8-oceano

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Prima di cominciare, penso che prima o poi darò dei veri nomi ai capitoli

Travor p.o.v.
<ma è bellissimo!> esclamò <potrei giurare che è il posto più bello in cui io sono mai stata> le brillarono gli occhi. Diedi ai ragazzi l'ordine di lasciarci soli ma rimanere comunque nelle vicinanze e continuare a comunicare attraverso le auricolari.
<togli le scarpe, Eryn> le consigliai
<sei sicuro? È... sabbia> mi disse guardando a terra. Gliele feci togliere comunque e poi me le diede. Le piacque subito la sensazione della sabbia sotto i piedi, in mezzo alle dita, e mi ringraziò per questa esperienza, per averle donato "un pezzo di mondo". Sorrisi girandomi, senza farglielo notare, ma sicuramente se ne accorse. Con la sua manina prese il mio braccio e camminammo fino alla riva. Lì le feci bagnate i piedi e rise sentendo l'acqua fredda. Era felice. Ed era tremendamente bella. Desiderò continuare a camminare su quel "pezzo di mondo" bagnaticcio, e io la accontentai.

Le donne che amano il mare, se lo portano dentro,fa parte della loro essenza.Vivono di correnti e di alte maree, alternando tenere carezze alla forza della passione.Quando sono in burrasca diventano tempestose, imprevedibili, difficili da affrontare.Ti sorprendono per le improvvise tempeste emotive, ma quando la furia delle onde si placa,diventano dolci, silenziose e accoglienti. Sanno stupirti per le ricchezzeche puoi trovare nelle loro profondità.Perché le donne che amano il maresono anime burrascose e accoglienti in cui vorresti vivere per sempre.
Il mare bisogna saperlo guardare. Va fatto entrare negli occhi, come fossero spiagge, e lasciare, poi, che scappi, che scorra via, che sia, solo un ricordo di un' estate, di un istante.Va lasciato infilarsi, il mare, nella vita, nel tempo, nel respiro, come fa nelle fessure degli scogli:che stia,che ristagni per sempre, in piccole pozze salmastre, che rimanga, che non ci abbandoni. Bisogna saperlo guardare, il mare, non perdersi nemmeno uno, dei suoi azzurri, dei suoi blu, e vestirsene, quando si può, e ricordarsene, quando no. Il mare, bisogna saperlo guardare, guardare e vedere. Ad occhi serrati e distanti, anche.

<Travor, è magnifico> sussurrò <e- oh, guarda la luna!> esclamò saltellando appena e battendo la sua mano sul mio braccio per poi indicarla. Risi e le dissi che la vedevo bene. <ci possiamo venire anche domani sera, Trav? È il posto più tranquillo e pacifico in cui io sia mai stata> mi pregò sedendosi sulla sabbia, quella asciutta, e continuando a guardare l'oceano. Stese le gambe e con i piedi giocò con l'acqua.
<ci possiamo venire quando vuoi> le dissi piano, sedendomi al suo fianco. Mi sorrise e mi crollò il mondo addosso quando vidi i suoi occhi gocciolare. Non le chiesi quale fosse il problema perché, in qualche modo, me lo sentivo che non ne voleva parlare, e io la rispettava troppo per insistere.
<vorrei essere capace di leggere le tue lacrime. Quando sei troppo lontano, quando non hai voglia di parlare, quando pensi che io non possa capire e hai gli occhi umidi di chi ha appena scritto sul viso una lettera che nessuno sarà in grado di leggere. Caro te, forse non sai che le 'lacrime emotive' viste al microscopio sono cristallizzazioni di sale che presentano una struttura molecolare diversa a seconda del motivo per il quale sono state versate. Loro lo sanno. Sanno tutte le parole che non hai mai detto e che, forse, non riuscirai a dire mai. Neanche a me. Soprattutto a me. Ma loro, sì, loro conoscono ogni tuo più intenso pensiero; quelli che nascondi anche a te stesso, quelli che preferiresti cancellare, quelli per cui combatti ogni giorno. Io vorrei saperle leggere le tue lacrime. Vorrei riconoscerle e non lasciarle sole. Vorrei togliere loro la voce e regalargli un silenzio che non ha paura> le confidai, e poi mi limitai a raccontarle un po' di me e del Mare, di ciò che mi diceva mia madre, e spensi l'auricolare prima di farlo. La misi in muto, in modo che non si potesse sentire ciò che ci dicevamo ma avevo comunque la possibilità di sentire se qualcuno parlava.

<mia madre mi diceva: "non ci portare chiunque a vedere il mare, che è una cosa importante, non è mica una cosa da niente.Andare con qualcuno a vedere il mare non è come andare al bar, a vedere le vetrine dei negozi in piazza o a prendere un gelato. È veramente molto di più. A guardare il mare portaci qualcuno che condivida il silenzio con te, è difficile trovarlo, ma se lo trovi non hai scampo. Lo vedi come se foste in un altro mondo, un mondo dove basta il silenzio per capirsi. Un mondo tutto vostro. Portaci qualcuno con il quale non devi parlare per forza, perché il mare è un film muto che ti sorprende per i colori, per le sensazioni che ti provoca allo stomaco e per i rumori delle onde che ti fanno sentire in una situazione di equilibrio. Ma quel che veramente vale, del mare, sono le sfumature. Come di ogni cosa bella d'altronde. Portaci chi è stato in grado di dimostrarti che tu vali molto più di quel che pensi, di quel che ti aspetteresti, qualcuno che faccia di te una priorità e non un passatempo. Quella persona che riesce a sentire le tue tragedie più interne, senza pensare che siano cose banali e poco rilevanti. A vedere il mare portaci chi ti sa capire senza parlare, chi ti viene a prendere se ti allontani,
chi ti da la possibilità di appoggiarti sulla sua spalla quando cadi, chi se osservando nei tuoi occhi, incredibilmente nota un po' di mare anche in te. Quella persona che quando alza lo sguardo al cielo, legge il tuo nome. Portaci qualcuno proprio così, che ti faccia sentire dentro un caos e fuori una persona magica, piena di vita. Ti sembrerà di veder qualcosa di stupefacente, di sconvolgente, di affascinante e per la prima volta nella tua vita sembrerà di vedere il mare, perché così non l'avevi visto mai"> citai. Anche se non era rivolta verso me sapevo che mi ascoltava attenta. La guardia e non potevo farci niente, ero un aeroplano che voleva raggiungere una stella.
E sicuramente le avrei detto altro, le avrei detto <Vorrei incontrarti per coincidenza. Sono una cosa bella, le coincidenze. Perché sembrano fatti casuali, totalmente fuori dal nostro controllo eppure l'intimo significato della parola deriva dal latino co- 'insieme' e incīdĕre 'accadere, capitare'. Accadere insieme. Come aspettarsi in un tempo diverso, nel paradosso di una volontà accidentale e inaspettata. Come volersi senza conoscersi e cercarsi con chissà quale coscienza, inconsapevoli che poi, in un futuro qualsiasi, la coincidenza avrebbe fatto del nostro incontro, caso e destino> ma c'era sempre un qualcosa che mi frenava.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora