Capitolo 9

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Fred arriva un minuto dopo con un casco tra le mani e lo porge a Justin che me lo lancia.

"Mettitelo."

"Tu non lo metterai?" Alzo un sopracciglio.

"Non mi piace." Fa spallucce disinteressato.

"Se succedesse qualcosa per lo meno dovresti prendere precauzioni."

"Non è obbligatorio." Dice semplicemente. "Te lo dico per l'ultima volta: non è come se ci stessimo buttando da un aereo senza paracadute...è quasi completamente sicuro, piccola. Ti proteggo io."

"E chi proteggerà te?" Sussurro guardandolo negli occhi e lui mi prende per mano.

"Andrà tutto ben-"

Lo interrompo. "Se non lo metti, io non salgo."

"Non lo metterò. Non mi piace." Ribadisce.

"Non mi interessa niente che ti piaccia o no, mettilo e basta, Bieber."

"Bieber?" Contrae la mascella.

"Non è il tuo cognome? Fred ti ha chiamato così..."

"Sì, ma tu non chiamarmi così."

"Perché?" Lo guardi confusa.

"Perché non voglio!" Grida. "Dio mio Cassidy, sai di essere insopportabile?"

Faccio una smorfia e mi allontano da lui arrabbiata. Sento i suoi passi dietro di me ma li ignoro.

Una ragazza perfetta non si comporterebbe così.

"Dove credi di andare?"

"Non lo so! In un posto per persone insopportabili come me dove poter parlare mentre ti uccidi in una corsa clandestina." Dico scuotendo la testa e con le braccia al petto.

"Cassidy!" Mi richiama.

"Che c'è?" Urlo di rimando continuando a camminare.

"Se ti fermi e partecipi con me, mi metterò quel fottuto casco, però smetti di camminare cazzo!"

"Smetti di imprecare!"

"E tu smetti di essere così infantile!" Sbuffa.

"Ho diciassette anni e se voglio essere immatura, sarò immatura." Dico sicura.

"Una persona perfetta non è immatura."

"No, non lo è." Sussurro e smetto bruscamente di camminare.

Mi rendo conto che sono in un posto completamente sconosciuto con uno sconosciuto e circondata da persone strane. Non ho la benché minima idea di come tornare a casa. E non so nemmeno se sarò la stessa una volta tornata alla normalità. Questa cosa mi cambierà.

No, non lo farà. Lo ha già fatto. Sono cambiata l'istante in cui sono entrata nella camera di Justin.
Sono cambiata quando ho iniziato a pensare che l'idea di scappare con lui fosse una buona idea e che lo fosse anche stare qui, in questa pista clandestina. Questo non va bene. Justin non va bene. Io non vado bene.

Devo essere perfetta.

Sento il leggero fiato di Justin sfiorarmi l'orecchio. Non so quando si sia avvicinato ma adesso il suo corpo è stretto al mio.

"Chiederò un altro casco a Fred, Cassidy. Però ho veramente bisogno che tu senta tutto questo, l'adrenalina, la corsa, l'emozione. Tutto, piccola. So che se lo farai vorrai scappare con me."

"No." Sussurro, allontanandomi da lui.

"Cosa?" Mi prende per un braccio.

"Non andrò da nessuna parte con te." Esclamo. "Non ti conosco, non mi fido di te e neanche tu sembri dell'umore adatto per 'scappare' con qualcuno di così insopportabile e immaturo."

"Non ti capisco..." Si mette le mani tra i capelli, tirandosi leggermente le punte.

"Correrò oggi. Sarò il tuo copilota, il tuo portafortuna o quello che vuoi tu. Dopo ce ne andremo e tu mi starai lontano." Chiarisco in tono autoritario.

"Però-"

Lo interrompo. "Mia madre mi ha ordinato di rimanere lontana da te. Una ragazza perfetta non le disobbedirebbe."

"Credo che Alicia sia la meno indicata per parlare di perfezione. Lei è la persona più impefetta che conosco." Mi guada negli occhi.

"Non-"

Sta volta è lui ad interrompermi. "È la paura che ti impedisce di fidarti di me, Cassidy. La paura è la tua più grande nemica. Tre minuti fa eri così sicura di te stessa mentre ora..."

Adesso mi sono resa conto di quello che stavo per fare. Penso, forse ad alta voce perché lui mi rispose.

"Credo di averti dato abbastanza tempo per decidere." Mormora con la fronte corrucciata.

"Justin correrrai sì o no?" Ci interrompe la voce profonda di un ragazzo a me sconosciuto con le braccia incrociate e un'espressione impaziente.

Justin annuisce verso di lui. "Andiamo."

Camminiamo verso la pista e noto con la coda dell'occhio quanto sia arrabbiato Justin. Ha la faccia rossa, la mandibola contratta e i pugni chiusi. Ogni tanto si passa le mani tra i capelli, evidente segno di frustrazione, e mormora parole incomprensibili.

Entro rapidamente in auto indossando il casco e sistemandomi la cintura. Fisso la linea bianca davanti a noi che segna l'inizio dei percorso e mi mordo il labbro inferiore.
Il veicolo si muove quando Justin salta in esso e mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo vedendo che indossa un casco rosso.

Mi lancia uno sguardo triste e poi si concentra sul volante.

"Non durerà molto, Cassidy." Dice all'improvviso. "Arriverai prima di quanto immagini."

"Bene" annuisco "sarà meglio per me. Arriverò prima a casa."

Stringe il volante facendo in modo che le nocche diventino bianche.
È sul punto di dire qualcosa quando una voce -o per meglio dire un autoparlante- lo interrompe. L'umo annuncia che la gara sta per iniziare e che il nostro avversario sarà un tale di nome Tyler.

Stringo il sedile di pelle quando Fred pronuncia il mio nome e quello di Justin.

Il ruggito del motore è l'unico suono che captano le mie orecchie perché il mio corpo tremolante non mi permette di concentrarmi in qualcos'altro.

Justin guarda il mio profilo e mi stringe la coscia, un secondo prima che Fred urli: «Partite!»
Automaticamente sento i pneumatici sbattere sul terreno e contemporaneamente lancio un urlo. La mia schiena sbatte sul sedile per la troppa velocità ed io chiudo gli occhi con un sorriso... ammettendo solo ed esclusivamente a me stessa che tutto questo non è poi così male.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora