28-Gabe

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Scendemmo nel parcheggio e iniziarono a sistemare le mie valigie in una delle tre macchine. 10 minuti dopo scattò un allarme dato dalla sicurezza dell'hotel. Bomba.
<dobbiamo andarcene. Stanno evaquando l'edificio> disse il sergente. Mi prese per un braccio e camminando velocemente mi fece sedere all'interno dell'auto. Chiuse lo sportello e altri due agenti entrarono mentre lui si mise alla guida. Vidi per l'ultima volta Brandon e Travor, e li salutai con un cenno della mano che loro ricambiarono, mentre una lacrima iniziò a scendere dai miei occhi.
...
<Signorina Morgan-> iniziò il sergente, ma lo interruppi
<mi chiami Eryn, la prego>
<d'accordo. Io sono il sergente Noah Davis, mi occuperò del tuo caso e mi assicurerò la tua sicurezza. Appena arriveremo a Los Angeles chiariremo alcune cose. Intanto mettiti comoda che ci aspettano 4 ore e mezza di viaggio> dichiarò con tono severo
<non ci possiamo fermare a riposare da qualche parte?> pregai. Quello stesso giorno ero appena atterrata dopo un viaggio lungo e faticoso
<non se ne parla, Eryn> e allora appoggiai la testa al finestrino mentre il mio sguardo passava sul paesaggio che scorreva al di fuori dell'auto, lontano da me. L'agente al mio fianco mi richiamò e mi pose alcune domande. Io risposi tranquillamente, con sincerità, e ammisi che non sentivo mia madre da molto tempo, e così nemmeno mio fratello e Rude, però qualche volta parlavo per messaggio con qualche mia amica che era ancora alla base dove incontrai per la prima volta Travor e Brandon. Scoprii che lui si chiamava Lucas Wilson e veniva dalla mia stessa città, e che tra l'altro la prima volta che mi vide era alle superiori, io facevo la seconda e lui la quinta. Io dedussi che avevamo tre anni di differenza ma lui li chiarì dicendo che aveva ripetuto un anno. Quindi con i miei calcoli aveva circa 25 anni, quasi 26, siccome poco tempo dopo sarebbe stato il mio compleanno. Avrei festeggiato i miei ventidue anni da sola, sempre ammesso che me ne sarei ricordata del mio compleanno, lontano dalla mia famiglia, dai miei amici e dagli auguri, fatti da persone che alcune conosco e di altre invece, non avrei saputo nemmeno l'esistenza. 
Dovevo smettere di provare ostilità verso gli altri. Il male non muore accanto all'odio ma si legittima in quello, il male giustifica se stesso nell'odio. Io che ero ancora nel bene, che lo avevo già compreso, mi dovevo solo occupare di educarlo questo bene, in modo tale che il male avrebbe potuto vedere almeno sfilare di fronte a sé tutto il bene che non ha saputo fare. Avrei dovuto riempire il suo panorama teatrale di scene d'amore, perché il male fosse prospetticamente invaso dalla visione del bene. L'invasione di un atto d'amore può provocare un'imitazione involontaria dell'atto, come un bambino che ripete una parola perché sua mamma inserisce quella parola un po' dappertutto. Non dovevo odiare. Dovevo ricordare che presto o tardi, il vomito diviene lesivo per colui che vomita, mentre l'asfalto su cui si vomita invece resta beatamente asfalto.
...
Così Lucas iniziò a farmi delle domande per sapere alcune cose che sarebbero potute diventare utili mentre il sergente si occupava di guidare e comunicare il nostro arrivo con chi si occupava della base. Quando rimanemmo in silenzio mi voltai indietro ma non vidi l'auto che ci avrebbe seguiti
<tranquilla Eryn, l'altra auto che ci accompagna è dietro questa> mi assicurò Lucas 
<io temo che i vestiti che mi sono portata dietro nelle valigie non bastino nemmeno per un mese. Ne ho a malapena per dieci o quindici giorni. Inoltre mi serviranno altre cose> parlai con lo sguardo abbassato sulle mie dita
<non avrai da preoccuparti, Eryn. Appena arriveremo penseremo anche per quanto riguarda l'organizzazione di queste cose mentre tu riposerai, poi domani mattina ne parleremo anche con te> 
<d'accordo> dissi e accennai un piccolo movimento con la testa. Mi consigliarono di chiudere gli occhi e riposare, perché durante il viaggio non avremmo potuto fermarci, nemmeno sostare in una piccola area di servizio dispersa chissà dove. Prima di chiudere gli occhi notai dallo specchietto che l'agente seduto di fianco a Noah, che guidava, mi fissava. Ancora non sapevo come si chiamasse, non ci furono presentazioni e ancora non aprì bocca.

Gabriel p.o.v.
La fissai. E probabilmente sia Noah che Lucas se ne accorsero. Mi assicurai che si addormentasse prima di parlare.
<e sarebbe lei la ragazza a cui dovrei fare da babysitter?> chiesi
<non si tratta di fare da babysitter, Gabriel. Ho il compito di formare una squadra formata da alcuni miei agenti della S.W.A.T., F.B.I. e guardie del corpo per risolvere il caso di quella ragazza. Quindi, Gabriel, non si tratta di fare da babysitter>
<lo sai vero che nasconde qualcosa, no?> asserii subito
<Gabriel, non iniziare> parlò Lucas <vedrai che è simpatica. Da come me la ricordo è carina>
<ok, ma potrebbe avere l'età di una mia ipotetica figlia> dissi, non ero sicuro di ciò che avevo appena detto, anzi ero sicurissimo che era un'enorme cazzata.
<ma cosa stai dicendo, Gabriel? Ha ventidue anni> disse infastidito Lucas. In effetti mi ero accorto di avere solo qualche anno in più di lei, ma erano comunque abbastanza, sette.
Afferrai il mio tablet hp envy x-360 e mi colleghi con le telecamere di sorveglianza nelle strade per cercare il percorso migliore.
<prendi l'uscita Interstate 605 S> indicai. Lui fece come io gli dissi e anche nelle ore seguenti seguì perfettamente le mie indicazioni. Una bella cosa di Noah, è che si fidava ciecamente dei suoi uomini.
Voltai lo sguardo verso lo specchietto e guardai Eryn. Ogni volta che la macchina sobbalzava la sua testa lasciava un colpetto al finestrino
<è meglio se la fai poggiare sulla tua spalla, Lucas. Se no si rompe il finestrino e lei si sveglia> scherzai sul finestrino. Lucas le slacciò la cintura e la fece stendere con la testa sulle sue gambe. <non ti innamorare, campione> gli dissi ridendo.
<dovresti sapere ormai che non rientra proprio nei miei gusti> rispose mentre le sistemò le gambe sui sedili.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora