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T/n's Pov:
Una cosa del genere non mi era mai successa prima d'ora. Quel momento, quel quadro a cui ero davanti.
Era datato circa 1500, una corrente francese di quegli anni. Rappresentava una donnina intenta a vestirsi per un eventuale ballo. Ma questa non aveva tutto addosso, il suo corsetto non era ancora stato indossato a suo modo dalle sue serve, che guardavano in avanti sorprese e spaventate, il seno di quella signora nobile era in bella vista. Anche questa era molto spaventata e guardava avanti a sé, come se l'osservatore del quadro la stesse spiando mentre si stava cambiando. Le espressioni di quelle donne era quella che avrei voluto fare io quando quel ragazzo sulla ventina mi aveva molestata, se solo fossi riuscita a realizzare che stava succedendo.
La nobile si stava coprendo il seno imbarazzata, aveva uno di quegli abiti tutti sfarzosi del rinascimento. Le maniche che si allargavano più scendevano verso i polsi, la lunga gonna bordeaux che arrivava ai piedi della signora, le scarpette dorate che spiccavano in quei colori scuri. Quell'acconciatura, la pelle pallida dalla paura che provava, i suoi occhi così marroni che quasi sembravano neri, quello strano copricapo che aveva in testa, le labbra di un rosa spento.
Era bellissima, peccato che fosse così spaventata dall'osservatore: io e quel maniaco. Anzi, solo io.
Stranamente mi sentivo un po' come quella signora nobile, privata della sua privacy.
"È questo che devo sopportare se sono bella? Devo essere molestata e importunata?" Pensai appena sdraiata sul mio letto. Ero tornata a casa dopo essere stata un po' da Kei, quell'accaduto mi aveva lasciata sconvolta, se non traumatizzata.
Mi rannicchiai sotto le coperte per sentirmi protetta in qualche modo, non stavo neanche versando una lacrima, non sapevo cosa fare, o pensare.
"Che mondo di merda." Farfugliai a me stessa. Stavo guardando il nulla, ero incantata e molto concentrata a fissare il muro bianco di camera mia, si era creata un po' di muffa. Che schifo la muffa, era qualcosa che odiavo con tutto il mio cuore.
Se ne crea sempre di più, sempre di più, poi ti fa puzzare la stanza e non fa un bell'effetto alle tue pareti.
"Perché sto pensando alla muffa sui muri di camera mia?"
Mi sentivo come se avessi una mano costantemente appoggiata sul mio culo e un'altra che stringeva il mio fianco sinistro in un modo molto possessivo, anche se ero sdraiata di schiena sul materasso vecchio nella mia stanza e stavo lasciando le braccia appoggiate sul mio stomaco.
"Smettila di sentire ancora le mani di quell'idiota che ti palpa. Smettila." Mi dissi spalancando gli occhi, ma non riuscivo a dimenticare quello che mi era successo.
Mi addormentai e venni svegliata di corsa da mia sorella la mattina dopo.
"Muoviti o ti lascio a casa!" Esclamò scuotendomi con violenza. I miei occhi li sentivo raggrinziti, ero molto stanca. Ero sudaticcia e  abbastanza sporca. I miei capelli erano grassi e scompigliati, il mio trucco sbavato e sciolto, non l'avevo tolto il giorno prima.
Restai immobile racchiusa a pallina sbuffando. Kiyoko mi chiese se stessi bene vedendomi abbastanza strana.
"Pensavo di stare a casa oggi. Non mi sento molto bene." Le dissi cercando almeno di guardarla negli occhi. Fortunatamente non andai a scuola quel giorno, mi sentivo troppo male.
"Qualcuno mi sta dando una punizione per qualcosa, ne sono sicura. Mi sono lasciata con Kei, sono svenuta alla finale dell'interliceale, ho baciato Kei e me ne sono pentita amaramente quella volta standoci male e ora questa storia del maniaco. Se c'è un Dio da qualche parte mi sta davvero dando una lezione di vita."
Che schifo però, mi ero sempre comportata bene con tutto e tutti, il karma mi stava dando una punizione a caso. Sapevo che non tutto poteva andare come lo volevo io, ma così mi sembrava troppo. Rimasi sul mio letto tutto il giorno, tanto che non sapevo neanche l'ora di quel giorno.
Qualcuno bussò alla porta della mia stanza.
"Avanti." Mi sentivo stanca anche solo a parlare.
"Hey, sono io. Volevo venire a trovarti dato che oggi non sei venuta a scuola."
"Kei."
Rimasi rannicchiata e gli dissi che non ce n'era bisogno. Ma in realtà c'era davvero il bisogno di starmi vicina in quella situazione.
"Posso sdraiarmi vicino a te o preferisci che stia seduto?" Mi chiese accarezzando leggermente la mia spalla. Aveva un tocco troppo delicato. Sì, era sempre stato molto pacato e non troppo esagerato, ma oggi lo era più del solito, quasi non sentivo la sua mano far su e giù tra il mio braccio e la mia spalla.
"Come vuoi." Borbottai facendogli spazio.
"Come stai?"
"Normale." Risposi fredda.
Non sapevo se piangere o urlare dalla rabbia, era impossibile per me capire quello che stavo provando in quel momento.
"Se vuoi puoi abbracciarmi. Voglio far sì che tu ti dimentichi di quello che è successo ieri." Il ragazzo aprì le braccia per accogliermi tra esse. Non ci pensai neanche una volta che mi avvicinai subito e lo strinsi forte. Rafforzai la presa aggrappandomi alla sua felpa con le mani. Il mio viso era nascosto nel suo petto, stavo respirando profondamente per non farmi prendere troppo dal panico.
"Mi dispiace." Lasciai uscire debolmente dalla mia bocca quella frase che mi sembrava adeguata alla situazione.
"Ti dispiace per cosa, T/n? Non devi scusarti per nulla. Al massimo dovrei farlo io che ti ho trascinata in quel museo, non sarebbe successo nulla del genere se non ti avessi portata lì." Mi rispose con voce un po' alterata.
"Non è colpa tua. Mi sono anche divertita ieri. Ti ricordi quando mi hai spiegato tutto del brontosauro?" Cercai di ricordare i bei momenti del giorno prima. Kei rise leggermente e ribatté ricordandomi dei suoi nuovi nomignoli imbarazzanti che gli avevo dato. Erano ricordi molto belli quelli di cui stavamo parlando.
"Bene, ora che ci siamo fatti due risate arriva la domanda fatidica: Hai mangiato?" Mi chiese guardandomi bene negli occhi. Il suo sguardo sembrava penetrare dentro di me, quasi mi faceva paura. Sospirai e scossi la testa timidamente.
"Sai che mi fai arrabbiare quando non mangi T/n." Si alzò con un'espressione un po' delusa dalla mia risposta. Il biondino mi porse la sua mano.
"Sai già cosa voglio fare." Rise insistendo di prenderlo per mano e farsi seguire. Kei voleva cucinare un pasto per me, di nuovo.

La tua felicità -Tsukishima x Reader-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora