Capitolo 16

1.1K 69 2
                                    

Sento un colpo e apro lentamente gli occhi.

Sono completamente assonnata.

Sento la mia porta scricchiolare, segno che qualcuno l'ha aperta, e dei passi farsi spazio nell'ombra.

Inizio a tremare e mi copro fino alla testa con la coperta. Allungo il braccio fuori dal letto cercando di prendere la lampada sul mio comodino in modo tale da potermi proteggere quando qualcuno mi afferra facendomi saltare fuori dal letto.

Sto per iniziare a urlare ma una mano mi copre la bocca.

«Non gridare, sono io.»

Il mio cuore sta battendo ad un ritmo troppo veloce e continuo ad essere spaventata anche dopo che Justin toglie la mano da sopra le mie labbra.

«Cosa ci fai qui?» Sussurro con la respirazione accelerata.

Lui sorride e fa spallucce, come se fosse normale infilarsi nella camera di qualcuno alle 2.00 del mattino.

«Dovevo riportarti il tuo vestito.» Esce dal suo zaino il mio vestito bianco che indossavo il giorno della corsa.

«E hai deciso che alle due del mattino sarebbe stato il momento più opportuno?» Spalanco gli occhi e lo guardo come se fosse pazzo.

«Io non posso venire a trovarti e tu non puoi vedermi per via dei tuoi genitori quindi quale momento sarebbe stato migliore di questo?» Dice semplicemente ed io aggrotto le sopracciglia. Ha detto una cosa sensata.

«Come hai superato la sicurezza?» Chiedo inarcando un sopracciglio.

«Ho dato loro trecento dollari a testa.» Fa spallucce.

Questo significa che la nostra sicurezza vale solo trecento dollari? Chiunque potrebbe entrare a rapirci o ucciderci.

Meraviglioso.

«Mia madre potrebbe sentirti.» Gli faccio segno di abbassare la voce e mi allontano verso la finestra fissando gli scimmioni che dovrebbero fare attenzione alla mia sicurezza.

«Tua madre non c'è.» Dice e contrae la mascella.

«Come lo sai?» Chiedo guardando la sua espressione che è diventata triste in un attimo.

«Non c'è mai il martedì sera. Non l'hai mai notato?» Mi chiede ed io nego con il capo.

«E tu sì?» Gli domando curiosa e un po' stranita.

«Ho dovuto fare attenzione a molte cose prima di entrare dalla finestra.»

L'immagine di Justin che osserva casa mia, me e la mia famiglia mi rende nervosa. Io mi cambio in camera mia, non in bagno.

Come se potesse leggere i miei pensieri, ridacchia. «Dovresti chiudere la finestra oppure cambiarti in bagno. Qualcuno potrebbe vederti.»

Mi avvicino a lui e spalanco la bocca. «Mi hai visto?»

«Non preoccuparti, piccola. Non ho visto niente.» Sorride maliziosamente.

«Sicuro?»

«Sicuro.» Si guarda intorno e poi continua. «Dalla strada si vede soltanto la tua tenda ondeggiare, non devi preoccuparti. Volevo soltanto farti spaventare.»

«Bene, ci sei riuscito nel momento in cui sei entrato in casa mia.» Noto che ha ancora il mio vestito in mano e me lo prendo. «Dov'è il mio reggiseno?» Gli chiedo mordendomi il labbro.

«Quello lo tengo io.»

«Cosa?»

«Te lo ridarò quando scapperemo insieme.» Dice convinto.

«Pensavo avessi cambiato idea.» Gli ricordo.

«Non dopo aver visto come ti tratta il tuo fidanzato. Sei stata annoiata per tutta la festa finché non ti ho invitato a ballare.» Dice avvicinandosi a me. «E non mentirmi perché se ne sono accorti tutti. Hai idea di quante persone sparlino di voi alle vostre spalle? Sono tante...» Si siede sul letto ed io mi siedo accanto a lui.

«Le persone vivono di questo in questa città, Justin. Pettegolezzi. Anch'io ne ho sentiti molti su di te e Shelby.» Chiarisco e lui si volta a guardarmi.

«Shelby è solo un'amica.» Risponde senza che io gli abbia chiesto nulla. «Non c'è niente tra di noi.»

«Perché non ti credo?» Ridacchio amaramente.
Mi prende la mano e la accarezza.

«Non lo so ma dovresti.» Mi guarda negli occhi.

«Hai ballato con lei tutta la sera.»

«Ero venuto con lei; sarebbe stato scortese lasciarla lì come ha fatto Harry con te.» Alzo gli occhi al cielo e cerco di togliere la mia mano dalla sua presa.

«Da quando la conosci?» Gli chiedo interessata.

«L'ho conosciuta qualche giorno prima del matrimonio.»

«Perché l'hai portata al matrimonio?» Gli sto facendo troppe domande, forse?

«Volevo farti ingelosire.» La schiettezza e onestà della sua risposta mi colpisce dritta in faccia. Nella sua voce non c'è nessun segno di ironia o sarcasmo.

Rimango zitta.
Provo a pensare a qualsiasi motivo per il quale Justin ha voluto rendermi gelosa. Ad ogni modo: c'era riuscito eccome. Non c'è stato un solo momento al matrimonio in cui non ho pensato a lui e a come volevo prendere a pugni Shelby.

Lui lo aveva notato? Si era reso conto che il suo piano aveva funzionato? Però ugualmente, facendomi ingelosire, cosa aveva guadagnato?

Non so per quanto tempo mi perdo nei miei pensieri, fin quando non sento il respiro di Justin sul mio collo. «Non parli molto, Cassidy.» Mi dice proprio come il giorno in cui ci siamo conosciuti e lo vedo togliersi la giacca. «Almeno mantieni le labbra disponibili.»

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora