Capitolo 4

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"Muoviti Kim!" Come al solito Emily aspettava la sua migliore amica fuori casa perchè era sempre in ritardo per scuola.

"Emily sono anni che te lo dico, chiamarla 100 volte non la farà muovere e di certo non fa bene alle mie orecchie" scherzò Jimmy lamentandosi e passando una mano sull'orecchio più vicino alla ragazza il che la fece ridere imbarazzata.

"Eccomiii" si annunciò Kim

"Finalmente! Abbiamo matematica a prima ora, sai quanto si arrabbia se arriviamo tardi" Emily al contrario dei suoi migliori amici era una studentessa modello e ci teneva ad essere puntuale e precisa, era quello che cercava di fare in tutto. Con le lezioni di piano che le dava Billie Joe, quelle di danza all'accademia, ad un appuntamento per uscire con loro, in tutto.

"Si, me ne importa davvero poco di quel rincoglionito lo sai..." Sbuffò Kim e Jimmy non potè che ridere essendo d'accordo.

Erano esatti opposti quelle due eppure erano come sorelle. Loro tre erano insepararbili, anche se Emily spesso doveva litigare con i suoi genitori per frequentare i due ragazzi che, a dire il vero, a vederli non c'entravano molto con lei.

"Come mai ieri non sei venuta a scuola?" Chiese dal nulla Jimmy, Emily deglutì a fatica e Kim quasi ebbe paura della risposta. Lei lo sapeva in fondo il perché.

"Non stavo molto bene, tutto qui, tranquillo" sorrise al ragazzo molto più alto di loro e si imbarazzò un pò. Kim taceva.

"Con tuo padre tutto ok?" Chiese poi alla sua migliore amica.

"Si, sono contentissima siano tornati" ammise.

"Anche io" le parole di Jimmy stupirono Kim ed Emily che lo guardavano sbalordite mentre lui era preoccupato di fissare le sue converse nere e cosumate solcare l'asfalto freddo.

Jimmy non mostrava mai troppo affetto se non per Kim, Emily o i suoi fratelli. Sentire delle belle parole da quest'ultimo era davvero raro. Sopratutto verso il padre, aveva sempre provato rancore e un certo senso di abbandono da parte sua ma ultimamente cercava di andarci d'accordo.

Arrivati davanti a scuola Emily si affrettava a salire i pochi scalini all'entrata mentre Kim la seguiva e Jimmy rimaneva fuori a finire la sua sigaretta con un amico.

"Emily, adesso fermati cazzo!" Kim l'afferrò per un braccio e per farla calmare la mise con le spalle contro gli armadietti blu del corridoio vuoto e semi buio, le lezioni ormai erano iniziate.

"Kim che ti prende?" Chiese quasi terrorizzata, sapeva che lei fosse forte e cattiva ma non l'aveva mai guardata così. I suoi occhi verdi erano fissi e impenetrabili davanti a quelli cristallini di Emily.

"Ti sei sentita male ieri eh?" Prese il polso della sua amica e lo pose fra i loro visi per meglio vederlo.

"Emily guarda quanto sei esile e magra.. Stai vomitando di nuovo vero? Lo vedo che sei sempre senza forze, puoi mentire ai tuoi, a Jimmy, ma non a me cazzo." Disse molto severa.

"Scusa Kim, è che non volevo farti carico dei miei problemi, stavi già male per l'assenza di tuo padre" cercò di scusarsi lei. Era così innocente.

"Sei una stupida" la zittì abbracciandola.

"Ora andiamo, è davvero tardi." Disse la ragazza fragile asciugando una lacrima.

"Ah, be, io quasi quasi passo. Entro alla prossima" disse la ragazza schietta ridendo e nascondendo la preoccupazione per l'amica.

"Va bene, ma non fare stronzate, Jimmy non c'è, sei sola perciò evita di combinare casini"

"Sì mamma" disse salutando la ragazza che subito dopo entrò in classe inventando una scusa.

Così Kim uscì nel cortile e andò a sedersi sotto un albero. Buttò a terra il suo zaino quasi vuoto, i suoi jeans entrarono a contatto con l'erba fresca e i suoi capelli neri come la notte toccarono la corteccia di quella quercia per poi impigliarcisi.

Uscì dalla tasca della felpa le cuffie e il cellulare mettendo la prima canzone che le passò sotto gli occhi. Non voleva ascoltare le parole di quella band ma solo i suoi pensieri. Metteva le cuffie principalmente per isolarsi.

Come si dice? Music on, World off.

Emily era troppo fragile, troppo insicura, troppo altruista per farsi aiutare da chi, come lei e Jimmy, avevano già casini.

Questa cosa la faceva arrabbiare tanto, era come se in qualche modo Emily non si sentisse all'altezza della loro amicizia, come se non volesse disturbare. Ma Kim voleva solo aiutarla perché ci teneva troppo. Non poteva vederla così, meritava di meglio, era una studentessa brillante, avrebbe potuto frequentare un ottimo college oppure andare via con una compagnia di balletto perché era davvero la migliore che avesse mai visto, al contrario suo che aveva rinunciato verso gli 11 anni quando capì di essere troppo pigra e poco disciplinata.

La città era stranamente silenziosa e il cortile anche, era solo un giorno della settimana come un altro e della lezione di matematica non gliene fregava molto. A dire la verità neanche di quella successiva ma poi si ricordò della discussione col padre la sera prima e soprattutto che fosse sola.

Così poggiò la fronte sulle sue ginocchia scoperte da due strappi sui jeans e lasciò i capelli cadere davanti. Dopo qualche secondo cominciò ad ascoltare davvero la canzone che stava riproducendo il suo cellulare.

Sometimes I wish someone out there will found me...

Boulevard of Broken Dreams tuonava nelle sue orecchie e pensava che lei era sola. Era sempre sola con i problemi che cercava di risolvere. Come quello di Emily. Non che qualcuno glielo chiedesse ma Kim era fatta così, si sentiva in dovere di farlo. Sotto quell'aria da dura e da menefreghista si nascondeva un animo gentile e generoso. Era la roccia di tutti, alla fine lo era anche per Jimmy, e forse lui era il suo unico pilastro, l'unica persona su cui potesse contare.

Quando il mondo cominciava a essere lontano anni luce dalla sua mente si sentì tirare via una cuffia insieme a qualche ciocca di troppo.

"Ciao Kim" un ragazzo di una semplicità unica era chinato verso il suo viso con un grande sorriso sopra e mentre le sua dita giocavano con l'auricolare i suoi occhi scuri e profondi guardavano quelli stanchi e spenti di Kim.

"Ciao Dan, quanto tempo..."

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