Capitolo 28

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Mi sembrava carino fare uno spazio autrice per ringraziare tutte voi per i commenti che mi lasciate e per i voti e per il supporto costante.

Scusate se non faccio spesso queste cose ma non sono molto di belle parole, un po' come Jimmy :) lo metto all'inizio perché così ci prestate più attenzione hahahahahah

Niente, vi adoro, davvero, sono sicura che continuerò la storia con piacere perché so che qualcuno almeno la gradisce.

Vi auguro una buona lettura,

Mar.

Quel lunedì mattina fu peggio degli altri, a Kim proprio non andava di alzarsi per andare a scuola, sentiva che la scuola in quel momento era un problema secondario. Aveva passato la domenica vacillando per casa e su Skype con Joey. Si era completamente sfogata con lui eppure sentiva che era anche peggio di prima. Joey sembrava stare così bene al college anche se confessò alla sorella la mancanza di casa.

Verso le 7 circa Kim stava infilando il suo cappotto per uscire. Lo zaino era più o meno pieno di quaderni e cianfrusaglie.

"Hey vai a scuola?" Luke era in piedi davanti alle scale e stropicciava uno dei suoi occhi col dorso della mano mentre l'altro faticava stare aperto.

"Si" Kim ridacchiò "torna a letto Luke, è davvero presto"

"Sono solo le 7 Kim!" Constatò poi lui.

"Lo so" lei aprì la porta "ho bisogno di fare un giro prima."

"Posso venire?" Chiese col tono di un bambino tenero. Le ricordava Brixton quando era assonnato.

"Lukey sei ancora in pigiama, torna a letto su" lo esortò la ragazza.

"Allora vengo a prenderti all'uscita" disse prima di girarsi e tornare al piano superiore.

"Ehm, ok.." sussurrò lei.

Così Kim finalmente uscì di casa e subito sprofondò il viso nel collo della giacca per proteggere il viso dal freddo. Abbassò il cappellino che schiacciava la frangetta e, mentre calciava qualche pietra con gli anfibi, canticchiava qualcosa lontanamente simile ad una melodia.

A volte aveva solo bisogno di scappare anche da sé stessa, si dimenticava chi fosse per respirare un po'. Le lunghe camminate avevano sempre aiutato soprattutto la mattina presto, quando i lampioni erano ancora accesi e un giorno salutava quello appena passato, quando il sole doveva ancora sorgere del tutto, quando il nuovo giorno era fresco e profumava di voglia di vivere.

Si recò in una caffetteria lì vicino per prendere un cappuccino e poi verso scuola che era ancora deserta. Il cortile era così tranquillo che quasi quasi le piaceva quel posto che di solito brulicava di idioti e emetteva solo schiamazzi.

"Neanche tu hai dormito vero?" La voce di Emily ruppe il silenzio.

"Oh, ciao, ma che fine avevi fatto?" scherzò poi la mora.

"Si lo so che sono sparita, mi dispiace, ma non ho avuto tempo neanche per respirare questo weekend, ieri sera appena tornata a casa dalle prove sono crollata" Emily si passò una mano sul viso assonnato. L'amica le offrì un po' del suo cappuccino per svegliarla.

"Niente è come Starbucks il lunedì mattina" risero entrambe.

"A te come va?" chiese poi.

"Onestamente? Non lo so più neanche io." sbuffò e si aggiustò per l'ennesima volta il cappello nero "ho litigato di nuovo con Jimmy" Emily fece una faccia sorpresa.

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