Capitolo 55

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«Quasi?» Ho chiesto per l'ennesima volta da quando mi sono svegliata.

«Smetti di essere così impaziente, donna.» Risponde girando a sinistra, imboccando una strada del tutto diversa dall'ultima volta che aveva voluto farmi una sorpresa.

Dopo una nottata in ospedale, siamo arrivati ​​a casa all'alba. L'appartamento era ancora tutto sottosopra, ma nessuno aveva fatto alcun tentativo di sistemarlo. Eravamo distrutti quindi abbiamo fatto la doccia e ci siamo messi a letto.

Qualche ora dopo Justin mi ha svegliata dicendo che dovevamo andarcene velocemente se non volevamo fare tardi. È salito sul furgone di Liam e quando io ho fatto lo stesso, sono caduta nuovamente in un sonno profondo. Al mio risveglio la città era scomparsa dalla mia vista e Justin rispondeva alle mie domande con parole vaghe come "Basta", "stai zitta" oppure "smetti di fare domande".

«Mi fai impazzire!» Lo accuso. «Le tue sorprese mi rendono nervosa.»

«Perché?» Chiede divertito.

«Perché non so cosa aspettarmi.» Rispondo. «Mi è stato insegnato ad essere preparata in ogni situazione. So come comportarmi, se so dove sono. Tu mi togli sempre dal mio habitat.»

«Questo è il mio obiettivo.» Sorride.

«Quindi questa è una lezione?» Chiedo.

«Sì, puoi chiamarla così.»

«Bene, maestro, puoi dirmi almeno di che lezione si tratta?»

«No Cassidy, non ho intenzione di dirti nulla.»

«Bene.» Incrocio le braccia, affondando nel sedile e girando la testa per evitare di guardarlo. È un atteggiamento infantile ma lui mi infastidisce e non so cos'altro fare.

«Non arrabbiarti, piccola.» Mi prega dopo un po' allungando la mano per accarezzarmi il ginocchio sinistro con la mano.

Gli tolgo la mano. «Cassidy...» Si lamenta. «per favore, non fare così adesso.»

Non rispondo.

«Non parlerai più con me?» Domanda. «Non vuoi più sapere di che sorpresa si tratta?» Insiste. «Cassidy, ti prego.» Mette nuovamente la mano su di me, stavolta sulla coscia. «Amore? Parlami, per favore.»

Nonostante mi sia sciolta, cerco di tenere il punto. «Che vuoi che ti dica?»

Sospira evidentemente sollevato dal fatto che gli abbia risposto. «Qualunque cosa, parla solo con me.»

«Temi di addormentarti?» Lo prendo in giro.

«Temo che ti arrabbi, o che mi arrabbi io e si rovinino i miei piani.»

«Oh, andiamo, Justin, sei così esagerato.» Rimango in silenzio per due secondi.

«Non si sa mai con le donne.» Si scusa, guardandomi con la coda dell'occhio prima di intrecciare le nostre dita e portarsi la mia mano alle labbra per baciarne il dorso facendomi arrossire.

Posiziona nuovamente la mano sulla mia coscia, solo che 'stavolta è stretta alla mia.

«Siamo quasi arrivati.» Mormora, incoraggiandomi.

«Grande.»

«Non sembri entusiasta.»

«Sono nervosa.»

«Non c'è motivo.»

«Puoi darmi un indizio?» Lo supplico.

«Ti dirò solo una cosa, piccola.» Si schiarisce la voce e guarda il mio profilo prima di cominciare a parlare. «Shakespeare disse: "L'amore conforta come il sole dopo la pioggia"» Mi acciglio. «Vivevi sotto la pioggia, ed io... anche. Sei stata il mio raggio di sole ed io sto cercando di essere il tuo con tutte queste cose pazze che faccio.» Spiega con un sorriso. «Non ho mai portato una ragazza in questo posto, e in realtà non ho mai portato proprio nessuno qui. Questa era la sorpresa che volevo farti prima dell'incidente.» Deglutisce.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora