Capitolo 25

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Con l'aiuto di una forchetta, Justin prende il piccolo e ultimo pezzo di pollo e me lo porta davanti alle labbra. Apro leggermente la bocca e senza dubitare, do un morso assaporando il sapore del pollo.

Chiudo gli occhi cercando di percepire il gusto, come mi ha detto Justin, ma non riesco a concentrarmi. Riesco solo a pensare al perché il contatto con la pelle di Justin mi faccia sentire così strana.
Lui non mi sta solo imboccando come se fossi una specie di bambina che non sa come impugnare una forchetta, ma ne sta approfittando per sfiorarmi il viso, le braccia e inclinarsi su di me.

E poi, il pensiero di mia madre che scopre quello che sto facendo, mi fa venire i brividi. Non approverebbe sicuramente la mia presenza qui, in un albergo fuori città, seduta sul letto di un ragazzo che conosco da poco a mangiare le cose più squisite di questo mondo.

Non sarà facile smettere di avere paura di lei. Non posso semplicemente svegliarmi una mattina e lasciami tutto alle spalle. Vorrei, ma non posso.

Sono sicura però che Justin mi aiuterà in tutto questo.

«Ti va se rendiamo le cose più divertenti?» Chiede portando il piatto di macedonia sulle sue gambe.

Faccio spallucce senza sapere cosa rispondere e mi innervosisco un po' quando lo vedo tirare fuori dal suo zaino una cravatta. Si avvicina chiedendomi con gli occhi se può continuare.

Annuisco e lui si avvicina ulteriormente, facendo in modo che le nostre narici si sfiorino. Sorride sulle mie labbra prima di baciarle lentamente, mentre mi sistema la cravatta sugli occhi. Continua a fare pressione sulle mie labbra con le sue, mentre annoda la cravatta dietro la mia testa e quando riesce ad accumulare la volontà sufficiente per allontanarsi, mi lascia un bacio sulla punta del naso.

Anche se non posso vederlo, posso giurare che si sta leccando le labbra.

«Perché avevi una cravatta nello zaino?» Gli chiedo. Sento il letto abbassarsi vicino a me e il suo fiato caldo colpire la mia guancia destra.

«Volevo essere pronto per qualsiasi evenienza.» Sussurra.

«Qualsiasi evenienza?» Corrugo le sopracciglia.

«Non lo so, una festa elegante o un appuntamento.» Mi mordo il labbro e annuisco.

«Dove andremo domani?» Gli chiedo finalmente.

«È un bel posto.» Risponde semplicemente ed io sbuffo.

«Justin, davvero, dimmelo!» Piagnucolo.

La mancanza di vista, mi fa ascoltare la sua voce più attentamente e mi fa sentire disorientata.

«Facciamo un gioco.» Esordisce. «Ti farò provare quattro cibi: tre di essi saranno un tipo di frutta. Tu dovrai indovinare qual è l'intruso e cosa ti sto facendo assaggiare. Se indovini, ti dirò dove andremo.»

«Sei un imbroglione.» Lo accuso. «Avevi detto che me lo avresti detto oggi, senza la necessità di giochi fruttosi o cose così.»

«Davvero, Cassidy? "Giochi fruttosi"?» Ripete lui, ignorando il resto della mia frase e lasciandosi scappare una risatina.

Alzo gli occhi al cielo, nonostante lui non possa vederlo, e sbuffo.

«Prima prova, apri la bocca.» Apro la bocca e immediatamente sento qualcosa di freddo entrare in contatto con le mie labbra. Spingo la lingua fuori e do un morso al cibo misterioso.

Senza dubbio è un frutto ed è stato ricoperto da del cioccolato. «È una fragola.» Dichiaro sicura.

«Brava, seconda prova.» La seconda cosa che mi fa assaggiare è succosa e granulosa. Quando le do un morso, sorrido leggermente. È il frutto più conosciuto al modo, il frutto del peccato.

«Una mela.» Rispondo. «Me le stai facendo facili, Justin. Perderai.» Canticchio.

«Beh, non è colpa mia se sei brava a identificare i sapori.» Ride. «Ultima prova.»

Il sapore tropicale mi riempie le papille gustative. Una sensazione dolce e allo stesso tempo aspra. Sto dubitando su quale frutto rispondere, quando mi ricordo che nel piatto di macedonia che ho visto prima ci sono solo cinque tipi di frutta.

«Mango.» Sorrido vittoriosa.

«Cazzo.» Impreca. «Sei estremamente brava in questo.»

«Che c'è, Justin? Ti aspettavi che ci mettessi più tempo a indovinare, come le altre con cui hai giocato?» Scherzo.

«Sei la prima con cui "gioco".» Chiarisce. «Non essere gelosa.»

«Non sono gelosa. Stavo solo scherzando.» Nego con il capo e lui ridacchia.

«Lo sei.» Borbotta. «Di qualcuno che non esiste, per giunta. Non immagino cosa farai quando qualcuno ci proverà con me, nel posto in cui stiamo andando.»

Faccio una smorfia. Perché mi infastidisce il pensiero che qualcuna ci provi con lui? Perché sento una sensazione di possesso verso qualcuno che non è mio?

«Sei proprio stupido.» Dico e sento il letto abbassarsi di nuovo, questa volta davanti a me.

«Mi piace che tu sia gelosa.» Lo avverto sorridere. «Hai capito perché ho fatto tutto questo, oggi?» Chiede ed io nego con il capo. «Tua madre non vuole farti mangiare perché vuole che tu rimanga magra, nonostante il tuo corpo sia perfetto, Cassidy. Se vuoi rimanere in forma, puoi farlo, ma non devi smettere di mangiare, capito?»

Annuisco e abbasso il capo. «Ho capito.»

«Ultima prova.» Mormora avvicinandosi.
Prende entrambi i lati del mio viso tra le mani e unisce le sue labbra con le mie. Lentamente e con calma, cerca di assaporare ogni centimetro della mia bocca. Dopo un po' si separa per mancanza d'aria ed io mi mordo il labbro. «Cassidy?» Chiede, aspettando che io risponda ed io sorrido.

«Le tue labbra.» Sussurro.

Mi toglie la cravatta da sopra gli occhi e mi sorride. «Los Angeles.»

«Cosa?»

«Andiamo a Los Angeles, piccola.»

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora