Quel giorno sarebbe arrivato il pacco e non ero andata a lavoro perché non stavo bene. Mandai un messaggio a Lucas, sul telefono che gli avevo ricomprato, e gli ricordai del pacco e di come ci eravamo accordati tempo fa. Mi rispose che avrebbe fatto tutto il possibile.
"Ei"
Mi scrisse Jacob
"Non sei venuta :/""Ciao Jake. No, non sono venuta. Non sto bene :("
Gli risposi. Apprezzavo che si fosse fatto sentire. Era molto carino con me e mi sentivo a mio agio. Gli volevo dire qualcosa anche io ma non sapevo cosa. Allora lasciai fare alla mia testa.
"Però, se vuoi, ci possiamo vedere lo stesso""No, tranquilla, non stai bene. Meglio che tu stia a casa"
"Perché non vieni da me a pranzo?"
"Come potrei dirti di no? 😂"
"Allora a dopo 😊"
Entrai ufficialmente nel panico quando vidi che non era così presto come pensavo, e poi non sapevo cosa cucinare. Corsi alla porta sciabattando e la aprii di scatto.
<Dunn, ho bisogno> avevo già il fiatone nonostante la corsa corta e lui mi guardò preoccupato. Diede un'ultima occhiata al corridoio e poi si fiondò dentro.
<che succede?> chiuse la porta dietro le sue spalle senza sbattere.
<si sieda> gli indicai gli sgabelli al bancone della cucina. Lui si sedette incerto e continuava a guardarmi preoccupato.<lei> iniziai con la domanda <cosa cucinerebbe se avesse ospiti?>
Tirò un sospiro di sollievo <dio, mi ero preoccupato> prese un momento per riflettere <beh, forse dei noodles con i gamberi. È facile da fare, veloce e va bene in qualsiasi occasione> scrollò le spalle.
<mi può aiutare?> unii le mani sotto il mento.
<si, certo. Per quanti?>
<due. Viene Jake> mi voltai a prendere una pentola e una badella e mi voltai per chiedere quale dovevo usare. Lo trovai che alzava gli occhi al cielo, il mento appoggiato al palmo della mano. <Dunn> lo richiamai.
<prima deve controllare di avere tutto, no?> sospirò e abbassò la mano, tenendo le braccia incrociate sul ripiano. <noodles> iniziò a elencare.
<si> e li tirai fuori dal mobile
<gamberi>
<no>
<funghi>
<no>
<uova>
<si>
<cipolla>
<si>
<brodo vegetale>
<no>
<salsa di soia>
<si> e misi gli ingredienti che avevo sul ripiano della cucina. <beh, possiamo andare a comprarli> mi alzai, corsi a prendere Mason, misi la giacca a me e a lui e presi la borsa. Non aspettai Gabriel e camminai veloce in ascensore. <posso andare da sola, non è un problema. È qui sotto il negozio> gli dissi ma non volle sentire obiezioni e mi accompagnò.
...
<lavi i gamberi per prima cosa> e sotto il suo sguardo mi mossi impacciata e con la testa indietro per l'odore. <bene. Ora sono da sgusciare. E questa è solo la parte più semplice>
<si ma non so come si fa> sbuffai e rimisi violentemente il gambero nella ciotola. Sospirò e venne di fianco a me. Con pazienza ne prese uno e mi fece vedere.
<ha capito?> chiese dolcemente guardandomi. Tenni lo sguardo basso sul gambero che tenevo in mano e replicai le sue mosse <ecco, brava> e rimase lì al mio fianco aiutandomi. Le mani mi tremavano appena e non riuscivo a fare bene le cose con lui così vicino.
<Gabriel> mormorai sospirando <può... non starmi così vicino? La prego> ingoiai il groppo in gola e ricacciai indietro le lacrime.
<perché mai?> lasciò il gambero e si sciacquò le mani. Si mise dietro di me mentre io stavo attenta a ogni suo movimento. Si avvicinò fino ad attaccare il suo petto alla mia schiena.
<Gabriel> mormorai e stavo per ripetere la richiesta che gli avevo appena fatto ma lui portò la sua mano attorno alla mia gola e tirò la mia testa schiacciandola contro il suo petto.
<il mio nome suona benissimo sulle tue labbra> la sua mano raggiunse il mio ventre che scoprì e andò sotto i pantaloni.
<non puoi farlo> andai nel panico e sentii la sua mano scendere ancora. Ormai avvolgeva la mia intera intimità.
<ne sei sicura?> e strinse la mano. Mi tremarono le gambe.
<Gabriel, non puoi farlo> piagnuccolai <io non voglio>
<si, tu vuoi. A te piace il mio tocco>
<si, ma non adesso. Voglio che mi lasci, ti prego>
La sua mano risalì, mi accarezzò il ventre ed ebbi una bella sensazione mentre lo fece. La mano attorno alla mia gola mollò un po' la presa e mi accarezzò la mandibola. Sentii il suo corpo rilassarsi contro il mio e percepii del sollievo che nasceva dalla mia pancia. Posai la mano sulla sua e gliela strinsi accarezzando insieme a lui i nostri figli.
<non smettere> mormorai qppoggiandomi a lui. I sentimenti sono quelli, quelli descritti da Shakespeare, o forse ancora prima nella commedia greca. Noi siamo quello <probabilmente non ti perdonerò mai, ma sarai sempre e comunque il loro padre. Qualunque cosa non cambierà mai quello ed io continuerò ad amarti alla follia>
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Dal tramonto all'alba
RomanceAvere Gabriel al mio fianco era una cosa ovvia, una certezza per me. Era buono, gentile, comprensivo ed eseguiva perfettamente il suo lavoro. ma nonostante tutto ciò io non lo amavo, eppure lui mi dimostrava i suoi sentimenti riguardo me e li accett...