Capitolo 56

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Soltanto dopo qualche minuto mi rendo conto della presenza di qualche capanne in legno nascosta tra gli alberi e deduco che sarà proprio una di quelle il posto in cui passeremo la notte.

Justin aveva pensato a tutto, meno che ad una cosa: il mio costume da bagno. Ha avuto la premura di portare un cambio di vestiti e di biancheria intima per me, ma si è dimenticato del costume. Non so se credere che sia stato del tutto accidentale o no, ma non credo che lui l'abbia fatto apposta.

Raccolgo i capelli in una crocchia scombinata e cammino sulla riva. Il mio ragazzo sta schizzando l'acqua con le mani, facendo sì che si creino delle onde qua e là. Il suo torso nudo brilla al sole mentre piccole gocce di sudore cominciano ad apparire su di esso. Non fa troppo caldo, il che mi fa pensare che lui sia nervoso. Come per me, ha dimenticato anche il suo costume da bagno, quindi è coperto solo dai suoi pantaloncini.

Lo ammiro probabilmente con un'espressione stupida sul volto, finché non decido di farlo spaventare. Inizio a correre verso di lui sempre più veloce e quando arrivo alle sue spalle, lo spingo in acqua.

«Ma che cazzo?» Dice una volta in superficie scuotendo la testa per liberarsi dall'acqua.

«Volevo spaventarti, ma quando sono arrivata dietro di te non sono riuscita a fermarmi e ho pensato di spingerti in acqua.»

«Mi hai rovinato i pantaloni.» Si lamenta.

«Oh, mi suona familiare... dove l'ho sentito prima?» Lui scoppia in una fragorosa risata ed esce dall'acqua.

Si avvicina a me e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, unisce le nostre labbra. Avvicina il mio corpo al suo facendo in modo che nessuno spazio tra dividesse i nostri corpi. Mi stringe i fianchi con le mani, per poi portare una mano al mio sedere e stringerlo.

«Voglio che facciamo qualcosa.» Dice. «Vieni.» Mi prende per mano e inizia a camminare.

Superiamo qualche roccia e arriviamo ad quando arriviamo ad una notevole altezza, ci fermiamo dinanzi ad un grande albero che pende su un'enorme roccia. Quando vedo una corda, capisco quello che ha in mente e retrocedo. «Sei pazzo.»

«Cosa? No, è molto divertente, vedrai.» Mi sorride.

«Moriremo, cadremo e ci spezzeremo il collo.» Dico disperatamente.

«Ti ricordi quanto eri rigida prima? È la stessa situazione, devi solo fidarti di me.»

«Non è la stessa situazione, Justin! Siamo molto in alto...»

«È come quando ti ho insegnato a ballare» mi ricorda sollevando le sopracciglia, «o almeno ho cercato di insegnarti; guarda e lasciati andare, rilassa il tuo corpo e divertiti un po'.»

«Ho freddo.» Annuncio avvolgendomi con le mie stesse braccia. Sebbene l'acqua sia di una temperatura perfetta, c'è molto vento e sto iniziando a tremare.

«Non lo avrai se nuoti.» Mi fa l'occhiolino maliziosamente. «Senti, ti mostrerò cosa fare.»

Justin si arrampica ancora di più fino a quando non si ritrova sul fianco dell'albero e abbastanza vicino alla corda. Comincia a spingerla da un lato all'altro, per poi appendersi su di essa e lanciarsi in acqua facendo un urlo.

Trattengo il respiro finché non lo vedo riemergere con uno sguardo di superiorità ed euforia.

«Sono solo tre metri, Cassidy.» Urla dall'acqua. «Non è alto come sembra. Io ti aspetterò qui giù, non ti succederà niente.»

«Che succede se quando mi tuffo non riesco a salire in superficie?»

«Ti cercherò e ti salverò, e poi ti lascerò colpirmi per aver permesso che questo succedesse.»

«Non mi stai convincendo molto, sai.»

«Cosa avrei dovuto risponderti?»

«Che posso scendere sana e salva dal sentiero e tu mi aspetterai giù comunque.»

«Scenderai sana e salva dalla corda e poi sarai sana e salva tra le mie braccia.»

Mi avvicino all'albero, con gli occhi di Justin che seguivano i miei movimenti con cautela.Vedo la corda davanti ai miei occhi e sorprendentemente la paura non è l'emozione che prevale. Sono davvero pronta a saltare, ma forse avrei potuto approfittare della situazione, ora che sapevo che Justin voleva questo.

«Lo farò» grido, «ma devi promettermi che farai quello che voglio quando scenderò.»

«Che cosa vuoi? È troppo rischioso così.» risponde, ma il suo tono non è serio.

«Ho intenzione di chiederti una lezione» chiarisco per convincerlo.

«Va bene. Accetto Ora salta.»

«La lezione che voglio.» Insisto.

«La lezione che vuoi, piccola.»

Mi mordo il labbro e spingo la corda, facendola muovere avanti e indietro. avvolgo le braccia alla fune e incrocio anche le gambe, come un koala. Mantengo gli occhi chiusi mentre oscillo due volte senza lasciarmi cadere. Apro gli occhi per un attimo e vedo Justin con le braccia distese è un grande sorriso che mi aspetta.

Mi lancio in acqua senza preavviso e dopo aver visto tutta la mia vita passarmi davanti agli occhi, una sensazione di adrenalina e felicità mi avvolge completamente.

Sento le braccia di Justin prendermi per i fianchi e portarmi in superficie. Gli avvolgo le braccia attorno al collo e urlo per la gioia, un attimo prima di baciarlo sulle labbra e abbracciarlo forte.

«Vuoi farlo di nuovo?» Chiede.

«Sì!» Esclamo come una bambina, facendolo ridere.

Ci tuffiamo circa altre dieci volte, corriamo come due bambini in quell'angolo di paradisi, facciamo a fare a chi arriva prima e siamo stupendamente spensierati.

«Vuoi andare allo chalet?» Mi chiede ad un tratto. «Mi sembri stanca, piccola.»

«Gli chalet non sono solo in montagna?» Domando. «Non sono stanca, Justin.» Mi passo una mano tra i capelli cercando di sistemarli per quanto possibile.

Mi distendo sull'acqua, galleggiando, mentre guardo il cielo farsi più scuro. Probabilmente si sta facendo tardi e l'aria si sta facendo più fresca. La brezza della cascata mi colpisce dritta in faccia e un brivido di freddo mi percorre il corpo.

«Si sta facendo buio, piccola. Sarà meglio andare.» Mi suggerisce Justin ed io annuisco.

Corriamo alla capanna, avvolti da un vento gelido. È così strano come il tempo sia cambiato in un attimo. Quando arrivammo, Justin si precipita alla doccia, mentre io mi guardo un po' intorno. La casa è piccola, ma accogliente. Il fatto che sia fatta in legno e circondata dagli alberi mi fa sentire in una sorta di foresta tropicale. Do un'occhiata ai vestiti che Justin ha portato per me e preparo una maglietta bianca e dei pantaloncini neri da mettere dopo la doccia.

Justin esce dal bagno con una maglietta blu e dei pantaloni della tuta grigi. «Tocca a lei, signorina.»

Gli lancio uno sguardo divertito ed entro in bagno. Mi faccio una doccia veloce e senza neanche asciugarmi più di tanto, indosso ciò che avevo sistemato sul mobile del bagno.

Una volta finito, io e Justin ci sediamo sul piccolo divano verde avvolti da una grande coperta scura. Quando mo stringe dalle sue braccia, i miei piani mi balenano alla mente. Voglio chiedergli cosa che, Dio, una ragazza perfetta non avrebbe mai chiesto.

«Justin» Solleva la testa e mi guarda in attesa. «Mi devi una lezione.»

«Ora?» Chiede accigliato.

«Ora è il momento perfetto.» Rispondo arrossendo.

«Perché hai le guance rosse? Cosa vuoi chiedermi?» Alza un sopracciglio. Forzo un sorriso imbarazzato e lui ridacchia, stringendomi di più a sé. Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra, mi sta per baciare quando sussurro la mia imbarazzante richiesta.

«Insegnami a fare l'amore.»

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora