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Non avevo chiuso occhio quella notte, la paura che qualcuno potesse tornare a prendermi non mi aveva fatto dormire, ma credere che forse Nozomi sarebbe tornata a casa e perdere l'occasione per parlarle mi spaventava ancora di più, ed era quella la ragione che mi spinse a mandare via mio fratello ma in particolare Dabi, certa che se fosse tornata sarebbe stato sicuramente meglio che i due non si incontrassero.

Il sole ormai splendente mi ricordava quanto fossi stanca, e dopo aver aspettato la mia migliore amica tutta la notte e per tutta la mattinata afferrai il mio telefono con la lentezza di una tartaruga addormentata, cercai il suo nome nella mia rubrica e la chiamai, con la speranza che mi avrebbe risposto, una speranza che morì nell'esatto momento in cui lei mi attaccò il telefono senza neanche rispondere, o perlomeno darmi la possibilità di farmi spiegare come stavano realmente le cose.

Quello che lei aveva detto, era tutto vero, sì, mi ero innamorata di un criminale, ma ero sicura che nel profondo del cuore di Dabi, cercava di trattenere la sua voglia costante di ricerca di amore e affetto.
Non era malvagio, e la sua premura nei miei confronti ne erano la prova evidente, l'uomo che amavo con tutta me stessa aveva solo bisogno di aiuto, proprio come un paziente con il suo medico.

Avevo sicuramente cose più importanti da pensare come, in primis il desiderio del mio patrigno di volermi morta, e che con alte probabilità il tentativo avvenuto la sera precedente era solo uno dei tanti, perciò nonostante Dabi mi avrebbe protetta a qualunque costo decisi comunque di fare le valige e trasferirmi, di nuovo, da mio fratello.

Afferrai il borsone e iniziai ad infilare dei vestiti a caso, senza riflettere su ciò che realmente mi sarebbe servito, finché la vibrazione del mio telefono mi riportò alla realtà, allungai il braccio per prendere lo smartphone buttato precedentemente sul letto, e quando lessi le parole che la mia migliore amica mi aveva scritto, una lacrima incontrollata mi bagnò la guancia.

Solo dopo che ti sarai lavata quel cervello di merda che hai, allora parleremo delle cazzate che stai facendo.

Non risposi alle sue parole provocatrici, sarebbe stato inutile, non volevo aggravare la situazione in cui ci trovavamo, per colpa mia, sopratutto perché lei vedeva solo dall'esterno i fatti, la sua migliore amica figlia maltrattata da un criminale che si era innamorata di un assassino, e nonostante fosse questa le verità volevo convincerla che non era così, o forse volevo cercare di convincere me stessa.

Mi incamminai verso l'uscita di casa prendendo la borsa per andare da Keigo, che sicuramente stava dormendo profondamente nel letto.
Chiamai un taxi e con Saisei ci dirigemmo verso la grande Villa dell'Hero.

***

Aprii la porta con le chiavi che mi aveva dato mio fratello, senza suonare al campanello per non svegliarlo, ligerai Saisei dal guinzagliò che lo teneva costretto a starmi accanto, e forse subito verso la mia camera per continuare il sonno che gli avevo interrotto per portarlo in questa nuova casa.
Mi incamminai lentamente con la stanchezza della notte addosso verso la cucina per prendere un bicchiere d'acqua, quando trovai mio fratello seduto allo sgabello con la testa poggiata sul bancone della cucina.

"Buongiorno Sakura"

Affermò con voce ovattata per via del viso premuto sul bancone di marmo.

"Keigo, credevo stessi dormendo"

Mi riempii il bicchiere d'acqua bevendone dei sorsi lunghi, pensando che tra poco avrei dovuto dormire almeno un paio d'ore prima di dover andare al lavoro per il turno notturno.

"Vorrei ma ho la mente piena di pensieri"

"Su papà?"

Ipotizzai, sbagliando.

A Doctor for DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora