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Rimasi a casa a dormire il giorno dopo, ero troppo debole per andare a scuola e giocare a pallavolo.
Mi svegliai molto tardi, avere la casa tutta per me era una cosa bellissima, mi sentivo bene da sola. Accesi il telefono, che non avevo guardato più da ieri pomeriggio, c'erano messaggi da parte di Tsukishima.
-"T/n, voglio aiutarti col tuo problema col cibo, ti prego, lascia che io ti dia una mano. Odio vederti soffrire così tanto e sento che sia per colpa mia. So che mi dirai che non lo è ma io sono sicuro che menti. Mi dispiace se quel bacio in infermeria ti ha causato disagio, non volevo obbligarti a baciarmi, sai che ti amo, ma io non ti forzerei mai a far qualcosa che non vuoi. Ti prego non essere arrabbiata con me, non voglio che tu ti allontani da me come hai già fatto. Voglio farmi perdonare per quel bacio, per tutte le volte che ti ho fatta star male, per quelle volte quando non hai mangiato a causa mia, voglio esserci per te, non voglio fare finta di nulla. Risposati e mangia qualcosa."
Cazzo, che poema, stavo anche piangendo mentre sprofondavo leggendo quel messaggio.
"Cosa gli rispondo ora?" Pensai asciugandomi le lacrime. Ero stravaccata sul divano e persa in un momento di pianto incontrollabile. Sapevo quanto Tsukishima si preoccupasse per me e ne ero anche felice, ma stavo male a sentirlo dire continuamente di mangiare e che non vuole che io stia male a causa sua, odiavo quando lo diceva, mi faceva sentire come se qualcuno mi dovesse tutelare come un babysitter.
Cercai di scrivere nella mia mente una risposta da dare al ragazzo via messaggio. Nulla.
Cosa dovevo rispondergli?
-"Dopo gli allenamenti vieni da me."
Perché ho scritto quella cosa? Dovrei eliminarlo?
No, sono troppo stanca per stare al telefono ora.
-"Oggi le attività del club le hanno annullate, devono fare dei lavori in palestra." Rispose Tsukishima quasi subito.
"Perfetto." Mi dissi ironicamente accendendo la televisione.
Mi addormentai davanti a un film molto noioso che avevo iniziato a guardare per ammazzare la noia. Mi svegliai sentendo un tintinnio di chiavi fuori casa e una voce femminile e una maschile.
"Una è Kiyoko, l'altro è familiare, ma non è Tsukishima." Pensai mentre mia sorella spuntava dalla porta di entrata. Entrò un ragazzo, l'avevo già visto in giro, ma non capivo dove.
"Dove, dove l'ho già visto? Capelli grigi, occhi marroni, molto alto, sguardo serio, vestito abbastanza elegante per indossare un abbigliamento casual." Socchiusi gli occhi per scrutarlo meglio da lontano.
"Bhe? Non saluti il nostro ospite?" Chiese mia sorella sedendosi vicino a me, che ero sdraiata sul divano. Inclinai la testa, ero troppo confusa per pensare così tanto. Inarcai le sopracciglia provando a indovinare chi fosse, ce l'avevo sulla punta della lingua.
"Ciao... ti ho già visto da qualche parte?" Borbottai, la mia voce tremava ed era debole.
"Sì T/n, non ricordi? Sono Semi Eita, il ragazzo dello Shiratorizawa, ti ho raccontato di come stavo insieme a Kiyoko." Rispose sorridendo serenamente.
"Ecco dove l'avevo già visto." Spalancai gli occhi annuendo, ora ricordavo. Perché era a casa mia però?
"Io ed Eita usciamo in giro per Tokyo oggi, per riallacciare un po' i rapporti, andiamo a vedere qualche vinile." Intervenne Kiyoko accarezzandomi la testa. Mi chiese se avessi mangiato. Annuii mentendo spudoratamente.
"È chiaro." Aggiunsi per farmi credere di più.
I due se ne andarono ed io aspettai Tsukishima addormentandomi di nuovo. Il telefono squillò rumorosamente.
"Pronto?" Risposi con voce stanca.
"Sono fuori casa tua e sto bussando da 5 minuti, puoi aprirmi grazie?"
"Chi sei?"
"Sono Kei, scema."
"Ah, giusto."
Chiusi la chiamata e corsi ad aprire al ragazzo.

Tsukishima's Pov:
Finalmente T/n mi aprì la porta.
Aveva delle occhiaie terribili, gli occhi gonfi e leggermente rossi. I suoi capelli erano un po' scompigliati, la sua pelle era pallidissima. Mi fece preoccupare ancora di più appena la vidi in quello stato.
"Allora? Come va?" Chiesi entrando timidamente. Disse che stava bene, non le credei per nulla. Feci sedere la ragazza sul divano e io andai in cucina per prepararle qualcosa da mangiare.
"Hey, ho già mangiato, tranquillo." Mi confortò alzandosi, stava barcollando e i suoi passi erano più pesanti di un gigante, si vedeva che non aveva più controllo sul suo corpo dalle poche energie che aveva.
Mi girai ma venni sorpreso dal suo corpo che cadde verso di me, la presi in tempo. Però lei era già svenuta.
"Oh merda, non di nuovo."
Cercai di prenderla in braccio, grazie a Dio pesava poco e riuscii, con la mia esile corporatura, a trasportarla sul divano. Tornai in cucina per farle da mangiare e decisi di farle anche del the, così che si rilassasse. Appena le portai tutto quello che avevo cucinato provai a svegliarla con calma.
Fuori potevo sembrare molto calmo e pacato, ma dentro di me avevo un pensiero intrusivo di scuoterla violentemente disperato in cerca dei suoi occhi e della sua voce.
Le diedi dei leggeri schiaffetti sulla guancia, finalmente riuscii a ritrovare quei bellissimi occhi che paragonavo sempre a due stelle fantastiche.
"Che è successo?" Mi chiese mettendosi seduta, la feci sdraiare di nuovo sul divano.
"Sei svenuta, è perché non hai mangiato, ed è di nuovo colpa mia." Cercai di trattenere la rabbia e le lacrime che avrei voluto versare sapendo che tutto questo era colpa mia.
"Non è colpa tua."
"Silenzio e mangia adesso, pensa solo a rilassarti e a riempire il tuo stomaco. Giuro che se questa volta fai storie ti imbocco per davvero, non scherzo." Sbottai mettendomi vicino a T/n.
"Odio vederti così T/n, lo odio con tutto il mio cuore. Odio sapere che è colpa mia se sei svenuta o se non hai mangiato e ho odiato quando ti sei allontanata da me per quel bacio che ci siamo dati. Odio sapere che ho fatto qualcosa di sbagliato durante quel gesto in infermeria e odio non capire cosa ho sbagliato. Odio quando tu non mi dici di quanto tu sia triste per colpa mia. Odio farti stare male." Dissi tutto d'un fiato.
La parola 'odio' o il verbo 'odiare' era un'espressione molto usata da me, odiavo Hinata e Kageyama. Odiavo chi si comportava troppo vivacemente, odiavo chi si comportava tanto male ed irrispettosamente verso qualcuno che non aveva fatto nulla di male. Odiavo tutti, tranne T/n, non odiavo T/n.
"Hai finito?" Mi chiese mandando giù un boccone.
"Dillo, ammettilo."
"E... io odio me stesso."

La tua felicità -Tsukishima x Reader-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora