80. Serial Killer

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Io non ne posso più! E' passata solo una settimana da quando mi hanno dimesso e da quando tengo questi dannati gessi e non sono libera di muovermi, ed è davvero una tortura! Chi ha inventato queste trappole doveva essere davvero un sadico, altro che genio. E poi questi affari prudono da morire...

E come se questo non fosse già abbastanza schifoso, non ho nessuno che mi faccia compagnia: i ragazzi e Paul hanno dovuto correre a Los Angeles per delle questioni urgenti, mentre Sam, Finn e mia madre sono impegnati con MaryJane. L'unica che mi rimane è Moe, ma anche lei ormai è stufa di me.

E così passo le mie giornate a letto, mentre faccio maratona di serie tv e leggo quintali di libri. Al momento sto guardando una delle mie serie tv preferite, ma ovviamente il cellulare deve interrompere questa pace.

"Pronto?" chiedo svogliatamente, senza nemmeno controllare chi mi sta chiamando.

"Oddio, non tutto questo entusiasmo, ti prego" ridacchia Luke dall'altro capo, e io allontano il cellulare dall'orecchio per accertarmi che sia davvero lui. Da quando sono ripartiti non siamo mai riusciti a sentirci, tranne che per qualche messaggio breve.

"Ti sei deciso a chiamare alla fine" dico sarcastica.

"Mi dispiace tanto, siamo stati così impegnati che non avevamo nemmeno il tempo di mangiare" dice dispiaciuto.

"Addirittura? Allora era davvero una cosa importante"

"Non immagini quanto... Tu invece cosa mi racconti?"

"Non ne posso più! Ho una disperata voglia di muovermi, e invece sono relegata a letto. E in più sono sola, l'unica che mi fa compagnia è Moe... oltre ai personaggi dei libri e delle serie tv" racconto, e lui ride.

"Sembri proprio disperata" ridacchia.

"Sto per sbatterti il telefono in faccia, Hemmings" lo ammonisco, e lui ride ancora di più.

"Non lo farai, perché ti manco troppo" ribatte, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Quanto sei egocentrico" borbotto, e in quel momento sento la porta di casa aprirsi, segno che è arrivato qualcuno. "Sam, sei tu?" grido, ma non ricevo alcuna risposta.

"Ti ringrazio per avermi spaccato un timpano" sussurra Luke.

"Perché stai sussurrando?" chiedo confusa.

"Perché... Cal sta dormendo e non voglio svegliarlo"

"Stranamente premuroso da parte tua, Hemmings... Sicuro che sia Cal e non una ragazza?" chiedo leggermente infastidita.

"So distinguere Cal da una ragazza" borbotta, mentre un rumore proviene dalla mia cucina. Ok, forse sarà perché ho guardato un sacco di serie tv poliziesche in questi giorni, ma sono leggermente spaventata. E se fosse uno spietato serial killer che vuole farmi a pezzettini e congelarmi nel suo frigorifero?

"Luke, c'è qualcuno in casa" sussurro, mentre sento dei passi avvicinarsi alla porta della mia stanza.

"Sei sicura?"

"So riconoscere dei passi quando li sento" dico, mentre sento i passi del possibile serial killer fermarsi esattamente fuori dalla mia porta. Il cuore batte all'impazzata, mentre sto pensando alle possibili armi di difesa che ho ha disposizione. Peccato che nella mia stanza non ci siano oggetti contundenti né affilati né potenzialmente letali... quindi sono spacciata!

"Se dovessi morire, ricordati sempre che ti amo" mormoro, mentre vedo la maniglia della porta abbassarsi. Il tempo sembra bloccarsi, mentre la porta si spalanca e una figura incappucciata con gli occhiali da sole si staglia sulla soglia. E quello che ha in mano mi sembra proprio un affilato coltello! E nonostante mi sia sempre considerata un'esperta in fatto di serie crime, l'unica cosa che riesco a fare è urlare terrorizzata.

Ma a differenza di quello che mi aspettavo, il serial killer non si avvicina pericolosamente a me brandendo il coltello. Rimane immobile sulla soglia della stanza e... scoppia a ridere!

"Ma che diavolo...?" mormoro confusa, mentre il tizio è piegato in due dalle risate. E solo in quel momento realizzo che conosco quella risata... Quando finalmente riesce a smettere, si toglie il cappuccio dalla testa, liberando una folta chioma bionda molto familiare, e si libera anche degli occhiali scuri. E mi accorgo che quello che credevo un coltello in realtà è solo il suo cellulare!

"Ma brutto idiota!" sbotto, prima di lanciargli addosso il mio cuscino, ma lui lo afferra al volo.

"Non mi aspettavo che avresti urlato in quel modo" ridacchia Luke, e io afferro la prima cosa che ho a portata di mano, cioè un libro, e glielo lancio contro, ma stavolta non è abbastanza veloce da prenderlo al volo, e l'oggetto lo colpisce sul braccio.

"Ringrazia il cielo che ho una pessima mira... Sappi che avevo mirato alla faccia" dico, e lui mi lancia un'occhiataccia.

"Volevo davvero rovinare questa meraviglia?" chiede sconvolto, indicandosi il viso con l'indice.

"Si chiama vendetta" dico semplicemente, e a quel punto lui si avvicina rapidamente al letto, appoggiando le braccia sul materasso accanto ai miei fianchi. Per un attimo mi perdo a contemplare i muscoli tesi delle sue braccia, e le vene in rilievo sul collo. Ma quando sento il suo respiro caldo sul viso mi risveglio di scatto.

"Possibile che tu diventi sempre più sadica ogni giorno che passa?" sussurra.

"E' direttamente proporzionale alla crescita smisurata del tuo egocentrismo" ribatto, e lui alza gli occhi al cielo.

"Chiudi il becco, ragazzina" mormora, prima di poggiare le sue labbra sulle mie. Allaccio subito le mani dietro al collo di Luke, anche se con il gesso è piuttosto complicato restare aggrappata. Il bacio, inizialmente dolce e delicato, si fa sempre più intenso, mentre il mio cuore batte all'impazzata nel petto, ma stavolta non sono affatto spaventata. I soliti ippopotami si scatenano nel mio stomaco, e quella splendida e ormai familiare sensazione di calore si espande nel mio petto. Un brivido mi percorre la schiena, mentre la mano di Luke mi accarezza dolcemente il fianco. Il suo profumo mi invade le narici, mentre il contatto freddo con il suo piercing mi fa rabbrividire. Tutto intorno a noi scompare, e l'unica cosa che conta siamo noi, solamente Jay e Luke, come se fossimo solamente due ragazzi normali. Dopo quelle che sembrano ore, ci stacchiamo ormai senza fiato, e come ogni volta lui mi regala uno dei suoi sorrisi mozzafiato, e io non riesco a trattenermi, e lascio un dolce bacio su quello splendido sorriso.

"Ho una notizia molto importante" dice, prima di distendersi al mio fianco. Mi giro sul fianco per guardarlo meglio, e gli faccio cenno di continuare, curiosa di sapere questa grande novità.

"Come ben sai tra due settimane dovremo partire per l'Europa e purtroppo non ci vedremo per un sacco di tempo. Perciò, dopo aver implorato Paul e tua madre, ho avuto il permesso di trascorrere tutto il tempo prima della partenza qui insieme a te" spiega, e io spalanco gli occhi.

"Dici sul serio?" chiedo sorpresa, e lui annuisce sorridendo. Non me lo faccio ripetere e mi fiondo tra le sue braccia, sorridendo come una scema.

"Saranno le due settimane più belle di sempre" mormoro.

"Ci puoi scommettere" sussurra, e sono più che sicura che stia sorridendo.

SPAZIO ME
Questo capitolo è stato davvero divertente da scrivere, giuro.
Spero vi sia piaciuto, alla prossima
Bacini
Jay





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