Capitolo 48

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Luke aveva tolto il piercing, era troppo nervoso e si stava mordendo le labbra. In più non riusciva a stare fermo. Sapeva che Kim non era arrabbiata con lui ma solo stranita dal suo comportamento.

"Forse è meglio se ci sediamo" disse lui mentre si dirigevano verso il divano. Mano nella mano.

Luke sentiva le sue mani fredde e aveva notato anche che le unghie erano leggermente sporche di colore. L'odore della vernice veniva anche dallo zainetto lasciato all'ingresso.

Kim aveva i capelli scompigliati come sempre, a Luke facevano ridere, Kim era così come la vedevi, spontanea ma anche molto attenta. Infatti lo osservava.

"Mi sembra di capire che tu mi voglia dire qualcosa" disse lei mentre teneva lo sguardo sulle loro mani che giocavano e si intrecciavano.

Lui si godeva ogni piccola sfumatura di quella ragazza particolare, la sua pelle chiara e profumata, gli occhi indescrivibili, i capelli così neri che nessuna tinta di Michael avrebbe raggiunto e il suo carattere forte che era sempre stata la cosa che gli piaceva di più.

"Sì hai ragione, è davvero importante, è per questo che ti ho mandata via dalla mia stanza prima, lo avevo appena saputo e dovevo trovare le parole giuste per dirtelo ed ero così arrabbiato e triste nello stesso momento" lui si provava a giustificare. Come se Kim fosse arrabbiata.

"Sai che puoi dirmi tutto" provò ad alleggerire la tensione che stava sopportando Luke in quel momento. Cercava un contatto visivo con lui che tardiva ad arrivare.

"Sì Kim lo so, il fatto è che neanche io vorrei saperlo" strinse le labbra. Si era ripromesso di non piangere. Lei continuava a tenere le mani fra e sue più grandi.

"Avanti Lukey, dimmelo" disse con voce cristallina. Come se stessero parlando di niente.

"Ok, sarò schietto, non c'è modo per girarci intorno e anche se mi ero preparato un discorso ora non importa" respirò a fatica.

"Kim me ne devo andare, devo tornare a Londra."

Improvvisamente le mani di Kim si fermarono. Era pietrificata, la prima volta che Luke la vedeva così gelata.

Mandò giù l'amaro che assaporava un bocca e provò a prendere fiato con le labbra schiuse. La frangetta copriva i suoi occhi ma Luke poteva immaginarli più neri.

"In fondo lo sapevamo entrambi" lei fece un sorriso triste. Alzò la testa per guardarlo di sbieco, i suoi occhi non erano neri ma lucidi.

"Ora capisci perché stavo così" disse lui piano. Kim era ancora ferma. Le loro mani ora erano appoggiate sulle gambe di lei su quel dicano di casa Armstrong. Lo stesso dove pochi giorni prima suonavano e cantavano qualche melodia con la chitarra.

"Quando partite?" Chiese lei improvvisamente.

"Dopodomani" la gola di Luke era asciutta. Tutto il contrario dei suoi occhi.

Kim si alzò dal divano. Portò una mano sulla bocca e fece su e giù per il salotto senza che Luke fiatasse.

"Non posso crederci che sia già passato tutto questo tempo" disse poi fermandosi.

"Già... dillo a me" ora anche lui era in piedi. La stava abbracciando e la testa scura era appoggiata sul petto ansioso di Luke.

"Come faccio senza di te?" Kim aveva la voce rotta. Luke sentì calpestare i frammenti di quello che era il suo cuore andato a pezzi.

"Pensi che per me sia facile?" Le lasciò un bacio fra i capelli. "Sono io che devo andare via"

Kim sentiva un forte dolore al petto. Non ne era sicura ma poteva intuire che fosse il suo cuore che soffriva. Era diverso da quando era andato via Joey. Luke era Luke anche se aspettavano da un po' questo momento.

"Lo hai già detto agli altri?" Chiese lei ancora fra le sue braccia.

"Si" Luke dondolava Kim in quell'abbraccio come per calmarla, come si fa con i bambini.

"Non voglio lasciarti" le disse poi prendendo il suo viso fra le mani e baciandola.

"Devi Luke, lo sapevi fin dall'inizio, abbiamo solo rimandato" ora Kim era più razionale.

Le pareti di casa non le erano mai sembrate così strette e soffocanti. Jimmy lo sapeva, per questo la stringeva forte prima.

Sentiva il bisogno di sfogarsi, Luke era ancora fermo dove si erano abbracciati. In un certo senso non riusciva a dire addio o qualcosa che chiudesse la loro conversazione.

"Scusami ma, come hai voluto rimanere solo tu, io ora ho bisogno di sfogarmi"

Kim non sentì quello che Luke diceva, aveva la vista annebbiata e non ragionava. Prese le chiavi e lasciò il cellulare all'entrata. Mise sbadatamente il cappotto e uscì sbattendo la porta.

Luke non provò neanche a seguirla. Rimase con i pugni chiusi dietro la porta d'ingresso. Sapeva che Kim non gli avrebbe permesso di raggiungerla, aveva bisogno dei suoi spazi e lei lo aveva lasciato solo quando gliel'aveva chiesto quindi ora era il suo turno di sbollire la rabbia.

Kim provava inutilmente a non piangere. Le maniche erano già impregnate di lacrime e gli occhi rossi. Fece pochi passi nel vialetto.

Luke se ne va.

Era tutto quello a cui riusciva a pensare, nient'altro.

Arrivata sul marciapiede, vide qualcuno seduto con la testa contro la staccionata che divideva casa sua da casa di Emily. Lo riconobbe quando si tolse le cuffie dalle orecchie e il cellulare gli illuminò il volto.

"Jimmy" disse sorpresa.

Lui si alzò, ficcando cellulare e cuffie in tasca. Con il suo passo deciso arrivò fino a Kim e l'abbracciò.

"Sapevo saresti voluta scappare." Disse con un sorriso fiero. Era fiero di conscerla così bene.

"Grazie" si strinse contro di lui che era molto più alto.

"Lo sapevi vero?" Gli chiese poi.

"Sì, anche prima di Luke, papà è stato avvisato qualche giorno fa ma doveva dirtelo lui" mise le mani nelle tasche della giacca. Aveva le labbra viola dal freddo come sempre.

Kim smise di piangere. Si tirò indietro la frangetta, chiuse gli occhi e sospirò profondamente in quell'aria ghiacciata di gennaio.

"Andiamo" disse poi al ragazzo.

Lui non chiese niente. In fondo era rimasto lì per accompagnarla ovunque volesse andare. L'aveva promesso a Joey, Kim avrebbe avuto un fratello maggiore.

Camminavano fianco a fianco. Era davvero tardi e sicuramente non avrebbero dormito a casa. Non era la prima volta che lo facevano e sicuramente i loro genitori non si sarebbero arrabbiati più di tanto. Kim e Jimmy erano abituati alla strada, era fredda e solitaria, senza rumore la notte, era come piaceva a loro. Era com'era stato il loro cuore fino a poche settimane prima.

Ora era tutto diverso.

Kim stava solo cercando di scappare dalla tristezza.

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