Capitolo 70

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Quando arrivo a casa, noto piacevolmente che mia madre non è ancora tornata, quindi mi precipito nella mia stanza e mi butto sul letto.

Chiudo gli occhi per qualche secondo e poi li riapro all'improvviso: sento la preoccupazione scorrere nelle mie vene. L'immagine di Justin che non riesce a muoversi a causa del dolore inflittogli mi fa venire i brividi ed il voltastomaco. Penso a l'arma che l'ha colpito e al viso di mia madre, maligno e freddo, così come quello di Jeremy. E poi, penso a me e la mia mente si concentra sulla mia immagine. Non sono più la ragazzina che ero qualche mese fa, ma sono comunque ancora intrappolata in una situazione malsana. Vedo la mia immagine invecchiare, ma non cambia niente, sono sempre dietro le sbarre di una gabbia invisibile. Mi sento vuota e arrabbiata per la mia dannata sottomissione per la donna che mi ha portato nel mondo.

Mi vedo al mio matrimonio e mi sento pronunciare quel "sì" così forzato che mi avrebbe condannato a passare il resto della mia vita con una persona che non amo. Per un attimo immagino che sia Justin ad aspettarmi all'altare, ma poi vedo Jeremy puntargli una pistola alla tempia e scaccio immediatamente via quel pensiero dalla mia testa.

Quando la mia vita si è trasformata in un tale disastro?

Chiudo gli occhi e respiro profondamente per non piangere di nuovo e vado in bagno a farmi una doccia. Lascio che l'acqua scorra lentamente sul mio corpo, provando a lavare anche i miei problemi, anche se so che è impossibile.

Sono destinata ad un futuro di merda.
Una ragazza perfetta non dice le parolacce, Cassidy.

Sono destinata ad un futuro senza Justin e quindi un futuro senza felicità.

[•••]

Mi devo sposare.

Quelle tre parole echeggiano nella mia enorme camera da letto e mi fanno rabbrividire. Sento la testa pesante, così come il mio corpo, forse per via della mancanza di sonno. Non dormo da quando sono andata a trovare Justin, due giorni fa.

Sono seduta sul mio letto e guardo le lancette del mio orologio da parete, scorrere incessantemente, ricordandomi che la mia 'libertà', se così si può chiamare, sta arrivando al capolinea. Fisso l'orologio e provo un tremendo desiderio di vomitare il mio cuore, perché lo sento bloccato nella mia gola, palpitante, come se volesse ricordarmi il dolore,  come se volessi farmi piangere.

Sto per iniziare a farlo quando sento bussare alla mia porta, e la nausea e l'angoscia si trasformano in panico. Alice entra a passo spedito nella mia camera e mi guarda dall'alto in basso. "Alzati, ti devi preparare." Mi ordina.

"Non farmi questo, per favore." Dico con un filo di voce.

"Abbiamo fatto un accordo, signorina." Mi ricorda mentre apre la tenda, lasciando entrare la luce. Gemo. La luminosità del sole mi acceca e mi provoca un terribile mal di testa. "Alzato, non farmelo ripetere per la terza volta." Mi avverte.

"Mamma..." La chiamo. "Non hai mai avuto un po 'di empatia per me?"

"Non siamo uguali, non devo provare qualcosa del genere per te."

"E l'amore? Mi hai mai voluto bene?" Chiedo.

"Sei mia figlia." Risponde semplicemente.

"Non è una riposta."

"Sai che tuo padre ed io volevamo un erede maschio. Sei sempre stata tutto il contrario di ciò che volevamo, sin dalla nascita." Anche se non dovrei darle quella soddisfa, le sue parole mi fanno male e mi trafiggono. "Questa è la tua occasione per fare qualcosa di giusto." Continua mia madre. "Dopo che ti sposerai con Harry, ti amerò."

"Amerai i miei soldi." Sussurro a denti stretti.

Sta per rispondere quando una vocina ci interrompe sfrecciando vicino a me. "Scusate, sono così in ritardo!" La ragazza ci regala un sorriso enorme e finti siamo.

"Che ci fai qui?" Sputo fastidiosamente. Shelby mi guarda con i suoi occhi blu di Barbie, sorridendo beffardamente della mia sfortuna.

"Vado al tuo matrimonio." Si stringe nelle spalle. "Non è ovvio?" Chiede lei.

"Non ti ho invitato." Rispondo.

"Tua madre l'ha fatto, e mi ha anche inviata a truccarmi con te."

"Perché?" Domando a mia madre. E proprio in questo momento, mi ricordo di quando Shelby era stata a Los Angeles. E se ci avesse visto e avesse informato lei mia madre?

Rivolgo alla bionda uno sguardo omicida, ma lei non si scompone neanche lontanamente. "Perché siamo amiche, sciocchino." Risponde.

"Non sei mia amica." Le dico sgarbatamente. "Non lo sei, non lo eri, e non sarai mai mia amica, Shelby." La guardo. "Smetti di fingere e dimmi cosa vuoi."

"Non devi comportarti così, devi essere più cortese con i tuoi amici." Questa volta lo sguardo omicida lo rivolgo a mia madre.

"I miei amici sono a Los Angeles, tu mi hai portato via da loro."

"Erano dei cattivi esempi." Risponde.

"Oh sì, e Shelby è un angelo che è venuto sulla terra con l'unico scopo di essere mia amica e salvare la razza umana." Alzo gli occhi al cielo e sento mia madre sussultare.

"Una ragazza perfetta non è sarcastica e non alza gli occhi al cielo davanti a sua madre." Scuote la testa. "Vado a prenderti il vestito, nel frattempo fatti una doccia e non trattare male la nostra ospite." Detto ciò, alza i tacchi e chiude la porta dietro di se', ma soltanto dopo aver salutato calorosamente Shelby.

Un incubo. Un dannato incubo.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora