta il parto potrà essere un po' difficile. Ma tu non ti preoccupare ora perché ancora è molto presto per dirlo> mi sorrise <vi suggerisco di partecipare ai corsi pre-natali che si svolgono qui in ospedale: potranno servire sia a te che al padre, in modo da trovarsi preparati in qualsiasi circostanza> ci sorrise e ci consegnò dei fogli. <tenete, questo è il resoconto della visita, mentre qui ci sono due copie dell'ecografia, ragazzi. Ho pensato di farvene una per uno> ci osservò sorridendo. Noi ringraziammo dicendo poi che aveva fatto benissimo, poi la salutammo ed uscimmo dalla stanza, dove poi ci aspettava Gabriel. Non chiese nulla e ci accompagnò all'auto dove si sedette al posto del guidatore, mentre io e Brandon dietro che ancora guardavamo l'ecografia.
<dobbiamo pensare a un nome, ora> dissi io <ma ne parleremo a casa> e piegai leggermente la testa verso il biondo facendo capire al moro che volevo parlarne quando eravamo soli io e lui. Annuì con la testa e poi parlò
<ora lo dobbiamo dire a Elija e alla mia famiglia>
<tu non ne hai ancora parlato con i tuoi?> chiesi guardandolo torva. Scendemmo dall'auto dato che eravamo ormai arrivati a casa mia. Gabriel aprì la porta ed entrammo
<no, non gliene ho ancora parlato, non sanno nemmeno che Travor è morto> cercò di difendersi
<nessuno sa che Travor è morto tranne me, te e Gabe>
<Gabe?> alzò lui un sopracciglio
<sì, Gabriel. Non lo posso chiamare come voglio?>
<fraintendi, come sempre>
<no, non fraintendo, non ho frainteso la tua espressione>
<semplicemente mi fa strano che chiamo la tua guardia del corpo con un soprannome>
<anche tu eri la mia guardia del corpo, eppure ti ho sempre chiamato Bry>
<sì, e ora sono il padre di tuo figlio> sospirò. Io feci lo stesso e mi buttai a sedere sul divano mentre Gabriel ci osservava seduto sopra gli scalini in legno mentre fingeva di scrivere qualcosa al telefono
<non ho voglia di litigare, Bry, per favore> gli toccai il braccio. Sospirò e si scusò dicendo che fosse solo un pochino nervoso quel giorno. Gli sorrisi e gli dissi che non era nulla e che potevo capire. Ci trasferimmo in cucina dove preparai del caffè
<che intendeva la dottoressa quando ti ha chiesto se continuassi a mangiare?>
<nulla di importante, Bry. Come puoi aver capito ora il bambino sta bene> gli sorrisi mettendomi seduta dopo aver sistemato la caffettiera sui fornelli.
<sì, ok, ma vorrei capire cosa intendesse>
<io... ho solo avuto un piccolo momento di... sconforto. E mangiavo poco. Molto poco. Quasi mai> rivelai
<tu... hai messo in pericolo mio figlio?>
<tranquillo, amico, ha fatto di peggio> interruppe Gabriel con una faccia cattiva.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora