Capitolo 10

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Tyler arriva alla meta un istante prima di noi. Continuiamo a camminare ancora per un paio di metri quando finalmente Justin decide di fermare l'auto.
Inizia a gridare imprecazioni, come se fosse qualcosa di nuovo, mentre io mi concentro in quello che succede attorno a me. C'è puzza di fumo; non so se sia la macchina, il pavimento o il mio cervello.

Sento il mio cuore battere attraverso i vestiti e la cintura di sicurezza. Chissà se anche Justin lo sente. Ha uno sgaurdo assente, non mi guarda né mi parla, si limita a stirare le braccia in avanti e uscire dalla macchina.

Rimango in auto pensado a quello che è  appena successo. La paura era svanita durante i primi metri e devo ammettere che ciò che mi è piaciuto di più è stato non dover pensare a mia madre e alla sue regole per un pò. Mi ero solo concentrata sul percosso e nonostante non abbiamo vinto mi sento soddisfatta. Libera. Come se tutto lo stress se ne fosse andato.
Non mi sono mai sentita così ed è piacevole.

Smetto di persare a me stessa quando sento forti urla e vedo moltissime persone in circolo proprio davanti alla macchina del vincitore.

Esco e le grida diventano più chiare, anche troppo.
«Picchialo!» «Colpisci!» «Fermatevi!» «Difenditi!» «Tutto questo è da pazzi!» «Impara a perdere!»

Mi avvicino con una strana sensazione allo stomaco. Salto cercando di vedere qualcosa. Da quando sono così piccola? E da quando le persone sono così alte? Mi faccio spazio tra le persone -semi vestite- finchè non riesco a vedere di chi si tratta. Justin sta picchiando un ragazzo ed entrambi si rotolano per terra.

"Justin!" Urlo ma lui continua a prendere a pugni la faccia del moro sotto di lui.

Fred si avvicina con un labbro spaccato e rosso -immagino abbia provato a separarli- e prende Justin per le braccia spostandolo indietro. Il biondo continua a dare pugni all'aria; ha un occhio gonfio che domani sarà nero, un labbro spaccato e la narice insanguinata.

Però non è lui il problema, bensì il ragazzo che si sta contorcendo in agonia per terra.
Posso scommettere che lui sia Tyler e che Justin gli abbia rotto qualche costola.

Non contento spinge Fred e cerca di tornare da Tyler ma un uomo non glielo permette.

"Amico se non ti fermi adesso finirai in prigione." Gli dice.

"Non mi interessa che si fermi adesso o no" sussurra Tyler mentre circa cinque persone lo aiutano ad alzarsi "lo denuncierò lo stesso."

"Hai iniziato tu, bastardo!" Lo accusa.

"Justin, basta." Piagnucolo e lui spalanca gli occhi dimostrandomi che si era completamente dimenticato della mia presenza.
Fa un passo e Fred lo ferma credendo che voglia attaccare la sua vittima nuovamente, invece Justin mi prende per mano e mi fa salire in auto.

"Rimani qui" mi avverte "ti porterò via da questo posto tra un minuto."

Lo seguo con lo sguardo ma lo vedo soltanto dare dei soldi a Fred e poi entrare di nuovo in auto.

"Hai rovinato tutto lo sai?" Chiedo.

"Mi dispiace. Avevo dimenticato che tu fossi lì."

Questa cosa mi ha fatto più male di quello che avrebbe dovuto farmi.

"Cosa è successo?" Guardo il suo profilo.

"Sono uscito per dargli la mano. Sono abituato a tutto questo. È un rito per chiudere la gara, che sia una sconfitta o una vittoria non mi importa. Volevo solo una stretta di mano. Non mi piace perdere ma non lo avrei mai picchiato solo per questo." Inizia a spiegare guardandomi negli occhi.

"Allora come avete finito per picchiarvi?"

"Non ha voluto darmi la mano ed io l'ho capito. Alcuni sono vanitosi ed io ci sono abituato. Stavo iniziando ad andarmene fin quando non ha iniziato a parlare di... te." Distoglie lo sguardo.

"Di me?" Dico confusa.

"Mi ha detto che se mi interessava così tanto la vittoria, la prossima volta mi avrebbe fatto vincere a patto che io ti offrissi a lui. Ci pensi? Come se tu fossi un oggetto che possono possedere altri!"
Alzo un sopracciglio e lui mi guarda. "Altri che non sia tu, ovviamente."
Annuisco. "Mi ha chiesto quanto ti facessi pagare e quando ho detto che eri lì con me e solo con me mi ha detto che avrebbe fatto di tutto per portarti a letto."

Sbarro gli occhi. "E lo hai picchiato?"

"Credo che questo sia chiaro, piccola." Ride.

"Intendo che... beh, lo hai picchiato per me."

"Ha detto delle cose schifose e che preferisco non ripetere. Non avrebbe dovuto parlare così di te. Non dovrebbe parlare in quel modo di qualsiasi donna. Per questo l'ho picchiato."

Mi mordo il labbro inferiore per evitare di dire qualcosa fuoriluogo. Sono sorpresa.
Justin mi era sembrata una bestia fuori controllo, qualcuno di pericoloso e di cui stare alla larga ma invece, aveva fatto tutto per difendermi e anche se probabilmente aveva superato i limiti, era stato molto dolce.

"Uhm... grazie." Mormoro e lui mi sorride per un momento.

"Non devi ringraziarmi, Cassidy. Non avrei dovuto rovinare la tua prima e ultima lezione di imprefezione. "

"Come?" Chiedo piena di confusione e mi rendo conto che eravamo già a poche miglia da casa mia.

"Hai detto che saresti stata il mio copilota ma che poi mi sarei dovuto allontanare da te. Allora lo farò." Fa spallucce.

No. Oh, per favore no.

"Justin..." Inizio a dire ma mi interrompe.

"Va bene, Cassidy. Scappare è stata un'idea stupida e scusa se ti ho offeso dandoti dell'insopportabile. Non lo sei, lo giuro." Guarda la strada senza distogliere lo sguardo da essa è stringe il volante.

"Io..." Provo a dire nuovamente ma vengo interrotta.

"Non ti infastidirò più, Cassidy. Puoi starne tranquilla." Allunga una mano e mi sfiora il braccio.

"Hai detto di voler essere il mio maestro..." Sussurro.

"Non sono stato molto bravo, no? Mi spiace alunna, però oggi inizia e finisce il corso. Puoi continuare la tua vita perfetta."

Aggrotto le sopracciglia.

"Mi sono divertita." Confesso e lui allarga il suo sorriso.

"Era quello l'obbiettivo." Ferma l'auto e mi accarezza lentamente la coscia. "Perdonami se non ti accompagno a casa ma non sto molto simpatico a tua madre."

"Justn..." Tento per la terza volta di formulare una frase di senso compiuto, ma Justin mi interrompe. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

"Mi ridai la giacca?" Inizio a togliermi l'indumento lentamente e glielo porgo.

Scendo dalla macchina infastidita e lui mi fa un gesto con la mano. Noto che ha le nocche sporche di sangue.

Eccomi tornata in prigione.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora