Capitolo 7

1.5K 75 5
                                    

Cassidy's Point of View*

Mi giro e rigiro sul letto a causa del dolore alla testa che mi sta tormentando. Non so se sia per la fame -per mia madre è diventata un'abitudine non farmi fare colazione- o per i nervi che mi stanno mangiando viva.

È giovedì.
L'ultimo giorno per contattare Justin.

Andare a vederlo non significa necessariamente accettare...lui aveva detto che significava che volevo una prova. Una prova.
Questo sembra interessante. Voglio sapere in cosa consiste questa prova.

Mi metto un vestito bianco con un cardigan rosso e degli stivaletti neri. Il clima è alquanto strano qui: il momento prima puoi morire dal freddo e quello dopo dal caldo.

Carolina del Nord controlla il tuo bipolarismo, per favore.

Esco di casa a testa bassa e con le guance rosse; il semplice fatto di sapere che vedrò qualcuno di così bello come Justin mi fa diventare nervosa.
Arrivo alla mia piccola auto nera e guido fino all'immenso giardino di casa mia, dove un enorme cancello mi impedisce di uscire.

"Signorina Parker, uscirà?" Chiede Travor, un vecchio uomo che lavora qui da quando sono nata.

"Andrò da...un amico."

"I suoi genitori lo sanno?"

"No."

"Signorina Cassidy-" Inizia ma lo interrompo anche se so che una ragazza perfetta non dovrebbe farlo.

"Se i miei genitori lo chiedono digli che sono dai Bieber."

Lui annuisce e preme un bottone che apre le porte. Accendo immediatamente l'auto e iniziò a guidare verso la casa di Justin.

Scotland è una città alquanto piccola ma molto bella. È caratterizzata più che altro dalle costruzioni che la ornano e dalla natura che la decora. Nonostante io non abbia potuto vivermela. I miei genitori non mi fanno esplorare molto, la maggior parte delle volte visitiamo terreni enormi convertiti in semi-castelli o ville impressionanti dei loro amici. Visitiamo soprattutto la villa degli Styles e anche se può sembrare un cliché, è il cognome del mio fidanzato e futuro sposo.
Il suo nome è Harry, in realtà Harold Edward Styles. Non so che succederebbe con lui se decidessi di partire con Justin.

Quando finalmente arrivo alla casa mi viene la pelle  d'oca e la mia testa inizia a girare. Mi avvicino alla porta e ridacchio per la mia stupidità. Appena suono, una donna di servizio mi apre e mi invita a passare ma mi stupisco vedendo la persone di fronte a me, Jeremy Bieber.

Indossa dei pantaloni sportivi e una maglia blu. Mi guarda con fare divertito, proprio come il figlio sa fare.

"Salve" Mormoro a bassa voce "sono venuta a trovare Justin."

"Davvero? Ti ha invitato lui?" Sorride squadradomi dalla testa ai piedi.

"No" nego con il capo "mi ha detto di chiamarlo ma... non ho il suo numero."

Ridacchia in modo tenebroso e mi da un buffetto sulla spalla. "Solo mio figlio può dare un appuntamento a una ragazza senza dargli il auo numero di telefono."

"No signore" dico imbarazzata "non è un appuntamento."

"Andiamo Cassidy, puoi fidarti di me. Non mi importa se stai uscendo con mio figlio."

"No, davvero. È mio amico."

"Va bene." Annuisce e cambia discorso bruscamente. Non so che si è reso conto che siamo ancora davanti alla porta d'ingresso. "Come sta tua madre?"

"Bene. Lei sta bene."

"Salutamela." Corrugo la fronte e annuisco.

"Anche tuo padre ovviamente, dolcezza." Conclude ridendo e per un momento sento la fronte pulsare. Questo signore non mi piace. Non so perché ma c'è qualcosa che non va in lui...sembra alquanto losco.

"Lasciala in pace, Jeremy." Dice Justin in tono autoritario ed io ricomincio a respirare. Non mi ero nemmeno resa conto di aver smesso. "Non metterti in cose che non ti riguardano."

"Non parlarmi così." Risponde Jeremy a denti stretti. "Sono tuo padre e devi rispettarmi."

"Tu non hai mai rispettato questa famiglia." Ringhia. "Adesso vattene, questa è una cosa tra me e Cassidy."

Mi sento in imbarazzo a vederli litigare di fronte a me ma faccio come se nulla fosse e guardo Justin che mi sorride, una volta che suo padre se n'è andato.

"Sei venuta."

"Sì." Confermo con fare ovvio. "Voglio una prova di quello che puoi fare."

"Oh piccola, non te ne pentirai."

Sventola un mazzo di chiavi che tintinnano a causa del vento. Le aveva in tasca, come se già sapesse che sarei venuta. Si mette in spalla lo stesso zaino dell'altra volta e mi guida verso un'auto...e che auto!

"Oh Dio Justin! Quanto ti è costata questa bellezza?" Dico emozionata.

"È una Lamborghini ma non sono sicuro del prezzo. Me l'hanno regalata per i miei 16 anni."

"Wow, sembra nuova."

Sorride. "Potresti averne una, se volessi."

"Amo la mia macchina." Sorrido. "Anche se è piccola, è sicura."

"Sì, peró la tua macchina non ci servirà nel posto in cui andremo "

Mi apre la portiera ed io entro allanciandomi la cintura velocemente.
Il modo in cui ha detto "non ci servirà nel posto in cui andremo" mi ha fatto capire che il posto in cui andremo è pericoloso.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora