Parte 42

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Mi alzo dal letto velocemente e altrettanto velocemente mi rivesto. I soliti jeans, le solite Nike e una felpa di quelle che ho portato credendo di non mettere mai.
Do un'occhiata alla finestra della sua stanza. È ancora accesa.
Adesso scenderò...e Sara non avrà scuse. Non potrà dire di essere già a letto, perchè fino a due minuti fa era con Emma fuori a fumare.
Dobbiamo parlare. Per forza.
Non ne posso più di convivere con questo tormento, con questo malessere che non vuole passare.
Mi sono sempre definito un buono psicoloco per me stesso. Sono sempre riuscito a risolvere i casini emotivi e le mie tensioni, ce l'ho sempre fatta a controllare le emozioni, a capire da cosa erano causate e comportarmi di conseguenza.
Ma questa volta non è così. Sento che Sara ha qualcosa, sento che è con me il problema, e mi sento anche tormentato da questo. Ma anche se ci ho pensato e ripensato nelle utime ore, non riesco a trovare il nodo della questione.
È come se andassi sempre a sbattere contro la stessa parete senza trovare la porta per uscire.
La freddezza di Sara questa mattina a scuola, la sua scontrosità, sono stati solo la conferma di ciò che già pensavo. Ha qualcosa che non va e me lo deve dire. Proprio come io ho detto tutto a lei...lei deve dire tutto a me. Altrimenti sarà come se queste 5 settimane non fossero mai passate.
Scendo velocemente le scale, arrivo nel suo corridoio.
Ancora una volta mi ritrovo qui di notte, nell'orario in cui un bravo studente dovrebbe dormire o ripassare per il giorno dopo.
Busso alla porta un paio di volte.
È Emma ad aprirmi. Ci avrei scommesso.
"...Mattia..." mi dice sorpresa di vedermi.
"...C'è Sara?..." dico io senza troppe cerimonie.
Sbircio dentro, la vedo seduta sul suo letto, quello contro la parete, proprio come il mio. Emma si gira per capire le intenzioni dell'amica, poi torna a fissare me.
Le do un'occhiata veloce, poi alzo lo sguardo verso lei che mi fissa.
"...Ti devo parlare..."
Sono serio, risoluto, e sto cercando di farle capire che non voglio risposte negative.
Lei accenna appena a un assenso, poi china la testa.
"...D'accordo..." dice Emma sospirando "...Vado a dare fastidio ad Alice e alle altre. Fate presto che ho sonno..." mi guarda storto, poi esce dalla stanza senza neppure salutarmi.
Se prima gli ero antipatico, ora penso di più, ma mi interessa davvero poco.
Chiudo la porta alle mie spalle, mi vado a sedere sul letto di Emma, lontano da lei ma nella sua stessa direzione. La fisso costantemente in attesa che anche lei ricambi.
Passano dei minuti in assoluto silenzio. Di certo non demordo. Voglio sapere.
"...Cosa vuoi?!.." mi chiede finalmente, senza però guardarmi.
"...Cosa diavolo ti succede?..."
"...Non capisco a cosa tu ti riferisca..."
"...Sara non sono scemo...fai solo una brutta figura se inizi a sparare bugie..."
"...Chi ti ha detto che non abbia già iniziato a farlo..."
"...Cosa?!..."
Sara alza lo sguardo, un po spaventata dalla risposta impulsiva appena data.
"...Mattia non c'è nulla. Veramente nulla..."
"...Allora è solo un caso tutta questa freddezza e questa indiferenza?!..."
"...Io non sono fredda...." dice lei con un filo di voce.
"...Ah no?!.."
"...Senti Mattia...cosa vuoi?! Non ti capita di passare momenti in cui non ti va di dar conto a nessuno?!.."
"...Si, molto spesso....ma c'è stata una persona che mi ha detto che se le cose non vanno parlare fa bene..aiuta...e quella stessa persona prima mi ha fatto sfogare, liberare, confessare...e ora si sta tendendo tutto dentro..."
"...La mia situazione è diversa dalla tua..e tu non capiresti..."
"...Capire cosa?..."
"...Cosa provo! Non capiresti cosa provo..." Ripete come a volersi auto convincere.
"...Se non mi dai neppure un indizio..."
"...Avresti dovuto capire..senza indizi...."
"...Sono un ragazzo...non un indovino...facevo giuriprudenza all'università non psicologia!.."
Lei non risponde.
Io ormai sono in piedi, a pochi passi da lei che si ostina a restare nel suo angolo in silenzio.
"...Non capisci che mi sono affezionato a te? E che mi dispiace vederti così? Io vorrei solo sapere...vorrei poterti aiutare....se posso....se poi non mi è possibile almeno ci avrò provato..."
"...Non ho bisogno del tuo aiuto....ma grazie...."
"...Stai mentendo..."
Lei alza lo sguardo, vedo delle lacrime scendere piano sul suo viso.
"...Perchè non mi vuoi dire cos'hai?!..."
Scuote la testa, si alza portando indietro i capelli.
"...Sto bene Mattia....non c'è bisogno che ti preoccupi..."

Lui mi guarda afflitto, poi si avvicina, mi prende il viso fra le mani e mi asciuga le lacrime coi pollici.
Lo guardo negli occhi, mentre il cuore batte e il corpo trema. Perchè fai così? Non capisci che più ti avvicini, più io soffro? Non capisci che questo gesto mi sta solo tormentando di più?!
I tuoi occhi, le tue mani, la tua voce, la tua presenza....peggiorano solo la situazione.
"...Sara...forse non te l'ho dimostrato..forse non te l'ho mai detto...mai ci tengo a te...tu qui sei il mio punto di riferimento....vedendoti così...e come se da due giorni a questa parte fosse sempre notte...e che il sole fosse nascosto dalle nuvole scure cariche di pioggia..."
Continua a fissarmi, a parlare come recitasse una poesia. Ferma, impuntata nel suo sguardo non faccio altro che ripensare a ciò che è passato.

Sento il suo naso sfregare contro il mio, poi l'altra mano che accarezza l'altra metà del viso.
Alza un attimo lo sguardo, lo incontro, un attimo, neppure il tempo di capire cosa prova...
Sento che stringe il mio viso, mi bacia di nuovo, con più durezza, più foga.
Dischiudo le labbra senza opporre resistenza.
Sento le sue labbra più esigenti, più libere.
La sua lingua cerca la mia, la trova, non capisco più nulla, come se all'improvviso fossi svuotata.
Gli passo le braccia intorno al collo, gli stringo la vita con le mie gambe. Lo sento vicino, come non era mai successo prima. Lui mi stringe la schiena, mi tiene contro di se, mentre continua a baciarmi, senza neppure respirare.

I ricordi di quella notte, di quel bacio, di quelle sensazioni forti, indescrivibili mi trafigge ancora. Mi scuote, mi fa rabbrividire.
Allontano le mani di Mattia dal mio viso. Arretro di qualche passo.
Lui mi guarda stupito.
Io non resisto. Credo di cedere. Sto per cedere.
Rivoglio quelle emozioni. Rivoglio quel bacio, rivoglio il contatto con lui...
"...Sara!.." esclama lui sorpreso da quel gesto stizzito, quell'allontanamento improvviso.
Lo fisso, non rispondo, continuo a guardare nei suoi occhi, nel suo cuore.
Ormai ho deciso. Basta continuare a rimurginare, basta a chiedersi se o ma, basta rimanere nascosti dietro un dito. È arrivato il momento di prendere l'iniziativa e se prova un minimo di sentimento per me, capirà...

AMICI MAI || Mattia Briga ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora