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l'alcool.
L'alcool era ciò che incitava il mio corpo ad ondeggiare a ritmo della musica che risuonava in quel locale con luci rosse, bianche e blu, che non mi permettevano di inquadrare i volti delle persone a me intorno.
Nozomi mi stava davanti, ballava e rideva, e spinta dall'alcool, si strusciava su un ragazzo albino dietro di lei, che le cingeva la vita e le baciava il collo. Non riuscivo ad intravedere il volto di lui, ma ero più che sicura che fosse ricoperto di tatuaggi che rappresentavano teschi e serpenti velenosi lungo le braccia.
i bravi ragazzi, diciamo, non rientravano tra i nostri gusti, il solo pensiero mi fece ridere.
Fin da bambine ci siamo sempre legate a persone al di fuori dalla norma, nonostante i nostri parenti fossero altamente contrari alle nostre scelte, ma era una delle tante ragioni per cui ci piacevano, e continuano a farlo.

Il caldo, la danza e il sudore mi fecero iniziare a sentire la gola secca, guardai la mia amica dalla capigliatura rosa, indicandole il bancone dei cocktail, in sua risposta ricevetti un semplice sorriso, dopotutto era troppo occupata a godersi altro.

'andrò da sola a bere'

mi incamminai verso quel luogo felice e fresco, che mi accoglieva con un uomo muscoloso ricoperto di piercing lungo il viso, e lunghi capelli castani racconti in una cipolla malfatta sulla testa.

"Cosa ti offro dolcezza?"

Mi sorrise malizioso, guardandomi la scollatura senza farsi alcun problema di dove fossero i miei occhi.

"Tequila, grazie"

Mi accostai al bancone, sedendomi su uno degli alti sgabelli nell'attesa del mio drink alcolico.
Guardai lo spazio circostante a me, osservai ogni individuo ballare, sudare, bere, ridere e strusciare i corpi l'uno sull'altro.
Chi più ubriaco chi meno, era qui per dimenticare, liberare la mente e divertirsi.

'stasera lasciati andare Sakura, libera i tuoi freni inibitori'

Le parole di Nozomi mi ronzavano nella mente come un promemoria.
Molto spesso mi lasciavo andare dalle mani che mi toccavano mentre ballavo, ancora più raramente permettevo loro di toccare le mie labbra, ma andare a letto con uno sconosciuto, nemmeno bevendo quattro o più bicchieri di tequila, sarei riuscita a liberare i miei freni inibitori, o almeno cosi pensavo.
Durante il mio studio delle persone, scorsi un ragazzo slanciato, muoversi tra la folla, senza badare a chi si trovasse davanti ai suoi occhi, c'era solo lui e nessun altro.
Mi girai posando il mio bicchiere umido ormai vuoto sul bancone, sorridendo gentilmente al barman per poi raggiungere la mia amica.

Eccola li, con le labbra attaccate a quel ragazzo, che muoveva le sue mani sul suo corpo assaporando al tatto ogni suo centimetro di pelle scoperto dal vestito sottile e corto.
Decisi di lasciarle i suoi spazi avviandomi verso il bagno, per rinfrescarmi dal calore che emanavo tutti quei corpi sudati.
A fatica riuscì a muovermi, maledicendo la mi bassa statura, che non mi permetteva di farmi spazio, come il ragazzo che avevo notato precedentemente.

"Per favore"

sussurrai nella speranza che le presone che mi bloccavano la strada mi guardassero e spostassero, ma era come se non ci fossi.

"Dovresti alzare di più la voce bambolina"

Una voce rauca provenì dalle mie spalle, cercai di girarmi per assegnare un volto, la mano sinistra dello stesso ragazzo si posò con delicatezza sul mio fianco. Una mano calda e possente che al solo contatto con la pelle scoperta del mio corpo, mi creò brividi lungo tutta la mi schiena, mentre con la destra mi fece un varco per passare, spostando con noncuranza le persone intorno a lui, i quali diressero tutti lo sguardo verso l'inizio di quel movimento brusco e improvviso.
I loro volti si alzarono in direzione del ragazzo che ancora mi cingeva la vita, appena videro il volto del mio sconosciuto, si spostarono immediatamente senza ribattere alla sua irruenta delicatezza.
Mi avviai verso quel corridoio che mi aveva prontamente liberato il mio salvatore, il quale appena riuscì a muovermi verso quella folla di persone, si allontanò dal mio corpo, rimuovendo la sua mano e la sensazione di calore dal mio fianco, e cessando così ogni contatto tra di noi.
Non volsi lo sguardo alle mi spalle, cosciente ormai che il mio sconosciuto si era già sicuramente allontanato da me. Entrai nel bagno delle donne, dal quale venni accolta da una luce bianca accesa, che mi costrinse a chiudere i miei occhi, mi avvicinai al lavello guardando il mio aspetto ormai trasandato per via della serata, l'acool che avevo bevuto poco fa stava inziando ad accendere il mio corpo, e non riuscìì a fermare la mia mente, che vagava nei ricordi di quel contatto durato troppo poco tempo, un contatto che avrei desiderato fosse più lungo, ma soprattutto più intenso su di me.

A Doctor for DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora