Capitolo 28

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Mentre osservo la scena smielata di Madeline e Justin che stanno parlando animatamente mentre sono super vicini, un ragazzo mi si avvicina e mi porge la mano sorridendo.

Immagino sia William e sto per digli che sono felice di conoscere il migliore amico di Justin, quando lui si presenta. «Sono Zack.»

«Mi chiamo Cassidy.» Gli sorrido e gli stringo la mano.

«Benvenuta a Los Angeles, Cassidy.» Mi sorride di rimando. È la prima persona ad essersi presentato e anche l'unica ad essersi reso conto della mia presenza a fianco di Justin.

«Zack!» Il grugnito di Justin mi obbliga a distogliere lo sguardo dal ragazzo gentile e voltarmi a guardarlo. Sta parlando con un ragazzo mentre Madeline si è allontanata insieme ad una ragazza che potrebbe essere la sua gemella. «Dov'è Liam?»

«Sta male, è a casa. Sono venuto con la sua auto, così vi lascio al suo appartamento.» Risponde senza togliermi lo sguardo di dosso.

«Bene, allora andiamo.» Borbotta passando lo sguardo da me a Zack, per poi prendermi per il braccio e trascinarmi all'uscita mentre tutti gli altri ci seguono. «Due secondi a Los Angeles e cerchi già un fidanzato?» Nega con il capo e io alzo un sopracciglio. «Zack non è il ragazzo per te, bambolina.»

Arriccio il naso sentendo come mi ha chiamata e muovo il braccio cercando di liberarmi dalla sua presa, mentre lui l'aumenta sempre di più.

«Non sto cercando niente, Justin.» Grugnisco. «Zack è stata l'unica persona che mi ha trattato come se non fossi invisibile ed è stato l'unico dei tuoi amici che si è presentato. Non vedo nulla di male in lui, almeno non si è aggrappato al mio collo.» Sputo acida.

«Di che stai parlando?» Riduce gli occhi a due fessure.

«Sto parlando del bentornato della signorina che ti ha superato alla grande.» La indico con il capo.

«Ti ho già detto che non la voglio, non l'ho mai voluta e non la vorrò mai.» Chiarisce ed io sospiro.

«No, solo fuori dal letto non la vuoi.» Cerco nuovamente di liberarmi dalla sua presa.

«Non parlarmi così, Cassidy.» Sbuffa.

«Non so come parlare ad un uomo che usa le donne come tu hai usato lei.» La frase esce dalla mia bocca senza preavviso, semplicemente la mia bocca e la mia gelosia mi hanno tradito. Sono arrabbiata e mi sento fuori posto.

Non mi è piaciuto venire a conoscenza di lui e della sua "relazione aperta", ho odiato vederla tra le sue braccia ed è ovvio che i suoi amici non stanno facendo neanche il minimo sforzo per conoscermi.

Justin mi fa girare in modo tale da essere faccia a faccia, mentre i suoi occhi sono inchiodati nei miei. «Non giudicarmi, Cassidy. Non sai perché ho fatto quello che ho fatto, non sai tutto quello che stavo passando e quanto avevo bisogno di distrarmi. Magari non sarà stato un bel comportamento ma non mi è importato allora e non lo farà adesso.»

Annuisco cercando di reprimere la voglia di abbracciarlo e il desiderio di consolarlo.

Justin era stato ferito e lo era stato in una maniera crudele. Mi chiedo se un giorno mi racconterà quello che gli è successo e se una volta averlo saputo, riuscirò a aiutarlo.

[•••]

L'ascensore si ferma al dodicesimo piano.
Le sette persone dentro di esso escono mormorando varie cose dopo essersi voltati verso Justin e avergli detto qualcosa. Lui sorride e quando sto per seguirlo, mi prende per mano e mi tira verso di lui.

«Dobbiamo aspettare qui.» Mi indica.

«Perché?»

«Lo vedrai.» Sorride.
Gli altri camminano fino alla fine de corridoio ed entrano in un appartamento, che suppongo sarà il posto in cui vivrò per i prossimi mesi.

Zack si volta verso di me e mi sorride, prima di chiudere la porta alle sue spalle, facendo in modo che io ricambi il sorriso e che Justin respiri profondamente e serri i pugni.

Lo guardo. «Perché staremo a casa di Liam?»

«Perché l'appartamento è mio in realtà, ma lui mi ha pagato la metà dei soldi e abbiamo deciso di dividerlo.» Fa spallucce.

«E perché siamo fermi a metà del corridoio?»

«Smettila di fare tante domande.» Mi prende per i fianchi, avvicinandomi a lui mentre ride. «Ho una sorpresa per te.» Mi sussurra all'orecchio.

Gli dedico un sorriso triste e senza sapere il perché o quando ho iniziato, mi ritrovo a piangere sul suo petto.

«Ehi, ehi, che succede? Che ho fatto?» Chiede preoccupato stringendomi.

«Io... oh, Justin.» Piagnucolo. «Questo non è giusto.»

«Cosa c'è, piccola?» Chiede prendendomi il mento e alzandomi il viso, asciugando ogni lacrima che cade dai miei occhi. «Non piangere, per favore. Non so cosa ho fatto, ma ti chiedo scusa.»

Nego con disperazione. «No, no, sono io!»

Mi avvicina ancora di più a sé e continua a cullarmi tra le sue braccia, anche dopo che gli altri ci dicono che possiamo entrare.

«Dimmi cosa c'è, piccola.» Sussurra baciandomi la testa.

«Pensavo che sarebbe stato diverso, immaginavo che io sarei stata diversa. Credevo che cambiando città, sarei cambiata anche io, invece non lo sono e mi odio.» Piagnucolo. «Justin, tu potresti parlare persino con un pesce e diventare il suo migliore amico in meno di cinque minuti, ma io...» Tiro sù col naso. «non riesco neanche a dire un "ciao" ai tuoi amici. Non gli sto simpatica, di sicuro.»

«No, Cass.» Sussurra. «Tu-» Cerca di parlare ma io lo interrompo.

«Mia madre mi ha sempre detto che non sarei mai riuscita a trovarmi un amica o un ragazzo per questo fottuto atteggiamento da ragazza timida.» Mi strofino l'occhio destro. «Suppongo che i tuoi amici pensino che hai portato una ragazza muta a vivere con te.»

«Zack non lo pensa.» Dice stizzito.

Gli do un colpo sul braccio facendogli capire che non è il momento di essere gelosi, anche se sono quasi sicuro che lui non lo sia.

«Scusa, so che non è il momento.» Si scusa.

Inizio a calmarmi e lo stringo ancora più forte, inalando il suo profumo. Quando mi sente sospirare inizia a parlare con il suo tono da studente di psicologia.

«Lavoreremo su questo, Cassidy. Non devi pensare tutto questo su di te, d'accordo? Sei troppo importante per me per distruggerti con i tuoi stessi pensieri.» Alza nuovamente il mio mento, facendo in modo che lo guardi negli occhi e si inclina su di me, avvicinando sempre di più le sue labbra alle mie. Mi metto in punta di piedi e le nostre labbra stanno per toccarsi, quando una voce ci interrompe.

«Justin, vieni o no? Ti stiamo apprettando tutti.» Ci allontaniamo e ci voltiamo verso Madeline, Justin annuisce e lei entra in casa.

«Non voglio entrare con gli occhi lucidi, capiranno che ho pianto.»

Mi passa degli occhiali da sole che ha preso dal suo zaino ed io li indosso. Justin si inclina su di me e mi da un bacio sulla fronte, un secondo prima di prendermi per mano e aprire la porta lentamente.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora