Capitolo 36

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«Dove hai preso quei disegni, Cassidy?» Mi dice estremamente serio e con un'espressione che mi fa quasi paura, quando li prendo in mano.

«Quasi mi dimenticavo!» Cerco di non arrossire a causa del motivo per il quale me lo sono quasi dimenticato. «Liam li ha portati 'stamattina, sono tuoi.»

«So che sono miei.» Grugnisce a denti stretti, mancando ogni parola. «E dove li ha presi lui?»

«Mi ha detto che li ha trovati nel cestino della stan-» Mi interrompe.

«E perché cazzo non li ha lasciati lì?» Mi urla contro ed io faccio un passo indietro.

«N-non lo so.» Sussurro balbettando.

«Dammeli.» Chiede stirando il braccio verso di me. «Cassidy, dammeli.» Ripete quando io non glieli porgo. «Ho bisogno di liberarmi di questa merda.»

«Sono bellissimi.» Lo contradico. «Guardali, Justin. Potresti guadagnare tantissimo con questi disegni.»

«Non voglio e non ho bisogno di soldi.» Ringhia.

«Perché ti da così tanto fastidio che li abbia visti?» Chiedo interessata.

«Erano nella spazzatura e dovevano rimanerci, cazzo.» Si passa una mano tra i capelli.

«Ma perché?»

«Non fare domande!» Si siede sul letto e si prende la testa tra le mani. È la seconda volta che glielo vedo fare in due giorni. «Non vuoi saperlo, Cassidy. Fidati.»

«Sì che voglio.» Mi avvicino a lui e gli sfioro la spalla con la mano, quando alza il viso verso di me. «Ricordi la notte in cui hai dormito con me? Mi hai promesso che avresti risposto a tutte le mie domande, possiamo cominciare adesso?» Sussurro dolcemente spostandogli qualche ciocca di capelli che gli è caduta sul viso all'indietro.

«Te ne stai approfittando, eh?» Alza un sopracciglio cercando di scherzare ma la tristezza nei suoi occhi non lascia trasparire neanche un briciolo di allegria.

«Me lo hai promesso.» Dico nuovamente.

«Non me lo ricordo e se l'ho fatto, sarà stato perché ero assonnato.»

Mi mordo il labbro. «Voglio sapere perché questi disegni ti rendono così triste, Justin.»

Justin mi guarda per qualche secondo prima di iniziare a parlare. «Perché in quei disegni ho riversato tutta la mia tristezza.» Sospira. «Mi fanno ricordare un periodo brutto della mia vita.»

«Parlamene, per favore.» Lo supplico guardandolo negli occhi.

«Non mi piace parlare di queste cose, non lo faccio spesso e in realtà, l'ho raccontato solo ad una persona.» Sospira ed io sto per dirgli che se quello che ha da dire è così doloroso, può anche non farlo e che io aspetterò ma lui mi precede. «Ti chiedo soltanto di lasciarmi parlare e di non giudicarmi.»

Annuisco sorpresa e faccio un mezzo sorriso.

«Mio padre ha un'amante.» Dice in un sussurro quasi impercettibile. Cerco di non sembrare troppo sorpresa dalla sua confessione. Non mi sarei mai immaginata che Jeremy potesse tradire Pattie. Quella donna è così dolce. Gli stringo il braccio dolcemente incitandolo a continuare. «L'ho scoperto quasi tre anni fa ed è stata la cosa più brutta che mi sia mai successa.» Mi guarda per qualche secondo, studiando il mio viso e respirando profondamente.

«Lui e questa signora, che ai tempi non conoscevo, mi hanno colto di sorpresa entrando nella sala della musica.» Inizia giocherellare con le sue dita. «Stavo facendo una pausa dall'esercitarmi a suonare una canzone, quando sento mio padre dire "ho sempre voluto farlo su un pianoforte". Avevo diciassette anni e al principio, pensando che stesse parlando con mia madre mi ero messo a ridere ma quando mi sono voltato non potevo credere ai miei occhi.» Stringe i pugni. «Mio padre, il mio idolo, il mio eroe, era ubriaco e stava baciando e abbracciando una donna che non era mia madre.»

Si passa una mano sul viso e non sono sicura se l'abbia fatto per il nervosismo o per nascondere qualche lacrima.

«Ho iniziato a urlargli contro e lui ha fatto lo stesso con me, fino a quando ha iniziato a picchiarmi e la signora ad offendermi.» Chiude gli occhi. «Ero distrutto: fisicamente ed emotivamente. Ho pianto tanto e mi sono odiato per quello, mi sono odiato per essere suo figlio e per aver pensato che lui fosse un brav'uomo per tutto quel tempo.»

Ho voglia di abbracciarlo e di dirgli che suo padre è un pezzo di merda, ma mi ricordo che mi ha detto di non voler essere interrotto quindi rimango zitta.

«La mattina dopo, come se non gli fosse bastato, Jeremy è entrato nella mia camera e iniziato a picchiarmi di nuovo...» Si passa una mano sul viso. «mi ha rotto il naso e il labbro, e poi mi ha colpito più volte allo stomaco. Pensavo che sarei morto, ma non è successo. Magari morire mi avrebbe liberato dall'inferno che ho dovuto sopportare dopo.» Deglutisce. «Quando sono uscito dall'ospedale ha minacciato di diseredarmi se lo avessi detto a qualcuno, ma a me non importava delle sue minacce. Ho provato a dirlo a mia madre e quando lui lo ha scoperto, mi ha detto che le avrebbe fatto del male e che poi l'avrebbe lasciata senza un soldo, a vivere per strada.»

«Figlio di puttana.» Grugnisco, ricevendo un sorriso da parte di Justin.

«Dopo mi ha dato un biglietto per Los Angeles e mi ha detto che se fossi tornato prima che me lo avesse permesso, non si sarebbe più contenuto.» Respira profondamente. «Tre mesi fa mi ha chiesto di tornare ed io l'ho fatto, morivo dalla voglia di vedere mia madre. Quando l'ho incontrata però, ho capito che lei sapeva. Lei sapeva ogni cosa. E ogni notte piangeva per quell'uomo di merda.» Si volta verso di me. «Ho provato a convincerla a divorziare, ci ho provato tantissimo ma lei non vuole ascoltarmi...»

«È una storia molto triste, mi dispiace di averti obbligato a raccontarmela.» Sussurro abbassando lo sguardo, ma lui prontamente mi prende il mento e me lo alza.

«Non mi hai obbligato, se non avessi voluto non ti avrei detto nulla, capito?» Sussurra ed io annuisco. «Per quanto riguarda i disegni, beh, li ho fatti il giorno in cui sono tornato in North Carolina. Ho cercato di esprimere tutta la mia rabbia in qualcosa che non avesse a che fare con la violenza. Davvero, Cassidy, non voglio vederli più. Mi mettono di malumore e mi fanno solo pensare a quanto voglia vendicarmi di Jeremy.»

«No, Justin, non pensare a questo.» Gli prendo la mano e gliela accarezzo. «Non pensare alla vendetta e non abbassarti al suo stesso livello. Tu non sei come tuo padre.»

«No, non sono come lui.» Sospira alzandosi e liberandosi dalla mia presa. «Sono addirittura peggiore.»

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora