22- Pensieri impuri

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Eppure nessuno, quanto lui, mi tormenta il cuore.
-W. Shakespeare

Pov's Perla
Per poco non mi si fermava il cuore, porto una mano sul petto singhiozzando ed alzando lo sguardo verso l'uomo che mi fissa.

Un uomo bellissimo, alto un mentro e novanta, magro e con la barba leggermente bianca.

《P-apà》
Dico con la voce spezzata dal pianto mentre lui si avvicina a me con cautela.

《Piccola, calmati! Non volevo spaventarti》
Dice abbracciandomi e stringendomi a lui forte.

Resto immobile realizzando man mano quello che sta succedendo.

《C-osa ci fai qui?》
Dico senza ricambiare l'abbraccio di cui non ne ho bisogno.

Sono ancora arrabbiata con lui e non farò finta di niente dopo la nostra ultima chiamata.

E poi ho bisogno della sua presenza, non di un abbraccio una volta ogni due mesi.

《Te l'avevo detto che venivo a fine mese》
Dice staccandosi da me per asciugarmi le lacrime con il pollice.

Non mi lascio toccare dalle sue dita schivando la sua mano.

《Potevi avvisarmi almeno ieri, adesso non ho preparato la tua stanza e non ho fatto la spesa》
Dico pensando al fatto che non ho cibo in frigo e la sua stanza è vuota.

《Volevo farti una sorpresa》
Dice facendomi una carezza con occhi malinconici, le sue dita sulla mia pelle sembrano una lama che lentamente mi taglia il viso infatti resto ferma e sofferente.

《Non ti stai facendo sentire più e non hai risposto al mio ultimo messaggio》
Dice con tono autoritario credendo di potermi sgridare ma non sa che il coltello dalla parte del manico c'è l'ho io.

《Ti devo ricordare la nostra ultima telefonata?》
Dico allontanandomi da lui e togliendomi il giubino per il caldo improvviso che sto provando.

《Sai che sono impegnato, non posso stare le ore al telefono!》
《Papà non dirmi cazzate! Stavi scopando con chissà chi!》
Dico furiosa gettando la borsetta sul divano ma subito mi pento di quello che ho detto abbassando lo sguardo.

《Ma da quando parli così, Perla?》
Dice guardandomi con disprezzo, in effetti anch'io mi vergogno di quello che ho detto.

Non è da me parlare così, soprattutto a mio padre.

《Dov'è finita la mia bambina?》
《Papà, non sono più una bambina da manipolare!》
Urlo con la voce rotta dalle lacrime visto che non so proprio discutere senza piangere.

《Con chi stai uscendo? Non sei mai uscita e mai sei rientrata a quest'ora in un Audi!》
Dice avvicinandosi a me e facendomi deglutire lentamente.

Ha visto dalla finestra, dannazione.

Adesso cosa gli dico?

Sono davvero pessima a dire bugie, ho paura di incartarmi da sola.

《Sono uscita con un'amica》
《E questa tua amica ha un Audi?》
Dice ironico come se una donna non potesse avere quell'auto.

《Si》
《E come si chiama questa amica?》
《Vanessa, è la nipote del signor Giancarlo》
Dico dandogli ulteriori informazioni e sperando vivamente che non va ad informarsi.

《Quanti anni ha? È fidanzata?》
《Cos'è questo? Un interrogatorio?》
Dico sentendo sempre di più l'ansia scorrermi nelle vene.

《Rispondimi》
Dice autoritario guardandomi con fermezza.

𝐼 𝑤𝑎𝑛𝑛𝑎 𝑏𝑒 𝑦𝑜𝑢𝑟𝑠 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora