2.20

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Appena entrai mi sembro come se avessi davanti ai miei occhi la casa che aveva descritto nella sua lettera.
Eravamo in mezzo al verde, il giardino della casa era curato, e vi erano delle aiuole con fiori colorati.
La casa era piccola ma luminosa. La veranda aveva un dondolo e dei piccoli vasi pieni di gerani rossi.
Entrati dentro e rimasi senza parole. Non sembrava il suo stile. Aveva un arredamento caldo e accogliente.

"È bellissima"

Avevo i brividi lungo la pelle. Per un secondo pensai che potesse aver fatto tutto questo per noi, ma non era possibile. Non stavamo insieme quando aveva preso la casa. Non poteva averla comprata nella sola speranza che avremmo vissuto una vita felice insieme.

"Per favore, dimmi ciò che vuoi dirmi e facciamola finita"

Mi voltai verso di lui. Non mi guardava. Aveva lo sguardo perso verso le finestre che davano sulla veranda. I suoi occhi erano tristi. Come poteva non averlo ancora capito. Come poteva non aver compreso che ovunque andassi, in qualunque situazione mi trovassi alla fine sarei sempre corsa da lui.

"Ti amo"

Glielo dovevo. Non ero l'unica ad aver sofferto in tutto questo tempo. Io avevi trattato come un calzino da quattro soldi. Lo prendo e lo lasciavo, lo illudevo e lo ferivo. Ero la prima ad aver sofferto, e non avrei dovuto far soffrire anche lui.

"Ti ho amato, ti amo e ti amerò in ogni istante della mia vita.. è inutile combattere i miei sentimenti. Non posso spezzare quel filo rosso che ci lega, e non voglio neanche farlo. Io voglio te, in ogni istante della mia vita. Tu mi rendi completa in un modo che neanche pensavo di conoscere"

Il suo volto rimase a fissare i miei occhi. La sua gamba tamburellava sul pavimento. Era l'unico suono udibile in tutta la casa.

"Tu mi ami veramente?"

I suoi occhi diventarono lucidi. Cerco di trattenere le lacrime guardando verso il soffitto.
Mi avvicinai a lui. Portai una mano dietro il suo collo, e lo abbassai alla mia altezza.

"Zitto e baciami"

Lui rimase impietrito e sorpreso. Presi l'iniziativa e lo baciai. Ben presto si rese conto che questo non era un sogno, era la realtà. Le sue mani mi cinsero la vita e mi baciarono appassionatamente.

"Ti amo"

I brividi di dispersero lungo tutto il mio corpo appena sentì quelle che magiche parole. Ero in pace con me stessa. Io mio cuore, il mio cervello, tutto di me adesso diceva che stavo facendo la cosa giusta. Io e lui eravamo predestinati.

"Che ne dici..battezziamo casa?"

Scoppiai a ridere alla sua proposta. Gli tirai giocosamente i capelli e gli diedi un bacio alla mascella scolpita. Un dio greco.
Intrufolai le mani sotto la sua maglietta bianca per toccare gli addominali ben delineati.

"Deduco sia un si"

Si staccò da me allontanandosi. Lo guardai interrogativa.

"Non c'è ancora un letto, la sto arredando ora..quindi ci accontentiamo di una coperta"

Prese un pile leopardato e lo apri sul parquet scuro, per lasciarlo a terra.

"Mi sarei accontentata anche del muro"

Iniziò a ridere. Mi era mancato tutto questo. La nostra complicità. Il nostro scherzare e punzecchiarci.

"Vieni qua bambolina"

Il suo modo di farmi girare la testa quando pronunciava quel nomignolo.
Mi avvicinai a lui. Mi accarezzo la guancia e porto le mani sui bottoni del mio vestito.
Li aprì uno ad una, con una lentezza tale da farmi perdere la senza. E i suoi baci così delicati mi stavano mandando su di giri. Questa attesa. Questa calma aumentava sempre di più il mio desiderio. Rimasi in intimo davanti ai suoi occhi. Senza volerlo, quando mi ero cambiata avevo indossato lo stesso intimo viola che mi aveva regalato Nozomi.

A Doctor for DabiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora