Capitolo 12

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Justin's Point of View•

Sinistra. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Destra.

Rido in modo strano quando mi rendo conto che sto colpendo troppo forte il sacco da box. Le mie mani tremano, sono in preda all'adrenalina. È come se tutte le mie forze si fossero concentrate.
Sono nervoso.

Succede sempre così quando sono arrabbiato; l'ultima volta sono perfino finito in ospedale ma non è il momento di pensare a questo. Non è il momento di pensare.

Mia madre è uscita con i genitori di Cassidy ed io le chiesto di lasciarle un biglietto. Non so se l'ha fatto e non so nemmeno se Cassidy l'ha letto o se l'hanno scoperta oppure se ha semplicemente deciso di buttarlo nella spazzatura.

Il giorno della corsa sono ritornato stremato a casa: il mio corpo era dolorante e la mia mente era confusa, non volevo che Cassidy si allontanasse da me ma nonostante ciò l'avevo lasciata per strada e le avevo chiesto di ridarmi  la mia giacca.

Questo non era parte del piano. Per questo ho cercato di rimediare con quello stupido biglietto. Aspetto una risposta ma ancora non mi è arrivato nulla.

Non capisco mia madre e nemmeno il padre di Cassidy, Austin. Nonostante ci provi mi è impossibile capire come entrambi accettino di vivere in quella farsa che è diventata la loro vita. Alicia e Jeremy escono insieme da ormai due anni ed io me ne sono accorto un anno e mezzo fa. Quando Austin e mia madre li hanno scoperti -pochi mesi dopo di me- hanno fatto un patto, qualcosa che non ho ancora scoperto. Credo però che c'entri con il mantenere l'immagine della 'Famiglia Perfetta' dell'alta società.

Cazzate. Viviamo in un mondo in cui il denaro e l'egoismo contano più che l'onestà, l'unica cosa che dobbiamo fare è sorridere e annuire come se fossimo d'accordo.

È da questo che voglio allontanare Cassy, da questo mondo di merda. Nessuno è perfetto, non esiste la perfezione. È una cosa schifosa che una persona come Alicia obblighi sua figlia ad essere qualcuno che non è, qualcuno che nessuno potrà mai essere.

Destra. Sinistra. Destra. Sinistra.

Anch'io sono una merda. Una persona di merda, dalla testa ai piedi, ma non voglio pensare a questo. Non devo permettere che mi vincano i sensi di colpa.
I Parker devono pagare i loro errori e perché non iniziare rovinando l'unica cosa bella che hanno? La loro piccola, bellissima e delicata figlia, Cassidy.
Non voglio farle del male. Non sono pazzo. Non voglio sequestrarla o maltrattarla. Voglio liberarla. Liberarla da quella vita. Mi piace pensare che potrei essere il suo eroe ma so che è solo una scusa. Una scusa per non sentirmi cattivo e non perdermi in quei grandi e innocenti occhi che quella ragazza si ritrova, quegli occhi che sembrano attraversarmi e guardarmi sotto la pelle.

Mi fermo improvvisamente quando sento la voce di mia madre provenire dal piano di sotto. Sta discutendo con qualcuno e sta piangendo... di nuovo. È sempre stressata quando esce con Jeremy e con i Parker.

So che sta facendo tutto questo per me e gliene sono grato.

Dopo aver dato un ultimo pugno al sacco, scendo le scale correndo e gridando come un pazzo.

"Gliel'hai dato? Gliel'hai dato, mamma? Nelle sue mani? Che ti ha detto? No, non me lo dire! Lo ha buttato? L'ha guardato? Dimmi!" Le chiedo abbracciandola.

"Calmati Justin" chiede pulendosi velocemente una lacrima "non ho visto Cassidy però un'impiegata mi ha detto che glielo avrebbe consegnato."

"Che?! E se non lo facesse?" Chiudo gli occhi.

"Lo farà." Risponde semplicemente.

"Tu non puoi saperlo." Sbuffo puntandole un dito contro. In quel momento guarda la mia mano terrorizzata.

"Justin Drew Bieber! Hai boxato un'altra volta?" Strilla ed io stringo i denti.

"Mamma..."

"Ti ho detto di non farlo, Justin!" Piagnucola. "L'ultima volta ti sei quasi rotto la mano."

"Mi aiuta a rilassarmi." Mi giustifico.

"Esistono altri modi per rilassarsi." Mi ricorda.

"Lo so ma quando sono salito, il sacco... è come se mi stesse chiamando."

"Sarò io a chiamare qualcuno per levare quella cosa pericolosa da qui!"

Alzo gli occhi al cielo e lei mi guarda arrabbiata. "È un sacco da box, mamma, non una palla demolitrice."

"Non mi interessa. Ti fai male intenzionalmente e non voglio che il tuo corpo risenta delle tue emozioni." Parla a denti stretti.

Stringo la mandibola. "Perché sei uscita con quella famiglia?"

"Dovevamo parlare di te e Cassidy."

"Parlare di cosa?" Chiedo curioso.

"Gli ho detto cosa hai intenzione di fare." Dice duramente. "Starai lontano da Cassidy, Justin. Non possiamo rischiare che tu le dica la verità prima che si sposi."

Mi porto una mano alla nuca. Non ci sto capendo niente. "Sembra che tu stia parlando in russo."

"Justin" Mi prende per un braccio facendo in modo che mi sieda con lei sul divano. "Austin e sua moglie vogliono che Cassidy si sposi con Harry Styles."

"Ha diciassette anni!" Urlo.

"Stanno aspettando che compia diciotto anni. Il contratto è già firmato e tu non puoi fare niente. Non vogliono che tu rovini i loro piani."

"Questo mi dà un motivo in più per continuare, mamma."

"Sono dalla loro parte Justin. Non voglio che crei problemi." Sussurra.

Le lancio uno sguardo gelido e salgo le scale velocemente. Dio, se prima ero nervoso adesso sono furioso. Ricomincio a boxare con tutta la mia forza. Non sono nemmeno sicuro di con che mano sto colpendo il sacco. La mia mente è fissa sulla faccia di Cassidy. Farò di tutto per rivederla. Farò di tutto per portarla via con me. E se per riuscirci devo farla innamorare, lo farò.

Colpisco più forte il sacco. Più forte, più forte e sempre più forte. Sento il sangue uscire dalle mie nocche ma non mi importa.

Mio padre si è innamorato di una donna sposata.

Mio padre ha rovinato la vita di mia madre.

Mio padre ha rovinato la mia vita.

Adesso farò innamorate la figlia della amante di mio padre. Una ragazza bellissima e dolcissima che molto presto dovrà sposarsi.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora