Capitolo 19

1K 68 10
                                    

Non ho riletto quindi mi scuso per gli eventuali errori. Buona lettura!
Xoxo

Sento la sveglia suonare e allungo il braccio destro sul comodino per spegnerla. Sono le sei di mattina.

«Merda.» Grugnisco. Non è possibile che il mio braccio non arrivi mai alla mia fottuta sveglia.

Mia madre mi urla che è tardi e che devo prepararmi per l'università. Come se mi importasse qualcosa dell'università.

Non sono sicuro di cosa mi importi, per adesso.

L'unica cosa che ho pensato è il fatto che ho baciato Cassidy.

Che non sono stato il suo primo bacio.

Che ha dei capelli morbidi e profumati.

Che amo il suo corpo e che i suoi occhi sono bellissimi.

E che ha detto che non la stavo conquistando, ma la stavo seducendo.

Qual è la fottuta differenza? Come diavolo la conquisterò? Come posso fare per convincerla a scappare con me?

Sono riuscito a pensare anche al fatto che ieri è stato l'unico martedì sera, dopo molto tempo, che non ho dovuto sentire mia madre piangere. Non perché non l'abbia fatto -perché sono sicuro che l'abbia fatto- ma perché io non ero lì ad ascoltarla in silenzio.

Io ero con Cassidy. Ero in casa sua, nella sua camera e precisamente nel suo letto. La baciavo, la accarezzavo e... la informavo del fatto che sua madre esce tutti i martedì sera e torna i mercoledì mattina, ma non le avevo detto che sua madre non c'era perché probabilmente stava scopando con mio padre.

Non è che non ci abbia provato a dirglielo. Ci ho provato, sin dal primo giorno. Peccato che quella lettera non le sia mai arrivata. La lettera dove le scrivevo dell'enorme tradimento dei nostri genitori e della mia proposta di scappare insieme.

Ogni minuto che passo insieme a lei, capisco quanto lei abbia bisogno di me.

L'ho capito anche ieri sera, dopo che suo padre l'ha rimprovera e le ha urlato contro che sarebbe dovuta essere una figlia perfetta.

Ipocrita.

Come se lui e Alicia fossero perfetti.

Entro in bagno per farmi una doccia e venti minuti dopo, mi ritrovo in camera mia a pensare a Cassidy, con una tovaglia avvolta ai fianchi.

Non riesco a smettere di pensare a come le nostre labbra combacino perfettamente e alla strana, ma estremamente piacevole, sensazione che ho provato quando mi ha messo una mano tra i capelli e mi ha sfiorato il collo con le labbra.

Quando l'ho sentita gemere, il mio corpo si è incendiato. Solo Dio è a conoscenza di tutta la forza di volontà che ho dovuto esercitare per non farla mia in quel preciso istante.
Ogni parte del mio corpo brama di riavere Cassidy tra le mie braccia. E tra le mie gambe.

Merda. Mi sta venendo un'erezione.

Torno in bagno. Ho bisogno di una fottuta doccia fredda.

Una volta essermi lavato, per la seconda volta, mi vesto e scendo al piano di sotto.
Mia madre è seduta sul divano e sta leggendo un libro.

«Sto uscendo, mamma.» Distoglie lo sguardo dal suo libro e mi guarda. Ha uno sguardo stanco ma pur sempre amorevole. Forza un sorriso e mi manda un bacio.

Prendo le chiavi dell'auto e guido fino all'università che è veramente lontana da casa mia. Parcheggio in un posto a caso e scendo dalla macchina, incamminandomi verso l'entrata. Noto Shelby appoggiata al muro che si guarda le unghie.

Ecco un altro dettaglio che non ho raccontato a Cassidy: Shelby frequenta la mia stessa università.

Quando alza lo sguardo e mi vede, fa un sorriso a trentadue denti. Io mi limito a farle un cenno con il capo.

«Justinuccio!» Strilla. «Ti ho aspettato per ore!»

Arriccio il naso. Justinuccio? Da dove le è venuta questa merda? È addirittura peggio di essere chiamato "Bieber".

«Hey, Shel, come va?» Le dico sorpassandola ma lei inizia a camminare dietro di me.

«Ho un invito per te.» Annuisco aspettando che continui. «Ci sarà una festa d'epoca tra due settimane, voglio prenotarti prima che qualsiasi altra ragazza ti inviti.» Alzo gli occhi al cielo alla parola "prenotarti". Sono forse un gigolò?

«Festa d'epoca?» Ripeto. «Quelle feste dove tutti sono vestiti con abiti ridicoli che sembrano usciti dal medioevo?» Chiedo.

«È la festa di compleanno di Cassidy Parker.» Risponde semplicemente ed io quasi mi strozzo con la mia stessa saliva. Inizio a colpirmi il petto e Shelby ne approfitta per colpire, o meglio, accarezzare la mia schiena.

Come può Shelby sapere una cosa del genere ed io no?

«Cassidy non mi ha detto nulla.» Le dico.

«Lei non parla molto...» Fa spallucce.

Sorrido ricordando la frase che le ho detto prima di baciarla. "Non parli molto, Cassidy. Almeno mantieni le labbra disponibili."

«No» Commento. «Lei non parla molto.»

«Ad ogni modo» Agita la mano con noncuranza. «I miei genitori me ne hanno parlato e io ho pensato a te.»

«Non lo so, Shelby.»

«Non sai cosa?» Sbuffa.

«Voglio andarci da solo.» Le dico sinceramente.

Non mi conviene farmi accompagnare da lei, questa volta.
L'unico impedimento che rende illegale il mio piano di scappare è il fatto che Cassidy è minorenne, ma dopo il suo compleanno sarà tutto più facile e non servirebbe a nulla farla ingelosire se l'unica cosa che voglio è che si fidi di me.

«Ma perché?» Piagnucola.

«Ho i miei motivi, Shel. Troverai qualcun altro di sicuro.» Le sorrido.

La vedo fare una smorfia. «Sei interessato a lei, Justin? Se lo sei dovresti dirmelo, almeno mi metterei l'anima in pace.» Dice acida.

Penso alla risposta e dopo qualche secondo mi ritrovo lì a sorridere. Non c'è nessun dubbio. La prendo per le spalle e la guardo dritta negli occhi.

«Sì, Shelby, sono interessato a Cassidy.» Vedo i suoi occhi riempirsi di rabbia.

«Beh, allora immagino tu sia a conoscenza del fatto che è fidanzata con Harry e che presto si sposeranno.» Sputa tutto d'un fiato e il mio sorriso sparisce.

Me ne ero dimenticato. Devo convincerla a scappare con me prima che si sposi con quel coglione di Harry. Il semplice fatto di immaginarmela con un fottuto anello al dito mi fa venire il voltastomaco.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora