Capitolo 77

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Justin's Point Of View*

«Io senza di te non ce la faccio.» Mormoro lasciandomi scappare il singhiozzo che ero riuscito a reprimere fino ad ora.

Il solo pensiero di vivere senza di lei, con lei lontana, mi fa stare malissimo.

Quando l'ho vista parlare con il tassista qui fuori per poco non cadevo dalla finestra. L'universo mi aveva consigliato di guardare il panorama proprio in quel momento, forse voleva che io la vedessi. Così piccola e così bella. Ho sceso le scale di fretta e furia e poi ho aperto la porta. L'ho vista indietreggiare e l'unica cosa che mi è venuta in mente di dire è stata "non andartene". E Dio, vorrei ripeterlo adesso, anche mille volte, per convincerla a rimanere. Ma non funzionerebbe; è stata anche fin troppo chiara.

I suoi occhi sono più belli che mai e riesco a vederli, anche se lei cerca di evitare il mio sguardo.

«Ce la farai.» Sussurra. «Hai superato cose peggiori.» Mi stringe la spalla con la mano dolcemente ed io ci appoggio sopra la guancia.

Dio quando mi è mancata la sua pelle liscia e morbida. Come diavolo fa a credere che le cose andranno bene se lei non è qui con me?

Quando la sento singhiozzare, raddrizzo la testa e lei ne approfitta per togliere la mano dalla mia spalla e  fare un cenno a mia madre. «Ciao Pattie, ci vediamo.» Mi bacia la guancia lentamente ed io chiudo gli occhi per un secondo interminabile. «Ciao Justin.»

Fa un passo indietro e si ferma a guardarmi, prima di voltarsi e uscire da casa mia. Mi appoggio allo stipite della porta e la guardo camminare sul vialetto, mentre continuo a piangere.

Sono combattuto. Vorrei seguirla, ma è come se non ne avessi la forza.

D'un tratto si ferma e si volta verso di me. Forse ha cambiato idea o forse è solo l'universo che vuole aiutarmi un'altra volta. Non faccio in tempo a iniziare a camminare verso di lei, che mi corre incontro e mi abbraccia.

Quasi urlo di gioia. La stringo forte a me e quando cerca di scogliere l'abbraccio, non le do il tempo di colpirmi o dirmi di nuovo addio. Le prendo il retro del capo delicatamente e faccio in modo che le nostre bocce si scontrino.

Muovo le labbra sulle sue ed anche se lei non risponde al mio bacio, non demordo. Non può lasciarmi senza neanche un bacio d'addio. La stringo ancora di più a me e sussurro sulle sue labbra il suo nome, implorandolo con gli occhi.

Si morde il labbro guardandomi con i suoi occhioni per un secondo che mi sembra interminabile, e poi mi bacia. Cerco la sua lingua mentre le avvolgo la vita con le labbra, e la avvicino a me. Per un attimo dimentico tutto: mio padre, sua madre e la nostra conversazione di qualche minuto fa.

Siamo solo noi. Io e lei. I due ragazzi innamorati che guardano la televisione abbracciati, che giocano sulla spiaggia, che si tuffano in una cascata e fanno l'amore per la prima volta. Lei è stata la prima con cui ho fatto davvero l'amore, e non desidero nessun'altra.

La bacio con tutto l'amore che ho in corpo, con tutto il desiderio di stare con lei e con tutto il dolore per averla ferita.

Le accarezzo la guancia più volete e quando capisco di potermi spingere un po' più in là, le accarezzo il collo e poi scendo al fianco destro. Le prendo la coscia e me la porto all'altezza del bacino, quando lei avvolge entrambe le gambe attorno a me ed io le stringo il sedere.

La sento gemere e sorrido sulle sue labbra. Lei torna a baciarmi con tanta disperazione e desiderio che non riesco a fare a meno di gemere. Mi tocca il retro del collo e mi passa la mano tra i capelli, mentre stringe le gambe attorno al mio bacino.

Teach me how to be imperfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora