Capitolo 4

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Respiro sentendo come i miei capelli sbattono sulle mie guancie e sento una ciocca umida appiccicata alla mia fronte, a causa del sudore.
Pochi minuti dopo sento un beep e la fascia meccanica sotto di me andare più veloce.
Quansi percepisco la risata del mio personal trainer ma non posso confermarlo perché so che se provassi a girarmi cadrei a faccia per terra.

Fortunatamente Bill mi compatisce e preme il grande bottone azzurro che fa fermare la macchina provocando che un rumore assordante si diffonda per tutta la stanza.

"Non possiamo cambiare il suono di questo coso? Prima o poi diventerò sordo." Sbuffa coprendosi le orecchie ed io annuisco. "Perché ci siamo fermati? Manca ancora mezz'ora." Dico.

"Lisa ha appena detto, anzi urlato, che c'è qualcuno che vuole vederti."

"A me?"

"Sì, a te." Mormora e mi guarda aspettando che scenda dalla macchina. "Muoviti che se non concludiamo la routine di esercizi tua madre mi toglierà dallo stipendio questi trenta minuti."

Faccio un saltello sorpreso per via delle sue grida e pendo una tovaglia per asciugare il sudore che mi cade dal viso.
Scendo le scale con la respirazione accelerata e le gambe alquanto deboli.

"Signorina Cassidy" Lisa mi aspetta alla fine delle scale. Ha il collo rosso e gli occhi spalancati, è notevolmente nervosa.

"Che succede? Chi mi aspetta?"

"È...è..."

"Sono io." La voce mi coglie di sorpresa e le mie gambe iniziano a tremare.

Queste cose non succedono mai a me.

Ho appena rivisto Justin Bieber. Il ragazzo più incredibile che io abbia mai conosciuto ed io sono qui, con degli shorts cortissimi, i capelli legati in una colta, un top sportivo e piena di sudore.

Una ragazza perfetta non si fa vedere in questo stato.

"Cosa fai qui?" Chiedo senza rendermi conto di quanto maleducata sia potuta sembrare.

"Signorina Cassidy" Lisa continuava ad essere lì e a guardami torva. "Sa già cosa le ha detto sua madre..."

Alzo una mano per farle capire di fare silenzio.

"Lo so Lis, lasciami sola con il signor Bieber per favore."

Lei annuisce e cammina fuori dalla sala.

"Tua madre ha detto che...?" Sento dire Justin aspettando che io finisca la frase.

"Mia madre ha detto che devo stare lontana da te."

"Wow" Alza le sopracciglia in una espressione sarcastica e divertente, come se già sapesse la mia risposta. "E perché?"

Faccio spallucce. "Non ne ho idea."

"Quindi ha semplicemente detto di stare lontanada me senza una ragione?" Continua in tono ironico.

"Si. È meglio che te ne vada."

"Non voglio andarmene."

"Sei venuto per restare?"

"Qualcosa del genere. Beh, per portarti con me in realtà." Cammina fino ad arrivare ai divani e si siede comodamente su uno di questi.

Ignoro confusa la sua risposa e guardo l'orologio al mio polso; i miei genitori sarebbero arrivati da un momento all'altro.

"Devi andartene." Insisto.

"Calmati. Perché non si siedi con me e guardiamo un film?" Si china su quello che sembra uno zaino e prende un DVD.

"Non hai sentito che non puoi stare qui? Mi metterai in problemi."

"Questo era il piano."

"Davvero?" Sento ardere dentro un fuoco. Stavo iniziando ad infastidirmi. "Allora non permetterò che mi picchino solo perchè tu hai uno stupido 'piano'!"

Mi porto le mani alla bocca quando mi rendo conto di cosa ho appena detto.
Vedo gli occhi di Justin riempirsi di tristezza e dopo di furia.

"Ti picchiano?"

"No."

"Cassidy" Qualcosa dentro di me rabbrividisce sentendo il mio nome uscire dalle sue labbra. "Ti picchiano?" Ripete.

"No." Rispondo nuovamente. Mentendo.

"Per favore, puoi fidarti di me."

"Ti conosco da quattro giorni!" Urlo.

"Hai paura di tua madre, vero?"

Una ragazza perfetta non si lamenta dei suoi genitori.

"No, non ho paura di lei. È mia madre, Justin."

"Si invece. Stai tremando solo al suono del suo nome. Ti ha fatto del male?"

"Per favore vattene e basta!" Lo prego.

"Me ne andrò" Si alza e allunga una mano per spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi spostai di poco. "Però ho bisogno che tu mi risponda ad una domanda."

"Ho già risposto a tutte le domande che mi hai posto."

Fa spallucce. "Non puoi biasimare uno psicologo perché fa delle domande, è la sua natura."

"Comunque sia le tue domande mi danno fastidio."

Sorride. "Vedi? Non ti costa niente essere sincera."

"Hai detto che te ne saresti andato..."

"Non mi hai riposto."

"Non mi hai fatto nessuna domanda." Mi mordo il labbro inferiore.

"Certo" ride "voglio solo sapere se accetti la mia proposta."

"Proposta?"

"Sì, la accetti?"

"Non capisco di cosa tu stia parlando."

Le sue azioni diventano serie e suo occhi color miele si spalancano e mi guardano profondamente.

"Cassidy hai letto il foglio che ti ho dato giorni fa?"

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora