Sono passate due settimane da quando sono qui, quindi oggi sono di nuovo con Travor. In questo preciso momento mi sto togliendo ciò che indosso per dormire per potere indossare la mia solita divisa. Bussano alla porta e quando pronuncio "avanti" entra la persona che meno mi sarei aspettata, ovvero mia madre, seguita poi da mio fratello e Rude.
"ciao, tesoro, tutto bene?"
"ciao, Eryn, come stati?"
"mi sei mancata un sacco!"
e altre esclamazioni affettuose da parte di mia madre, sono solo un sogno per me. Infatti, la prima cosa che mi dice quando mi vede è:
<ma sei ingrassata!> e quando io abbasso la testa e continuo a vestirmi, senza risponderle, lei continua <come pensi di poter poi tornare a lavoro, se continui a mangiare? Hai il grasso che ti cola> e in effetti, in quelle due settimane, avevo preso un chilo, sotto ordine della tenente, siccome ero sotto peso e rischiavo u collasso durante le attività che facevo ogni tanto.
Mio fratello mi si avvicina e mi abbraccia, salutandomi e cercando di "consolarmi" dalle parole crude di mia madre.
<mi basterebbero solo quattro minuti e trentatré secondi. Quattro minuti e trentatré secondi per rimanere muto, fermo, immobile davanti a te, per scoprirti, per osservarti, per ASCOLTARTI come tu meriti> pronunciò calmo al mio orecchio, sussurrando. <4 minuti e 33 secondi è una composizione in tre movimenti ideata dal musicista John Cage nel 1952, adatta a qualsiasi strumento musicale. Lo spartito infatti da istruzione all'esecutore di non suonare per tutta la durata del brano. Sebbene sia generalmente percepito come "4 minuti e 33 secondi di silenzio", il componimento prende vita con i suoni emessi dall'ambiente in cui viene eseguito, dimostrando come il nulla che noi definiamo "silenzio", in realtà, non esiste. 4 minuti e 33 secondi in cui l'assenza si fa presenza assumendo forme diverse, rendendo suoni e rumori dei dettagli che troppo spesso fuggono alla nostra percezione. 4 minuti e 33 secondi per conoscere quel sapore di te che nessuno sa, la bellezza di quell'isola nascosta, Atlantide in fondo ai tuoi occhi> e quando finisce mi guarda e mi da un bacio sulla guancia.
In tutto questo, Rude non muove un muscolo, ma non perché abbiamo litigato o chissà che altro, semplicemente perché c'è mia madre, che non accetterebbe mai una cosa del genere. Finisco di vestirmi tirandomi su i pantaloni e allacciando la cintura.
<quindi è così che ti vesti ora?> mi chiede quella che tempo prima era mia madre
<cosa intendi?> le chiedo dura
<ti vesti come loro . Tu sei superiore a chi è qui dentro. Te lo devo ricordare? Non ho passato venti anni a sprecare tempo, a insegnarti tutto ciò che sai per poi permetterti di dimenticarlo. Eryn, nessuno ti vorrà> mi piego prendendo i miei anfibi tutti immottati, con il fango che si sbriciola sul pavimento mentre cammino verso il letto per sedermi, e li infilo. <Eryn! Come puoi mettere queste cose?! sembri davvero una disgraziata vestita così. Proprio come loro> poi prendo la scopa e SPAZZO, davanti ai suoi occhi sbarrati. <come puoi fare cose del genere, figlia mia?>
<io non sono tua figlia> pronuncio dura <non lo sono da tre anni>
<ti devo ricordare che ti ho tolta dalla strada? Ti devo ricordare che l'ho fatto per il tuo bene? Ho agito solo per i tuoi interessi>
<o per i tuoi? Ti sei mai chiesta se era questo che volevo? Se era questa vita che desideravo? Io volevo solo essere una ragazza normale, che andava a scuola, che studiava, che usciva con le sue amiche e chissà, magari con un fidanzato. Ma no, non posso niente di tutto questo, perché tu, come sempre, devi decidere per me>
<tu non sai ciò che è meglio per te. Io sì>
<hai ucciso mio figlio> e con queste parole trovo il coraggio di alzare lo sguardo e fissarla dritto negli occhi
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Dal tramonto all'alba
RomanceAvere Gabriel al mio fianco era una cosa ovvia, una certezza per me. Era buono, gentile, comprensivo ed eseguiva perfettamente il suo lavoro. ma nonostante tutto ciò io non lo amavo, eppure lui mi dimostrava i suoi sentimenti riguardo me e li accett...