Capitolo 59

241 15 0
                                    

Spiego brevemente a Justin il piccolo episodio che ho avuto con lo sconosciuto. Qualcosa di casuale. Troppo semplice per essere notevole. Tranne per il momento in cui è successo.

Lo sconosciuto mi aveva chiesto se stavo bene e, nonostante il suo insolito modo di guardarmi e il suo sorriso maniacale, sarebbe potuto passare come qualsiasi altro essere umano che voleva essere gentile. Ma no. No, perché quest'uomo era apparso dopo che Justin aveva inseguito qualcuno per aver derubato la nostra casa e ferito il nostro amico. E ora è qui, nel posto segreto di Justin, a guardarci attraverso i rami. Non è una coincidenza e non lo era neanche allora.

«E se fosse un poliziotto?» Chiedo rompendo il silenzio. La paura mi sta mangiando viva.

«Se fosse state un poliziotto, sicuramente avrebbe già preso delle misure, se capissi cosa intendo.» Certo che lo capivo. Lui ammanettato, nel retro di una pattuglia e con una condanna per rapimento. Ed io, sicuramente mordendomi le unghie, pregando che in qualche modo qualcosa potesse impedire a mia madre di colpirmi quando mi avrebbero mandato da lei.

«Bene, questo è quello che faremo» dice, «voglio che inizi a comportarti come hai fatto quel giorno sulla spiaggia, farò un movimento improvviso con te, ovviamente reciterò, non ti farò male» Spiega ed io lo guardo perplessa. «Voglio che ti lamenti del fatto che ti sto rovinando i vestiti o altro, ah e per la cronaca, sono sorpreso che tu non l'abbia fatto davvero.»

«Non è divertente.» Lo accuso.

«Per me sì,» Mi pizzica il naso e abbassa ulteriormente la voce. «ti lamenti molto, tesoro.»

«Si sì, mi stavi spiegando il piano...»

«Ah sì» Si concentra. «Quando lo farai ti prenderò tra le mie braccia e ti affonderò nell'acqua. Fai un respiro profondo, sai come fare, e nuota fino a riva. Nel frattempo farò la mia parte.»

«Vuoi andarlo a cercare?» Chiedo preoccupata.

«No.»

«Allora cosa vuoi fare?» Non posso semplicemente immergermi e lasciarlo lì da solo.

Sospira. «Puoi fidarti un po' di me? Sarebbe bello.» Comincia a sollevare il mio corpo e mi posiziona con lo stomaco sulla sua spalla. «Quando esci vai di corsa a casa, prendi le chiavi e continua a correre.  Capirai il gioco quando mi sentirai urlare.»

«No, non capisco. Che vuoi fare?»

«Corri e basta, amore. Ti inseguirò.» E dopo di ciò, mi getta velocemente in acqua. Alzo le braccia pronta a spingere ed uscire di nuovo, ma poi mi ricordo di cosa sta succedendo.

Devo tornare in superficie o iniziare a nuotare verso la riva. Stiamo saltando la scenetta del lamentarci o no? Suppongo di sì.

Prendo la mano di Justin e lui mi spinge fuori dall'acqua.

Beh, suppongo di no.

Faccio un respiro profondo. «Cosa c'è che non va in te?» Urlo. La mia voce sembra più arrabbiata di quello che dovrebbe essere.

Si stringe nelle spalle, i suoi occhi mi implorano di recitare meglio. «I miei capelli!» Dico. «Sono tutti aggrovigliati e rovinati. È tutta colpa tua!» Gli do un colpo sul petto, sentendomi stupida.

«Quindi non ce ne dobbiamo più preoccupare, no? Alla fine dovrai districarli comunque...» Mi solleva come una bambina ed io faccio un respiro profondo, alcuni secondi prima di sentire un "corri" sussurrato al mio orecchio. Mi getta nuovamente in acqua ed io inizio a nuotare velocissimo verso la riva. Esco la testa dall'acqua e mi volto verso Justin che mi cerca e urla disperatamente il mio nome.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora